Gli stipendi dei dipendenti pubblici risultano di nuovo competitivi rispetto a quelli dei privati: cosa riportano i dati dell'ultimo bollettino Istat sulle retribuzioni contrattuali
Il panorama delle retribuzioni in Italia nel 2025 mostra segnali di trasformazione, secondo le analisi statistiche pubblicate in questi mesi. L’Istituto nazionale di statistica (Istat) evidenzia una ripresa delle retribuzioni contrattuali, con un aumento medio registrato a giugno dello 0,5% rispetto al mese precedente e del 2,7% rispetto allo stesso mese dell'anno passato.
L’attenzione è puntata in particolare sulle differenze tra il settore pubblico e quello privato, che hanno seguito dinamiche profondamente diverse nel triennio recente. I dati indicano che il comparto della pubblica amministrazione ha raggiunto un incremento tendenziale del 2,9%, superiore rispetto a quello dei servizi privati (2,7%) e dell’industria (2,3%).
Considerando il periodo 2021-2025, il processo di rivalutazione dei salari si è sviluppato in modo differenziato tra pubblica amministrazione e imprese private. Nel primo semestre di quest’anno, la retribuzione oraria media ha mostrato una variazione positiva del 3,5% su base annua. La crescita, tuttavia, si scontra con la perdita accumulata negli anni precedenti a causa dell’inflazione.
Nel dettaglio, i dipendenti pubblici hanno beneficiato di una variazione positiva superiore alla media nazionale. L’indice delle retribuzioni contrattuali orarie nei settori pubblici ha segnato un +2,9% su base annua a giugno, superando la performance delle retribuzioni del privato, ferme al +2,7% nei servizi privati e +2,3% nell’industria. Un ulteriore segnale si può osservare nei dati relativi al periodo gennaio-settembre, con il settore pubblico assestato su +3,3%, in netto vantaggio rispetto alle industrie (+2,3%) e ai servizi privati (+2,4%).
Questa ripresa si inserisce in un contesto in cui il rinnovo dei contratti collettivi nazionali avanza ancora lentamente su entrambi i versanti: a giugno oltre il 43% dei lavoratori risultava in attesa di rinnovo. Detto ciò, la componente pubblica mostra ora una maggiore vivacità grazie agli stanziamenti e agli accordi già siglati per il triennio 2022-2024, consolidando il trend positivo emerso nell’ultimo anno. Tuttavia, il recupero sui livelli pre-crisi risulta ancora incompleto, in particolare rispetto al 2021, quando il potere d’acquisto era superiore di circa il 9%. Si sono, in particolare, registrate:
Le ragioni principali affondano nelle politiche di rinnovo contrattuale e negli stanziamenti governativi che hanno sostenuto i comparti pubblici: per esempio, l’introduzione di nuovi fondi e il taglio del cuneo fiscale hanno generato una spinta significativa. Importante sottolineare come l’erogazione delle cosiddette “indennità di vacanza contrattuale” abbia sostenuto i redditi dei dipendenti pubblici durante le fasi di stallo delle trattative.
I numeri confermano questa inversione:
Nonostante gli aumenti salariali degli ultimi anni, il valore reale degli stipendi rimane ampiamente inferiore rispetto al periodo precedente alla perdita inflazionistica del 2022-2023. Secondo l’Istat, al termine del terzo trimestre 2025 il potere d’acquisto delle retribuzioni in Italia risulta più basso dell’8,8% rispetto a gennaio 2021. Questa contrazione è imputabile principalmente alla crescita vertiginosa dei prezzi, che ha raggiunto un’inflazione dell’8,1% nel 2022 e del 5,7% nel 2023.
Il quadro è aggravato dalla diffusione dei rinnovi contrattuali: mediamente, la rivalutazione dei salari non è riuscita a tenere il passo con l’inflazione, provocando un disallineamento tra salari nominali e costi effettivi affrontati dalle famiglie italiane. Ne consegue un abbassamento generale della capacità di spesa, soprattutto per quanti sono ancora in attesa di rinnovo dei contratti. I numeri emersi dal rapporto sono i seguenti:
| Settore | Aumento annuo (%) |
| Ministeri | 7,2 |
| Difesa e Corpi Militari | 6,9 |
| Vigili del Fuoco | 6,8 |
| Forze dell’ordine | 5,8 |
| Energia Elettrica | 6,7 |
| Farmacie Private e Telecomunicazioni | 0 |
Accanto a questi comparti trainanti, restano segmenti in condizioni di stallo: istruzione, comparti sanitari e settori privati come telecomunicazioni registrano invece variazioni nulle o modeste. La lentezza nei rinnovi rappresenta ancora un ostacolo alla valorizzazione dei lavoratori e all’allineamento dei salari al costo della vita. A giugno erano 31 i contratti nazionali ancora in attesa di aggiornamento, che coinvolgono quasi 5,7 milioni di lavoratori.