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Oro, le previsioni 2026 di Goldman Sachs tra quotazioni e ruolo strategico

di Marcello Tansini pubblicato il
oro previsioni Goldman Sachs per il 2026

Le recenti analisi di Goldman Sachs offrono nuove prospettive sul ruolo strategico dell'ro. Il metallo giallo si conferma bene rifugio nei mercati globali e riflette le incertezze legate a dinamiche politiche e finanziarie.

L’oro occupa da secoli una posizione privilegiata nel panorama finanziario internazionale, rappresentando per investitori, stati e risparmiatori una solida ancora in tempi di incertezza. Nei momenti di elevata volatilità dei mercati, questo metallo prezioso si trasforma in uno strumento di difesa contro l’erosione del valore reale della ricchezza. La sua funzione storica di bene rifugio si è rafforzata in epoche segnate da crisi economiche, politiche e sociali, dove la sfiducia nelle valute o nei sistemi politici induce a cercare riparo in asset considerati più stabili.

Negli ultimi decenni, l’economia globale ha attraversato profondi cambiamenti e turbolenze: l’instabilità geopolitica, le crisi bancarie internazionali e l’aumento della pressione inflazionistica hanno ulteriormente alimentato questa tendenza.

La recente crescita della domanda tra privati e grandi investitori istituzionali conferma il suo ruolo centrale nei mercati: quando aumenta la percezione del rischio, crescita della domanda e del prezzo dell’oro vanno di pari passo.

Andamento e prospettive del prezzo dell’oro: dai dati storici alle previsioni fino al 2026

L’analisi dei valori dell’oro nell’ultimo quinquennio evidenzia un’impennata significativa dei prezzi: a distanza di cinque anni, la quotazione è passata da 50 a 117 euro per grammo, registrando un incremento del 134%. Il picco, toccato circa un mese fa con 120 euro per grammo, segna un periodo di eccezionale interesse per il metallo prezioso. Questa evoluzione non è solo il risultato dei movimenti di mercato, ma anche il riflesso di sentimenti di incertezza globale e crescente necessità di protezione del patrimonio.

I motivi di questa corsa vanno cercati sia nelle logiche speculative sia nelle paure generalizzate relative all’andamento dell’economia globale. La ricerca di strumenti difensivi ha spinto governi, banche centrali e investitori privati a detenere maggiori quantità di oro nei propri portafogli, rafforzando così il trend ascendente dei prezzi. Negli Stati Uniti, in Europa e in Asia, le stime degli analisti diventano sempre più ottimistiche, soprattutto considerando la possibilità che l’instabilità attuale sia destinata a prolungarsi.

Le previsioni elaborate dagli analisti più accreditati — tra cui spiccano le proiezioni della banca d’affari americana GoldMan Sachs — vedono per il prossimo anno scenari di crescita che potrebbero portare la quotazione fino a 5.000 dollari l’oncia, ovvero circa 140 euro al grammo. Tale prospettiva trova giustificazione nei seguenti fattori principali:

  • Cluster di crisi geopolitiche globali: tensioni tra blocchi occidentali e orientali, conflitti regionali e incertezza sugli equilibri futuri continuano a pesare sulle decisioni di investimento.
  • Politiche monetarie espansive: la tendenza da parte delle banche centrali a mantenere tassi bassi e politiche di acquisto di titoli alimenta l’inflazione e incentiva la ricerca di protezione nell’oro.
  • Perdita di fiducia nelle valute fiat: episodi di svalutazione e paura di crisi finanziarie inducono una parte dei risparmiatori verso asset reali come l’oro.
  • Sviluppi tecnologici e industriali: la crescente domanda di oro in settori quali l’elettronica e la tecnologia contribuisce ulteriormente alla crescita della richiesta globale.
I dati forniti dalle principali agenzie di analisi finanziaria mostrano come le variazioni di prezzo siano sempre più sensibili all’andamento delle dinamiche geopolitiche. L’esperienza degli ultimi anni ha insegnato che i mercati azionari e obbligazionari tendono a seguire sentieri divergenti rispetto all’oro quando si manifestano episodi di instabilità. Per questa ragione, le previsioni della banca americana indicano che il metallo giallo manterrà una posizione di rilievo tra le classi di attivo con la maggiore resilienza contro rischi e shock esterni.

Un altro elemento determinante è rappresentato dalle azioni e dagli interventi degli stati sulle proprie riserve aurifere. In Italia, ad esempio, è emersa la discussione sul trasferimento delle riserve detenute dalla banca centrale al bilancio dello Stato, una decisione che — secondo molti esperti e fonti normative come i Trattati europei — si scontra con la funzione stessa delle riserve, custodite a garanzia della stabilità monetaria. Questo dibattito sottolinea ulteriormente l’importanza attribuita alle riserve auree pubbliche come presidio contro crisi sistemiche.

Una tabella di sintesi sui principali cambiamenti di prezzo e livelli di rischio percepito può facilitare la lettura delle dinamiche recenti:

Anno Prezzo medio euro/grammo Evento chiave
2020 50 Inizio instabilità post-pandemia
2023 107 Tensioni geopolitiche e volatilità sui mercati
2025 117-120 Punti massimi di domanda e incertezza globale

Nel complesso, il quadro prospettico mostra una tendenza alla crescita sostenuta, sostenuta non solo da valutazioni finanziarie, ma anche dalla crescente ricerca di sicurezza e stabilità da parte degli investitori di ogni ordine e dimensione.

L’impatto delle manovre politiche e della sfiducia internazionale sul valore dell’oro

L’evoluzione del prezzo dell’oro nell’ultimo ciclo si intreccia strettamente con le dinamiche politiche a livello nazionale e internazionale. Decenni di relativa stabilità, appena interrotti da episodi di crisi e sfiducia, hanno lasciato il passo a uno scenario dove la fiducia nelle istituzioni e nei mercati appare sempre più precaria. Il valore dell’oro riflette e amplifica tale incertezza: la tendenza degli stati ad incrementare le proprie riserve auree, o a cercare di appropriarsene direttamente, come nel recente dibattito italiano, non è solo un atto finanziario ma anche un segnale politico di ricerca di garanzie contro i rischi futuri.

Le manovre volte a spostare l’oro delle banche centrali sotto il diretto controllo dei governi, nonostante i vincoli previsti dai Trattati europei — i quali vietano l’inclusione delle riserve auree nei bilanci pubblici — si traducono in sintomi di una crescente incertezza sistemica. Gli interventi delle istituzioni europee e le prese di posizione pubbliche di figure autorevoli segnalano la prevalenza dell’interesse collettivo alla stabilità rispetto a tentazioni di utilizzo immediato delle risorse.

Sul piano globale, le tensioni tra blocchi economici, il deterioramento delle relazioni euroamericane e i conflitti in corso hanno generato una generalizzata perdita di fiducia nei confronti dell’attuale assetto internazionale. Questo stato di cose alimenta la domanda di oro quale unico strumento percepito come davvero sicuro nei momenti di crisi, rendendo ancora più marcata la correlazione tra instabilità politica e incremento dei prezzi del metallo prezioso.

Le esperienze degli ultimi anni, unite alle prospettive per il prossimo futuro, indicano che il valore dell’oro continuerà a rispecchiare le tensioni tra garanzie istituzionali e spinte particolaristiche. La funzione delle riserve auree, infatti, rimane elemento centrale nella strategia delle banche centrali a salvaguardia della stabilità delle rispettive valute, oltre che simbolo della capacità di uno stato di affrontare emergenze economico-finanziarie violente. Il legame tra fiducia pubblica e controllo delle riserve suggerisce che, almeno finché le condizioni di incertezza permarranno, l’attenzione verso l’oro resterà elevata sia da parte degli investitori che degli stessi governi.