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Perchè la moda italiana è in crisi e i 7 aiuti e strategie attesi al tavolo della Moda al Mimit il 12 dicembre

di Marcello Tansini pubblicato il
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La moda italiana affronta un momento delicato: calo dei consumi e concorrenza del fast fashion mettono in crisi il settore. Il Tavolo della Moda al Mimit esaminerà le cause e cercherà strategie per tutelare il Made in Italy.

l settore della moda italiana si trova ad affrontare uno dei periodi più complessi della sua recente storia. Negli ultimi anni, il sistema moda ha subito una pressione crescente, dovuta sia ai mutamenti economici interni che a dinamiche di mercato globali sempre più competitive. Fino a pochi anni fa, l’Italia poteva contare su un tessuto produttivo vivace e su una domanda forte, soprattutto nella fascia luxury e premium. Tuttavia, il drastico calo del potere d’acquisto del ceto medio ha ridotto drasticamente la platea dei consumatori di beni di lusso, scesa da circa 400 milioni a 330 milioni a livello globale in un solo triennio.

Questo scenario ha messo in affanno numerosi marchi italiani, specialmente quelli più legati al mercato nazionale e europeo. Oltre alle difficoltà economiche, la moda italiana deve confrontarsi con sfide di natura culturale, tecnologica e ambientale: i nuovi consumatori prediligono canali digitali e richiedono maggiore trasparenza e sostenibilità nei prodotti. Gli imprenditori si trovano quindi a operare in un contesto caratterizzato da una competizione serrata e da aspettative sempre crescenti, sia sul fronte della qualità, sia su quello della responsabilità sociale.

L’entità della crisi ha reso necessario aprire un confronto ampio e strutturato tra istituzioni, operatori del settore ed esperti. Con questo obiettivo, il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha convocato un tavolo nazionale che riunisce rappresentanti di associazioni di categoria e del sistema produttivo. Questo appuntamento, previsto per il 12 dicembre a Palazzo Piacentini a Roma, rappresenta un momento chiave per definire strategie condivise di rilancio e protezione della moda italiana, alla luce delle grandi trasformazioni in atto.

Le cause delle difficoltà nel settore moda: calo dei consumi e concorrenza del fast fashion

L’attuale disagio che colpisce il sistema moda italiano trova la sua origine in vari fattori concomitanti, tra cui il calo dei consumi dovuto alla perdita progressiva di potere d’acquisto, e la crescita esponenziale della concorrenza internazionale, con una menzione particolare al fenomeno del fast fashion.

Il calo dei consumi risente direttamente della contrazione dei redditi e del PIL pro capite in Italia nell’ultimo decennio. L’indebolimento del potere d’acquisto della fascia media della popolazione ha condotto a una diminuzione della propensione alla spesa per il fashion di alta gamma. In precedenza, una larga porzione del pubblico italiano e internazionale vedeva nella moda un settore di eccellenza, ma oggi molti consumatori orientano le loro scelte verso prodotti più accessibili. Questa dinamica ha un impatto diretto non solo sulle vendite, ma anche sull’intero indotto composto da artigiani, designer, fornitori e distributori di materie prime.

Parallelamente, l’avanzata dei colossi del fast fashion ha ulteriormente aggravato la situazione competitiva. Marchi internazionali, spesso con sede in Paesi extraeuropei, propongono capi a basso costo, realizzati con logiche di produzione iper-accelerate. L’offerta di questi brand riesce a soddisfare le esigenze di un pubblico attento al prezzo e disinvolto nel cambiare spesso il proprio guardaroba. La pressione concorrenziale del fast fashion si esercita sia sui brand storici che sulle piccole e medie imprese italiane, mettendo a rischio l’intero tessuto produttivo nazionale.

Un fenomeno che merita particolare attenzione è la concorrenza sleale da parte di operatori stranieri, non di rado accusati di pratiche poco trasparenti e di violazioni della proprietà intellettuale. In Europa, il tema è diventato centrale nei tavoli istituzionali, anche alla luce di procedure giudiziarie che coinvolgono noti player internazionali del settore.

Altri elementi che hanno accentuato le difficoltà della moda italiana includono:

  • - L’aumento dei costi delle materie prime, spesso importate da mercati esteri;
  • - L’incertezza normativa su temi fondamentali come la tracciabilità, la sostenibilità ambientale e la tutela dei lavoratori;
  • - Una crescente sensibilità dei consumatori alle questioni etiche legate alla produzione e alla distribuzione;
  • - L’esigenza di adottare rapidamente nuove tecnologie digitali, sia nella comunicazione che nella distribuzione.
Tale scenario impone a imprese e istituzioni di riflettere sulle strategie necessarie per salvaguardare la competitività e il valore distintivo del Made in Italy, promuovendo qualità, innovazione e sostenibilità.
Difficoltà principali Impatto per il settore
Calo potere d’acquisto Diminuzione dei consumi e delle vendite
Crescita fast fashion Erosione delle quote di mercato, concorrenza sui prezzi
Costo materie prime Margini ridotti per produttori e artigiani
Normative frammentate Incertezza e mancata programmazione
Sensibilità ai temi etici Necessità di trasparenza e sostenibilità

La capacità di rispondere a tali sfide appare oggi essenziale per salvaguardare la posizione di leadership del comparto moda italiano, sia su scala europea che globale.

Il Tavolo nazionale della moda: iniziative, soluzioni e prospettive a sostegno del Made in Italy

L’urgenza di fornire risposte concrete alle fragilità del settore ha portato il Ministero delle Imprese e del Made in Italy a convocare a Roma, presso Palazzo Piacentini, il Tavolo nazionale della Moda. Questa iniziativa punta a rafforzare il dialogo tra istituzioni, associazioni di categoria e rappresentanti della filiera produttiva per individuare soluzioni condivise.

L’incontro, previsto per il 12 dicembre, rappresenta un passaggio chiave nella ridefinizione delle politiche di settore. Partecipano al tavolo le principali realtà associative, tra cui Camera Nazionale della Moda Italiana, Fondazione Altagamma, Confindustria Moda, Confartigianato, CNA Federmoda e Confapi, insieme ai rappresentanti di produzione e distribuzione commerciale. Il confronto verterà sull’aggiornamento delle misure del Piano Italia per la moda e sulle iniziative studiate per favorire la tutela degli operatori da minacce come quella esercitata dal fast fashion globale.

Tra le strategie principali discusse nel Tavolo nazionale si evidenziano:

  •  L’implementazione di misure di sostegno al reddito e alla competitività delle imprese, soprattutto PMI e operatori artigiani;
  •  L’elaborazione di un Piano nazionale contro la concorrenza sleale, con particolare riferimento alle pratiche scorrette riconducibili a operatori esteri privi di trasparenza nei processi produttivi e di rispetto delle regole comunitarie;
  •  La promozione della sostenibilità ambientale tramite incentivi e normative per la produzione responsabile;
  •  Lo sviluppo di politiche per la tracciabilità e la valorizzazione dell’origine dei prodotti, elemento chiave per la tutela del Made in Italy;
  •  Il rafforzamento della formazione professionale rivolta ai giovani, per trasferire competenze tradizionali in chiave innovativa;
  •  L’incentivazione della digitalizzazione delle imprese, sia in termini di produzione che di vendita attraverso canali online;
  •  La partecipazione attiva alle discussioni europee per l’armonizzazione delle regole e la difesa degli interessi della filiera italiana sui tavoli comunitari.
Rilevante è anche l’intenzione di varare strumenti di tutela perl’omogeneizzazione normativa a livello europeo. Sul piano nazionale e internazionale, le misure allo studio adottano un approccio multi-livello, coniugando tutela economica, adeguamento tecnologico e innovazione di processo.


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