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Pensioni, anticipo rivalutazione pagato a Dicembre. Ma importo sarà peggiorativo qualsiasi dei 2 calcoli sarà deciso

di Marianna Quatraro pubblicato il
anticipo rivalutazione dicembre

Quale sarà l’importo dell’anticipo della rivalutazione delle pensioni già a dicembre tra nuovo tasso e le diverse percentuali perequative

Come saranno gli importi delle pensioni di dicembre con l’anticipo della rivalutazione? Le discussioni sulle misure da definire per la nuova Manovra finanziaria interessano anche le pensioni, tra i capitoli principali, e non solo relativamente alle uscite anticipate, per cui dovrebbero essere confermate ancora una volta per il prossimo anno le attuali vigenti come quota 103, opzione donna e ape sociale, ma anche per gli importi. Vediamo cosa si appresta a cambiare già dalla fine dell’anno.

  • L’anticipo della rivalutazione delle pensioni si potrebbe avere già a dicembre ma sarà peggiorativo
  • Il calcolo della rivalutazione 2025 sulle percentuali ancora da definire

L’anticipo della rivalutazione delle pensioni si potrebbe avere già a dicembre ma sarà peggiorativo

L’aumento delle pensioni per la rivalutazione all'inflazione potrebbe arrivare già a dicembre, come accaduto lo scorso anno, per pagare a fine anno il conguaglio con la perequazione degli assegni all’inflazione, senza aspettare gennaio 2025.

Per il 2023 la rivalutazione provvisoria è stata pari al 5,4%. Quest'anno sarà decisamente più bassa e peggiorativa: l'inflazione si è notevolmente abbassata e il tasso perequativo dovrebbe attestarsi 'solo' intorno all'1,6%. Molto meno, dunque, dell'anno scorso e di due anni fa, quando era stato all'8,1%.

La rivalutazione con tasso all'1,6% si traduce, infatti, in aumenti delle pensioni davvero minimi, di solo qualche euro, che certo non faranno felici i pensionati.

Il calcolo della rivalutazione 2025 sulle percentuali ancora da definire

La rivalutazione pensionistica del 2025 sarà peggiorativa sia per il tasso basso di perequazione che sarà calcolato e sia per le percentuali rivalutative che, comunque, non saranno piene per tutti. 

Quelle attualmente vigenti sono sei:

  • del 100% per gli assegni fino a 4 volte il minimo, pari a 2.271,76 euro lordi mensili;
  • del 85% per pensioni fino a 5 volte al minimo, fino 2.839,70 euro;
  • del 53% per pensioni fino 6 volte il minimo, fino a 3.407,64 euro;
  • del 47% per pensioni fino a 8 volte il minimo, pari a 4.543,52 euro;
  • del 37% per pensioni fino a 10 volte il minimo, da 4.543,53 euro a 5.679,40 euro; 
  • del 22% sulle pensioni oltre 10 volte il minimo (sopra 5.679,40 euro mensili).
Si nota bene come solo gli assegni più bassi fino a 4 volte il minimo Inps vengono rivalutati pienamente, mentre quelli di importo superiore aumentano in maniera differenziata, e minore, a seconda della fascia di reddito di appartenenza e con percentuali decrescenti in base alla pensione mensile percepita. 

Si tratta, dunque, di penalizzazioni applicate a chi prende pensioni oltre un determinato importo che sono state parecchio criticate, tanto che la Corte dei Conti ha spiegato che la penalizzazione dei trattamenti più alti lede tanto l'aspettativa economica e la dignità del lavoratore.

E nella prossima Manovra si potrebbero cancellare i tagli degli ultimi anni ma comunque non ci sarebbe una rivalutazione piena per tutti, perché le percentuali sarebbero comunque differenti in base ai redditi percepiti, nel dettaglio del 100% fino a 4 volte il minimo, del 90% tra quattro e cinque volte il trattamento minimo e del 75% da sei volte il minimo in su.