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Multe autovelox e decurtazione punti, come cambiano le regole in vigore grazie ordinanza Cassazione 26553/2024

di Chiara Compagnucci pubblicato il
aggiornato con informazioni attualizzate il
Quali conseguenze per gli automobilisti

L'ordinanza 26553/2024 della Cassazione è un importante precedente nella gestione delle sanzioni per infrazioni rilevate da autovelox. Spiegazioni e chiarimenti

L'ordinanza 26553 della Corte di Cassazione ha segnato un punto di svolta nella gestione delle contravvenzioni rilevate tramite dispositivi elettronici e nel sistema di sottrazione dei punti dalla patente. Questo provvedimento fornisce maggiori garanzie ai conducenti che intendono impugnare le infrazioni rilevate da apparecchiature di controllo della velocità. La sentenza chiarisce in modo inequivocabile le procedure relative all'obbligo di comunicare le generalità del conducente in caso di contestazione, sospendendo l'applicazione immediata di determinate sanzioni e rafforzando le tutele dei diritti per i cittadini.

Il sistema precedente all'ordinanza della Cassazione

Prima dell'intervento della Suprema Corte con l'ordinanza 26553, il meccanismo sanzionatorio legato ai rilevatori di velocità seguiva un iter ben definito e piuttosto rigido. Il proprietario del veicolo oggetto di sanzione amministrativa aveva l'obbligo tassativo di comunicare all'autorità competente le generalità complete della persona alla guida nel momento dell'infrazione contestata, entro un termine perentorio di 60 giorni dalla ricezione della notifica del verbale.

La mancata trasmissione di tali informazioni comportava automaticamente l'applicazione di una sanzione pecuniaria aggiuntiva. Questo vincolo di comunicazione produceva due effetti immediati particolarmente gravosi:

  • La decurtazione automatica dei punti veniva applicata direttamente alla patente del conducente indicato;
  • In caso di omessa comunicazione, il proprietario del mezzo incorreva in una sanzione accessoria, che si sommava alla multa principale comminata per l'infrazione stessa.
Questo quadro normativo risultava particolarmente penalizzante per i cittadini che intendevano contestare la legittimità della contravvenzione, poiché imponeva comunque l'obbligo di identificare il conducente anche durante la pendenza del ricorso, con conseguente decurtazione immediata dei punti e applicazione della sanzione aggiuntiva, persino nei casi in cui il ricorso venisse successivamente accolto.

Le novità introdotte dall'ordinanza della Cassazione

L'ordinanza 26553 della Corte di Cassazione modifica radicalmente questo sistema, stabilendo un principio fondamentale: l'obbligo di comunicare i dati identificativi del conducente viene sospeso fino alla conclusione definitiva del procedimento di ricorso. Questo significa che se il proprietario del veicolo decide di impugnare la contravvenzione attraverso gli strumenti di ricorso previsti dalla legge, non è più costretto a fornire immediatamente le generalità della persona alla guida.

Le conseguenze pratiche di questa interpretazione giurisprudenziale sono significative:

  • Fino alla definizione completa del ricorso, non verrà applicata alcuna decurtazione dei punti dalla patente del conducente;
  • L'obbligo di comunicare le generalità rimane sospeso fino alla conclusione del procedimento, evitando così l'applicazione della sanzione accessoria in caso di esito favorevole del ricorso.
Questa nuova interpretazione della Cassazione offre una tutela decisamente maggiore per chi decide di contestare una multa, garantendo che le sanzioni non vengano applicate automaticamente prima che si giunga a un giudizio definitivo sulla legittimità della contravvenzione stessa.

Effetti pratici per gli automobilisti

La decisione della Suprema Corte comporta una serie di risvolti concreti per i proprietari di veicoli e i conducenti. Analizziamo nel dettaglio come cambia la situazione per chi riceve una multa rilevata tramite dispositivi automatici:

Sospensione dell'obbligo di comunicazione

Il cambiamento più rilevante riguarda la tempistica della comunicazione. Mentre in precedenza i dati del conducente dovevano essere forniti entro 60 giorni indipendentemente dall'eventuale ricorso, con la nuova ordinanza, presentando impugnazione, il proprietario potrà astenersi dal comunicare le generalità, dovendo adempiere a tale obbligo solo nell'eventualità di rigetto del ricorso. Questa modifica consente di attendere l'esito della contestazione senza incorrere in sanzioni per la mancata comunicazione.

Decurtazione dei punti posticipata

La sottrazione dei punti dalla patente è direttamente collegata alla comunicazione dei dati del conducente. Con il nuovo orientamento giurisprudenziale:

  • Se il ricorso viene accolto, nessun punto verrà sottratto e nessuna sanzione sarà applicata;
  • Se il ricorso viene respinto, il proprietario del veicolo avrà l'obbligo di fornire i dati entro 60 giorni dalla notifica dell'esito negativo, e solo in quel momento avverrà l'eventuale decurtazione dei punti.

Maggiori garanzie nel procedimento di contestazione

Prima dell'ordinanza 26553, la normativa costringeva i cittadini a comunicare le generalità del conducente entro il termine tassativo di 60 giorni, anche in presenza di una contestazione in corso. Questa situazione creava notevoli difficoltà per i ricorrenti, che dovevano affrontare il rischio di una decurtazione dei punti e di una sanzione supplementare per mancata comunicazione, anche quando il verbale originario avrebbe potuto essere annullato.

La nuova interpretazione della Cassazione tutela in modo più efficace il diritto del cittadino di attendere il pronunciamento definitivo prima di subire eventuali sanzioni accessorie, allineandosi maggiormente ai principi costituzionali di equità e diritto alla difesa.

Nuova decorrenza dei termini dopo il ricorso

Un aspetto particolarmente vantaggioso della sentenza riguarda la riapertura dei termini per la comunicazione dei dati del conducente in caso di esito negativo del ricorso. Il termine di 60 giorni decorrerà dalla notifica dell'esito del ricorso stesso. In caso di rigetto, il proprietario del veicolo riceverà una nuova notifica con l'indicazione dell'obbligo di comunicare i dati entro 60 giorni.

Questa disposizione permette di evitare penalizzazioni accessorie non giustificate per chi decide di contestare la legittimità di una contravvenzione, rappresentando un significativo passo avanti nella tutela dei diritti dei cittadini nel contesto delle sanzioni amministrative per violazioni del codice della strada.

Il valore giuridico dell'ordinanza 26553

L'ordinanza della Cassazione ha un valore interpretativo rilevante nel panorama giuridico italiano. Sebbene tecnicamente non abbia la stessa forza vincolante di una sentenza delle Sezioni Unite, costituisce comunque un precedente significativo che potrebbe influenzare le future decisioni dei tribunali di merito e orientare l'interpretazione delle norme relative alle sanzioni stradali.

È importante sottolineare che questa ordinanza non modifica direttamente il Nuovo Codice della Strada, ma ne fornisce un'interpretazione costituzionalmente orientata, bilanciando l'interesse pubblico alla sicurezza stradale con il diritto dei cittadini a un giusto procedimento e alla tutela delle proprie ragioni in sede giudiziaria.

Per i proprietari di veicoli che ricevono contravvenzioni rilevate tramite dispositivi automatici, l'ordinanza 26553 rappresenta quindi uno strumento giuridico importante da citare in caso di ricorso, per ottenere la sospensione dell'obbligo di comunicazione dei dati del conducente fino alla definizione del procedimento.

Procedura consigliata in caso di contestazione

Alla luce dell'ordinanza 26553 della Cassazione, ecco una procedura consigliata per chi intende contestare una multa rilevata tramite dispositivi automatici:

  1. Verificare la legittimità della contravvenzione: controllare che il verbale contenga tutte le informazioni obbligatorie, che il dispositivo di rilevamento sia omologato e correttamente segnalato, e che non vi siano altri vizi formali;
  2. Presentare ricorso entro i termini previsti (30 giorni per il ricorso al Prefetto, 60 giorni per il ricorso al Giudice di Pace);
  3. Citare esplicitamente l'ordinanza 26553 della Cassazione nel ricorso, richiedendo la sospensione dell'obbligo di comunicazione dei dati del conducente fino alla definizione del procedimento;
  4. Attendere l'esito del ricorso senza comunicare i dati del conducente;
  5. In caso di accoglimento del ricorso, nessun altro adempimento sarà necessario;
  6. In caso di rigetto, comunicare i dati del conducente entro 60 giorni dalla notifica dell'esito negativo.
Seguendo questa procedura, i proprietari di veicoli possono evitare sanzioni accessorie e decurtazioni di punti ingiustificate, in attesa che si pronunci definitivamente sulla legittimità della contravvenzione contestata.

Limiti e considerazioni sull'applicazione dell'ordinanza

Nonostante i vantaggi evidenti offerti dall'ordinanza 26553 della Cassazione, è opportuno considerare alcuni limiti e aspetti pratici della sua applicazione:

  • L'ordinanza riguarda specificamente le contravvenzioni rilevate tramite dispositivi automatici, come gli autovelox, e potrebbe non essere applicabile ad altre tipologie di infrazioni;
  • Non tutte le autorità amministrative potrebbero immediatamente adeguarsi a questa interpretazione, rendendo necessario in alcuni casi il ricorso all'autorità giudiziaria per far valere il principio sancito dalla Cassazione;
  • L'impugnazione di una contravvenzione richiede comunque tempo e, in caso di ricorso al Giudice di Pace, comporta costi di procedura che potrebbero non essere convenienti per multe di importo limitato.
È fondamentale, inoltre, ricordare che l'ordinanza non costituisce un lasciapassare per non rispettare i limiti di velocità o altre norme del Codice della Strada, ma rappresenta piuttosto una garanzia procedurale per chi ritiene di essere stato sanzionato ingiustamente e vuole far valere le proprie ragioni nelle sedi appropriate.
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