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Manovra finanziaria 2026 e votazione finale: tasse, pensioni, lavoro, fisco e norme imprese possono ancora cambiare?

di Marianna Quatraro pubblicato il
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La manovra finanziaria 2026 affronta temi cruciali: tasse, pensioni, lavoro, fisco e regole per le imprese. Le nuove norme incidono su famiglie, banche e PA tra novità, conferme e nuovi provvedimenti in arrivo ma al di fuori della Legge di Bilancio, ma attesi in decreti ad hoc

Il percorso parlamentare della legge di Bilancio per il 2026 ha raggiunto la fase conclusiva con una certezza: nessuna modifica è più ammessa dopo l’approvazione dell’ultimo maxi-emendamento. La maggioranza ha scelto di blindare il testo, superando l’iter di emendamenti e mediazioni che aveva caratterizzato i mesi precedenti. La votazione finale alla Camera, prevista a ridosso della fine dell’anno, sancirà la versione definitiva della manovra, congelando qualsiasi possibilità di variazione su temi quali fisco, pensioni, lavoro e imprese. Questo assetto “sicuro” viene garantito dall’ampia fiducia ottenuta in Senato e dalla decisione politica di proteggere il bilancio da interventi dell’ultimo minuto. Si tratta di una strategia che mira a dare stabilità al quadro economico per il prossimo anno, al prezzo di rinviare le misure più controverse a futuri decreti separati.

Le principali novità fiscali: tasse, rottamazione, incentivi e il peso sulle banche

Il cuore fiscale della manovra si articola in interventi mirati sia alle famiglie che al tessuto produttivo, con una costante attenzione all’equilibrio dei conti pubblici. Tra le novità fiscali di maggiore impatto figura la riduzione della seconda aliquota IRPEF dal 35% al 33% per i redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro: una misura dal valore annuo di circa 2,9 miliardi nel 2026, destinata ad alleggerire il carico fiscale del ceto medio.
Un tassello cruciale è rappresentato dalla nuova "rottamazione quinquies" che rende più accessibile la definizione agevolata dei debiti fiscali, estendendo i periodi coperti, prevedendo rateizzazione fino a nove anni (con 54 rate bimestrali) e riducendo gli interessi dal 4% al 3% sui pagamenti dilazionati. L’intervento mantiene il limite temporale ai carichi affidati alla riscossione dal 2000 al 2023.
Altre misure di rilievo per contribuenti e imprese comprendono:

  • Sconti fiscali sugli aumenti contrattuali: aliquota agevolata al 5% estesa ai rinnovi retributivi con un tetto di reddito ampliato a 33.000 euro e aliquota ridotta sui premi di risultato (dal 5% all’1%)
  • Sgravi per la tassazione accessoria dei dipendenti pubblici
  • Nuova tassa da 2 euro sui piccoli pacchi extra UE fino a 150 euro di valore: una misura mirata a compensare parte degli incentivi concessi
  • Aumento delle accise sui carburanti e rincaro dei tabacchi: pesano su famiglie e consumi
  • Il rinvio della plastic e sugar tax
Banche e assicurazioni diventano tra i principali contribuenti aggiuntivi:
  • Aumento dell’IRAP a loro carico per circa 1,2-1,3 miliardi nel 2026
  • Meccanismi di acconto sugli obblighi assicurativi che anticipano i versamenti, generando un maggior gettito di circa 1,3 miliardi nell’anno di entrata in vigore
Ministeri e amministrazioni centrali contribuiscono alla copertura con tagli per oltre 2 miliardi, ma hanno ottenuto flessibilità sulle rimodulazioni di spesa. Complessivamente, si raggiunge un impatto finanziario di oltre 22 miliardi nel 2026.

Pensioni e previdenza: tagli, proroghe e nuove regole tra conferme e dietrofront

L’assetto previdenziale per il 2026 riflette i complessi negoziati avvenuti in Parlamento e le tensioni tra esigenze di sostenibilità e richieste sociali. Alcuni provvedimenti chiave sono stati oggetto di continui aggiustamenti fino all’ultimo momento utile, con conferme, proroghe parziali e veri e propri dietrofront.

  • Soppressione della penalizzazione sul riscatto della laurea: l’ipotesi di rendere più oneroso il riscatto è stata accantonata
  • Proroga o adeguamenti delle misure di flessibilità in uscita ancora oggetto di dibattito, mentre l’ipotesi di anticipare la vecchiaia previdenziale cumulando rendite complementari è stata rimossa
  • Rafforzati i tagli ai fondi per pensionamenti anticipati di lavoratori precoci e usuranti da 2033, con risparmi previsti a partire dai prossimi anni
  • Introdotte norme su adesione automatica alla previdenza complementare per i neoassunti privati dal 1° luglio 2026, salvo rinuncia espressa entro 60 giorni
I lavori parlamentari hanno anche escluso ogni modifica immediata all’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita, rinviando eventuali congelamenti a valutazioni future, così come altre forme di perequazione favorevole per le pensioni minime sono state lasciate in sospeso fuori dalla cornice della legge di Bilancio.

Quota 103, Opzione Donna e pensioni anticipate: cosa cambia nel 2026

L’incertezza nata attorno alle misure di pensionamento anticipato ha caratterizzato la parte conclusiva dell’esame parlamentare. Quota 103 (uscita con almeno 62 anni di età e 41 di contributi) ha visto un acceso dibattito politico, con la richiesta della Lega e di altre forze di una proroga anche nel 2026, ma la sua conferma non ha trovato piena collocazione nella versione definitiva della manovra. Analoga sorte per Opzione Donna, la cui proroga resta oggetto di specifici emendamenti: molte lavoratrici restano quindi in attesa dei decreti collegati per conoscere criteri e requisiti aggiornati. La possibilità di sommare rendite della previdenza complementare per raggiungere la soglia minima di assegno e accedere alla pensione di vecchiaia viene soppressa dal 2026. Rimangono infine più selettivi i criteri per le uscite anticipate, specialmente per lavoratori usuranti e precoci.

Previdenza complementare, TFR e lavoratori precoci: tutte le modifiche e le nuove soglie

Nell’ottica di promuovere la previdenza di secondo pilastro, dal 1° luglio 2026 i nuovi assunti privati saranno automaticamente iscritti a forme di previdenza complementare salvo esplicita rinuncia entro due mesi. Gli accordi collettivi determineranno la destinazione del TFR, che andrà interamente ai fondi; la platea di aziende obbligate ad aderire si allarga progressivamente fino alle imprese con 40 dipendenti dal 2032. Per i lavoratori con retribuzioni particolarmente basse la partecipazione non sarà comunque obbligatoria. Sono inoltre sanciti tagli ai fondi per l’accesso anticipato dei lavoratori precoci e per chi opera in mansioni usuranti a decorrere dal 2033, in risposta alle esigenze di contenimento della spesa previdenziale indicate dal Ministero dell’Economia.

Lavoro e norme per le imprese: incentivi, Zes Unica e riforme Industria 4.0

Il pacchetto di norme rivolte a imprese e lavoro si concentra su due fronti: incentivi e sostegno agli investimenti, da un lato, e misure per la modernizzazione industriale, dall’altro. Fra gli interventi più rilevanti:

  • Rifinanziamento per 2,3 miliardi della Zes Unica (Zona Economica Speciale, per il credito d’imposta sugli investimenti nel Sud)
  • Proroga e ampliamento degli incentivi Industria 4.0: nuove tipologie di beni strumentali agevolabili e orizzonte esteso fino al 2028
  • Superammortamento ripristinato con impatto sui conti dal 2027, credito di imposta per acquisto di macchinari e digitalizzazione supportato dal Fondo Sabatini
  • Norme di favore per filiere come turismo, posticipi delle imposte su plastic e sugar tax
  • Stralcio della cosiddetta norma "salva-imprenditori" dopo contestazioni parlamentari e sindacali
Gli aiuti sono affiancati da azioni che colpiscono i grandi intermediari finanziari, mentre i meccanismi di pagamento della PA ai professionisti vengono ridefiniti: i saldi delle parcelle saranno vincolati a regolarità fiscale, ma solo parzialmente, grazie a un compromesso fra i controlli e l’esigenza di evitare blocchi totali delle transazioni.

Altre disposizioni chiave: casa, sanità, famiglie, PA e settore media

La manovra 2026 introduce nuove misure in numerosi settori. In ambito abitativo, il finanziamento del Piano Casa scende a 200 milioni per il biennio 2026-2027, segnando un investimento ridotto rispetto agli anni precedenti. Nella sanità, previsti ulteriori 2 miliardi di euro per il fondo sanitario nazionale e fondi specifici a favore di sportelli di supporto psicologico presso aziende e università (2 milioni in due anni). Per le famiglie, diversi capitoli: ricalcolo dell’ISEE per favorire chi possiede solo la prima casa ai fini dell’accesso alle prestazioni sociali, sostegno alle lavoratrici madri (integrazioni e sconti contributivi), rifinanziamento della social card e modifiche all’Assegno di Inclusione, con l’eliminazione della sospensione dopo la prima erogazione del beneficio.
Importanti novità anche per il settore pubblico e media:

  • Stop ai tagli previsti per radio e tv locali nel 2026
  • Affidamento del servizio universale postale a Poste Italiane fino al 2036, ma esclusione della posta prioritaria dal servizio pubblico dal maggio 2026
  • Possibilità di incarichi per medici specializzandi nelle visite fiscali INPS in caso di carenze
  • Contributo straordinario alla ricerca pubblica per tutelare la continuità lavorativa dei precari del CNR
  • Nuovo bando per l’housing studentesco ai fini del rispetto degli obiettivi PNRR
  • Riduzione del limite minimo di distanza per costruzioni presso i cimiteri da 200 a 50 metri e fondi destinati alla custodia degli animali sequestrati

Cosa succede dopo la manovra: i decreti ad hoc attesi su condoni, pensioni e bollette

Sebbene il quadro normativo sia definito dalla manovra 2026, il governo e il Parlamento stanno già progettando decreti ad hoc che affronteranno materie lasciate fuori dal provvedimento principale. Le principali aree di intervento attese:
  • Decreto condono e sanatoria edilizia: previsto per sanare difformità edilizie minori e riaprire i termini per il condono 2003, con lo scopo di chiudere pratiche inevase e ridurre il contenzioso
  • Decreto pensioni: destinato ad affrontare e ridefinire quote, criteri di uscita anticipata, requisiti specifici di Opzione Donna e misure di sostegno alle pensioni più basse
  • Decreto bollette: ipotizzato per fornire sostegno diretto a famiglie e imprese su rincari dell’energia e dei servizi essenziali, con strumenti calibrati in base alle soglie reddituali e alle situazioni di vulnerabilità
Questi provvedimenti integrativi saranno oggetto di un nuovo negoziato politico nel 2026 e si prevede che possano apportare modifiche mirate senza riaprire il testo della legge di Bilancio blindata.

Conclusioni: stabilità attuale e prospettive di nuove riforme post-manovra

La fotografia della manovra 2026 consegna al Paese un impianto legislativo ormai stabilito, a garanzia di una maggiore affidabilità finanziaria agli occhi dei mercati e delle istituzioni comunitarie. Il congelamento di emendamenti e la blindatura finale rappresentano una scelta di stabilità, con l’obiettivo di contenere il deficit e tracciare una traiettoria ordinata per la gestione delle risorse pubbliche. Tuttavia, le questioni più delicate vengono di fatto rinviate ai decreti successivi: fisco, pensioni e welfare continueranno a essere oggetto di revisione anche nel nuovo anno, in un dialogo costante fra esigenze sociali ed equilibri di bilancio. Questo approccio, se da un lato offre certezze a famiglie e imprese nel breve termine, dall’altro prefigura una “stagione dei decreti” destinata ad arricchire il quadro normativo e a rimodulare le regole dove necessario.