A partire dall’autunno 2025, gli automobilisti italiani stanno assistendo a una progressiva crescita dei costi del gasolio presso le stazioni di servizio. Il fenomeno, già evidente a ottobre, sembra destinato a consolidarsi nelle settimane a venire, coinvolgendo anche i mesi di novembre e dicembre.
Gli operatori del settore, supportati dalle ultime rilevazioni dell’Osservatorio Prezzi presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, confermano rincari in linea sia sulle principali compagnie che sui distributori indipendenti, con il diesel self-service che si posiziona mediamente su valori tra 1,62 e 1,64 euro/litro.
Il quadro attuale è influenzato sia da dinamiche di mercato globale, tra cui oscillazioni del prezzo del petrolio e tensioni sui mercati energetici internazionali, sia da interventi regolatori a livello nazionale.
Tra l'altro, è doveroso sottolneare che:
- L’accisa sul diesel è già aumentata a maggio 2025 di 1,5 centesimi al litro, innalzando i costi per chi utilizza vetture a gasolio.
- L’imminente Manovra approvata in Consiglio dei ministri introduce nuove modifiche che interesseranno l’accisa a partire da gennaio 2026.
Le anticipazioni normative e le previsioni degli analisti prospettano un ulteriore incremento dei prezzi del gasolio in chiusura d’anno, rendendo centrale la riflessione sugli impatti per utenti privati e professionali. ù
Le ragioni degli aumenti del prezzo del diesel da ottobre 2025 e le differenze con la benzina
L’incremento del costo del gasolio osservato a partire da ottobre 2025 nasce dal concorso di più fattori: non sono soltanto le fluttuazioni internazionali del greggio a incidere, ma soprattutto una scelta regolatoria nazionale volta al riallineamento delle accise tra diesel e benzina. Tradizionalmente il gasolio in Italia ha goduto di una fiscalità agevolata rispetto all’altro principale carburante, con una differenza di circa 8 centesimi al litro a vantaggio del diesel nella tassa di consumo. Tuttavia, le recenti direttive comunitarie e le nuove politiche ambientali hanno spinto verso la correzione di quelle che vengono definite "agevolazioni ambientalmente dannose".
- Accise e pressione fiscale: Sul gasolio è già intervenuto a maggio 2025 un primo aumento di 1,5 centesimi, mentre la benzina ha visto una pari riduzione dell’accisa. Attualmente l’imposta sulla verde è di 0,713 euro/litro, rispetto agli 0,632 euro/litro del gasolio.
- Dal punto di vista dei prezzi medi di mercato, le ultime settimane hanno visto la benzina oscillare intorno a 1,69 euro/litro (self), mentre il diesel è sui 1,62-1,63 euro/litro. Tuttavia, la situazione appare in transizione: il differenziale di costo tra i due carburanti tende a ridursi e, secondo le previsioni, il prezzo del gasolio potrebbe presto superare quello della benzina.
- La maggiore incidenza delle tasse sul prezzo del diesel, unita alla riduzione degli incentivi, spinge verso una situazione di equiparazione anche nei costi alla pompa, mentre per la benzina si prevede un lieve alleggerimento.
Va inoltre considerato il peso delle variabili internazionali (cambio euro/dollaro, costo della materia prima e logistica) che si sommano al fisco nazionale e regionale, influenzando l’andamento dei prezzi nel periodo in oggetto.
Ne deriva una dinamica in cui le differenze di prezzo tra i due principali carburanti stanno gradualmente scomparendo, con il gasolio destinato a diventare il carburante più oneroso già nella stagione invernale.
Il nuovo riallineamento delle accise dal 2026: cosa prevede la Manovra del Governo
Il testo della Legge di Bilancio 2026, in attesa di definitivo via libera parlamentare, recepisce le indicazioni dell’Unione Europea e introduce una sostanziale novità: la parificazione delle accise su benzina e diesel a partire dal primo gennaio 2026. La misura, identificata dal Codice EN.SI.24 come soppressione di un sussidio dannoso per l’ambiente, comporterà l’applicazione di una tassa identica per i due carburanti:
- Accisa unificata a 672,90 euro per mille litri, corrispondente a 67,29 centesimi/litro sia per la benzina che per il gasolio.
- Per il gasolio, ciò comporterà un aumento secco di 4,05 centesimi/litro, mentre per la benzina ci sarà una diminuzione di pari importo.
- Sull’incremento agisce anche l’IVA (22%), per cui l’effetto reale sarà di circa 4,94 centesimi/litro di crescita al distributore per il gasolio, e corrispondente calo per la benzina.
Va rilevato che
sono escluse dal riallineamento alcune categorie: tra queste, il gasolio per uso agricolo, industriale stazionario e, con meccanismi di rimborso, una parte del gasolio commerciale per trasporto pesante.
Gli aumenti, nelle intenzioni del Governo, dovrebbero sostenere il fondo per la delega fiscale, con un impatto stimato di circa 2 miliardi di euro nei prossimi cinque anni sulle entrate pubbliche. Tale scelta rappresenta un’accelerazione rispetto al graduale allineamento previsto dal decreto legislativo di marzo 2025, che indicava un percorso su cinque anni.
L’impatto degli aumenti: quanto peserà il rincaro del diesel per automobilisti e famiglie
La decisione di aumentare le imposte sul gasolio avrà ripercussioni concrete sulle spese di automobilisti e famiglie, specialmente su chi utilizza vetture a gasolio per lavoro o lunghi tragitti. Le simulazioni delle principali associazioni di consumatori, basate su un incremento di 4,05 centesimi più IVA da gennaio 2026, stimano:
- Un pieno da 50 litri costerà circa 2,47 euro in più rispetto all’attuale, corrispondente a circa 59,3 euro annui aggiuntivi per chi effettua due pieni al mese.
- Considerando l’aumento già applicato a maggio (+1,5 cent/litro), il rincaro medio annuo per veicolo si attesta su valori superiori a 81 euro.
- L’impatto riguarda circa 16,6 milioni di vetture diesel in Italia, il 41% del parco auto nazionale.
La crescita del prezzo del gasolio non si riflette solo sui costi diretti per chi guida auto private, ma agisce a catena su trasporto merci, settori produttivi e costo finale di molti beni: parte dei maggiori oneri potrebbero infatti essere riversati su prodotti e servizi, contribuendo al rischio di un’ulteriore pressione inflazionistica.
Le reazioni di consumatori e associazioni: dubbi, controlli e rischi speculativi
Le principali associazioni di tutela dei consumatori – Codacons, Assoutenti e UNC – hanno manifestato preoccupazioni sull’effettivo beneficio della riduzione delle accise sulla benzina e sul rischio di speculazione a carico degli utenti diesel:
- Codacons sottolinea che, in passato, gli aumenti delle accise sul gasolio hanno avuto effetto immediato sui prezzi alla pompa, mentre la parallela riduzione per la benzina non sempre è stata riversata in misura proporzionale.
- Assoutenti pone l’accento sull’elevato livello di tassazione in Italia, dove su un litro di carburante tra IVA e accise, il prelievo fiscale arriva a incidere fino al 60% del prezzo finale per la benzina e al 57% per il gasolio.
- Le organizzazioni chiedono maggiore trasparenza e controlli più serrati: sia per evitare che le riduzioni fiscali sulla benzina vengano assorbite dagli operatori, sia per scongiurare rincari extra sul diesel non giustificati dai soli aumenti previsti per legge.
Le posizioni politiche sulla misura sono variegate: la maggioranza sostiene la necessità di eliminare agevolazioni ambientalmente dannose, mentre l’opposizione chiede interventi per mitigare l’impatto sui consumatori e auspica una più generale riduzione del carico fiscale sui carburanti.
Confronto europeo: prezzi, tassazione e la posizione dell’Italia nel contesto UE
L’Italia si colloca tra i paesi europei con i prezzi dei carburanti più elevati. Secondo i dati dei monitoraggi UE, la componente fiscale incide in modo significativo, determinando una posizione di rilievo nelle classifiche continentali. Sul fronte del gasolio, le principali voci del prezzo sono:
- Componente fiscale (IVA e accise): il 57% circa del prezzo finale.
- Componente industriale: materie prime, logistica e margini, il 43%.
A titolo esemplificativo, una tabella riassume la posizione italiana, confrontata con la media dei maggiori paesi europei:
| Paese |
Prezzo medio diesel (€/l) |
Quota tasse (%) |
| Italia |
1,63 |
57 |
| Germania |
1,58 |
47 |
| Francia |
1,65 |
54 |
| Spagna |
1,51 |
47 |
A livello netto di imposte, l’Italia scende invece nelle ultime posizioni: il diesel nazionale risulterebbe tra i più economici in UE senza il carico fiscale. Questa realtà rafforza le richieste di riforma generale della fiscalità sui carburanti e stimola il dibattito, anche a livello comunitario, su una possibile armonizzazione per evitare disparità e perdita di competitività.