La normativa 2026 sulle spedizioni di piccolo valore nasce dall'esigenza di arginare il boom degli acquisti digitali da piattaforme internazionali, soprattutto asiatiche, come Shein, Temu e AliExpress, che negli ultimi anni hanno favorito una massiccia importazione di prodotti low cost in tutta l'Unione Europea.
I dati parlano chiaro: oltre il 90% dei 4,6 miliardi di spedizioni low cost nel 2024 proveniva dalla Cina. Questa tendenza ha spinto istituzioni italiane ed europee a intervenire con misure drastiche, sia per riequilibrare la concorrenza, sia per rafforzare i controlli doganali e le entrate fiscali. L'obiettivo è doppio: tutelare il mercato interno, difendere il tessuto produttivo europeo e garantire entrate stabili per sostenere costi e servizi pubblici.
Dal 2026 doppia tassazione sui pacchi: come funziona e a chi si applica
La nuova disciplina introduce un sistema di doppia imposizione sulle spedizioni di modico valore (inferiori a 150 euro) in arrivo e in partenza dall'Italia. Sono coinvolti:
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Piattaforme e-commerce internazionali (Temu, Shein, AliExpress, Amazon, eBay);
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Operatori logistici e corrieri espresso che gestiscono la consegna dei pacchi;
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Consumatori e piccole aziende italiane che comprano o spediscono merci dal valore basso.
Dal 1° gennaio 2026, su ogni pacco di valore non superiore a 150 euro spedito
verso o dall'Italia, sarà applicata una tassa fissa nazionale di 2 euro. Questo contributo, specificato all'interno della manovra finanziaria, va oltre i confini dell'import/export tradizionale: colpisce anche gli invii nazionali fra privati e microimprese, nonché le esportazioni all'estero dal territorio italiano.
Parallelamente al provvedimento nazionale, l'Unione Europea introdurrà a propria volta un dazio doganale fisso di 3 euro su tutti i pacchi di modico valore provenienti da Paesi extra-Ue. La soglia dei 150 euro, già nota agli operatori, rappresenta il limite attualmente esente da dazi: dal 2026, questa franchigia viene abolita, e anche gli ordini di valore molto basso sono soggetti a tassazione immediata dal primo euro.
Le due misure sono pensate per integrarsi: la tassa nazionale di 2 euro è estesa anche alle spedizioni in partenza dall'Italia per rispettare le normative UE, che vietano dazi unilaterali sulle sole importazioni. Il nuovo onere si applicherà dunque a una larghissima platea di spedizioni, sia in entrata sia in uscita, con controlli e modalità di riscossione affidate a piattaforme, corrieri o specifici intermediari doganali. La somma può essere prevista in fase di checkout, oppure addebitata separatamente.
Le differenze tra la tassa nazionale da 2 euro e il dazio UE da 3 euro
Le due imposizioni, pur simili nelle modalità di applicazione, presentano differenze in termini di competenze, finalità e durata:
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Tassa nazionale di 2 euro: è un contributo fisso destinato al bilancio dello Stato italiano. Viene applicato a ogni spedizione inferiore a 150 euro sia in entrata che in uscita, per ottemperare alla competenza europea in materia di dazi. Non rappresenta un dazio all'importazione e non discrimina la provenienza del bene.
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Dazio UE di 3 euro: è una vera e propria imposizione doganale stabilita dall'Unione Europea, che si applica solo alle importazioni da Paesi terzi. Il gettito andrà a finanziare le attività doganali e parte del bilancio comune UE. Questo meccanismo sostituisce la precedente esenzione da dazi per pacchi sotto i 150 euro.
Dal punto di vista della temporalità,
la misura nazionale rappresenta una risposta immediata in attesa della riforma doganale comunitaria, prevista per il 2028. Il dazio UE di 3 euro, invece, entrerà in vigore a luglio 2026, sostituendo progressivamente le misure transitorie adottate dai singoli Stati membri:
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Tipo di prelievo
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Valore
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Destinazione
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Applicazione
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Tassa Italia
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2 euro
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Entrate Stato italiano
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Tutti i pacchi <150€ (nazionali/internazionali)
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Dazio UE
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3 euro
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Bilancio UE e dogane
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Importazioni extra-UE <150€
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Non si esclude che nel futuro prossimo il sistema venga ulteriormente aggiornato, eliminando definitivamente le soglie di esenzione e introducendo percentuali di dazio anche sulle micro-spedizioni (ad esempio aliquote dal 5 al 17%). Questa evoluzione dipenderà dall'approvazione della riforma doganale europea e da eventuali nuovi equilibri nelle strategie anti-dumping e nella regolazione dell'e-commerce globale.
Impatto della nuova tassazione su consumatori, aziende e concorrenza
L'effetto immediato delle nuove misure si riflette su tutta la filiera degli acquisti online low cost, con ripercussioni sui prezzi, sulle abitudini di consumo e sulla struttura competitiva dei mercati:
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Consumatori digitali: ogni acquisto di valore contenuto, specie su piattaforme internazionali di fast fashion o elettronica economica, vedrà aggiungersi una somma fissa (2 o 3 euro) che rende meno vantaggiosi gli ordini occasionali o di piccolo importo. Per spedizioni multipli o frazionate si moltiplicherà l'incidenza della tassa, portando il prezzo effettivo a livelli paragonabili, talvolta, all'acquisto su siti europei o negozi fisici.
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Operatori italiani: le PMI (piccole e medie imprese) potranno trarre beneficio da una competizione meno sfalsata rispetto ai colossi asiatici, riducendo il gap legato alla fiscalità. Tuttavia, la nuova tassa grava anche sulle esportazioni e sulle spedizioni tra privati, generando potenziali svantaggi per chi vende e spedisce prodotti italiani all'estero o sul territorio nazionale.
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Piattaforme asiatiche e giganti globali: magazzini e marketplace extraeuropei perderanno parte del vantaggio competitivo legato all'assenza di dazi e tasse. Saranno probabilmente spinte a rivedere la propria politica di prezzi o strategie logistiche, magari incentivando ordini dal valore più alto e una minore segmentazione degli invii.
Il rischio per gli utenti frequenti delle offerte ultra low cost sarà quello di dover rivedere il modo di gestire il carrello. Un ordine da pochi euro risulterà molto meno conveniente, mentre la somma delle nuove imposte su spedizioni multiple peserà notevolmente sulle spese complessive annue (per ogni pacco spedito, anche sotto i 5 euro, si aggiungerà una quota fissa che raddoppia o triplica il costo effettivo dei prodotti più economici).
Secondo molte associazioni di categoria, queste nuove regole tutelano la trasparenza e la regolarità fiscale, ma vanno accompagnate da campagne informative sul carico reale per il consumatore, per non ricadere esclusivamente sulle fasce a minore capacità di spesa.
Concorrenza sleale, sostenibilità ambientale, frodi e costi delle dogane
La scelta normativa si colloca in un contesto di squilibrio crescente tra operatori europei e piattaforme straniere low cost. Gli obiettivi principali sono:
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Combattere la concorrenza alterata dal dumping: i prodotti cinesi e di altri Paesi extraeuropei praticano spesso prezzi insostenibili grazie all'assenza di imposte e regolamentazioni stringenti (ad esempio sulla sicurezza, sulla tutela lavorativa e sulla responsabilità ambientale). Questa politica mina il mercato interno, penalizzando chi opera con regole più rigorose.
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Contrastare le frodi doganali e fiscali: secondo la Commissione UE, una percentuale rilevante dei piccoli pacchi è sottostimata per evitare la tassazione. Contributi fissi e controlli maggiori sono pensati per ridurre l'elusione, armonizzando il sistema impositivo e rafforzando i flussi di entrata negli Stati membri.
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Riequilibrare i costi amministrativi delle dogane: il volume straordinario di micro-spedizioni genera costi di gestione elevati per le autorità, spesso non coperti dai diritti riscossi. La tassa, definita in alcune fonti handling fee, è giustificata (anche secondo dichiarazioni ufficiali come quelle del Commissario Maroš Šefovič) dalla necessità di sostenere i funzionari doganali e le infrastrutture di controllo.
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Ridurre l'impatto ambientale e sociale delle spedizioni massive: lo scenario delle micro-spedizioni aeree comporta un significativo aumento delle emissioni di CO₂. Iniziative simili sono già state adottate in Francia come imposta ambientale per scoraggiare i resi gratuiti e ridurre il packaging monouso.
In questo quadro, il legislatore è stato chiamato a equilibrare interessi fiscali, etici, ambientali e competitivi, recependo anche le richieste pressanti di associazioni industriali e di categoria - soprattutto nel settore moda e tessile, particolarmente esposto alla concorrenza fuori standard.