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Pensioni, 1 su 2 ha errori di importi. Anche fino a 200-300 euro al mese. Come verificare e cosa fare per ottenere soldi mancanti

di Marianna Quatraro pubblicato il
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Risulta errato almeno un assegno su due calcolato per i pensionati: cosa riportano i dati recenti e cosa fare per ottenere l'importo corretto

Secondo le ultime verifiche di fonti specialistiche, una persona su due riceve un assegno pensionistico con importi errati, spesso già ridotti dal progressivo impatto dell’inflazione. Vivere con una prestazione inferiore di 200-300 euro mensili non è raro: si tratta di casi segnalati costantemente dai patronati e da servizi di verifica come OKPensione.

Perché tante pensioni hanno importi errati: dati e simulazioni OKPensione

Il fenomeno degli importi errati nasce dalla complessità della normativa previdenziale italiana e dalla molteplicità delle situazioni contributive individuali. Le verifiche del network legale Consulcesi & Partners, tramite il servizio 'OKPensione', evidenziano errori di calcolo nel 50% dei casi analizzati, con perdite fino a 200-300 euro al mese e arretrati mancanti anche per decine di migliaia di euro spesso legati a liquidazioni erronee di Tfr o Tfs.

Secondo l'attento lavoro degli esperti legali e previdenziali di Consulcesi & Partners, gli errori non sono casi isolati, ma riflettano una criticità sistemica legata sia alla gestione dei dati da parte degli enti sia a errori o sviste nei conteggi iniziali e derivano soprattutto da:

  • Mancato riconoscimento di contributi figurativi come maternità, malattia e servizio militare
  • Registrazioni anagrafiche incomplete o errate che alterano la posizione contributiva
  • Applicazione non corretta delle regole relative ai sistemi di calcolo (misto, retributivo, contributivo puro)
  • Rivalutazioni e aggiornamenti non adeguatamente implementati
Una delle cause principali dei problemi riscontrati è legata all’incrocio di dati tra sistemi diversi e a una comunicazione non sempre tempestiva o chiara tra INPS e lavoratori.

Le perdite economiche per errori di calcolo: entità delle somme mancanti

Le analisi condotte dagli esperti del settore mostrano che perdite mensili fra 200 e 300 euro sono assai frequenti e spesso sottostimate dai diretti interessati. Se si esamina il potenziale danno in prospettiva pluriennale, il quadro si amplifica:

Voce Importo medio mensile perso Arretrati recuperabili (5 anni)
Minimo 200 euro 12.000 euro
Massimo 300 euro 18.000 euro

Spesso, la mancata percezione degli importi dovuti deriva sia da errori nei calcoli iniziali sia dalla mancata richiesta di somme aggiuntive, come integrazioni, maggiorazioni, assegni per il coniuge a carico o distinte voci di TFR/TFS liquidate erroneamente. Le regole sulla prescrizione prevedono che il pensionato possa recuperare fino a cinque anni di arretrati, dopo di che i crediti vanno persi. Tale aspetto introduce un ulteriore elemento di urgenza: solo un controllo tempestivo consente di salvaguardare i lori interessi economici.

L’erosione dovuta all’inflazione, inoltre, rappresenta una variabile che, sommata agli errori di calcolo, rischia di peggiorare ulteriormente il potere d’acquisto. Negli ultimi 14 anni, il valore reale degli assegni pensionistici ha subito una flessione del 21%, aggravando la situazione complessiva. 

Come verificare la pensione, correggere gli importi e recuperare gli arretrati

Per verificare la correttezza del proprio importo di pensione e ottenere eventualmente i soldi mancanti dal calcolo, primo passo consiste nella verifica attenta del proprio quadro contributivo. Strumenti online come lo stesso servizio OkPensione offrono un’analisi dettagliata dei movimenti contributivi e delle regole applicate al proprio caso e permettono di:

  • Controllare periodicamente il proprio estratto conto contributivo INPS, scaricabile dal portale ufficiale con SPID o CIE
  • Verificare la presenza di cedolini anomali, incongruenze negli anni di contribuzione o variazioni inattese
  • Analizzare i dati anagrafici e i periodi figurativi per accertarsi che siano stati correttamente conteggiati
  • Richiedere, in presenza di dubbi, il ricalcolo delle somme e, se necessario, la ricostituzione della pensione, tramite PIN INPS, patronato o consulenti del lavoro
  • Per arretrati non versati, agire entro il termine di 5 anni dalla spettanza dell’importo secondo la normativa vigente. Decorso questo termine, il diritto alla riscossione si prescrive
  • Affidarsi a servizi professionali che possano redigere un’analisi completa e legale del proprio caso