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Nuovo rapporto Istat 2025 su stipendi statali e privati: i primi ora meglio dei secondi e le previsioni per prossimi anni

di Marcello Tansini pubblicato il
Nuovo rapporto Istat 2025 stipendi stata

Gli stipendi dei dipendenti pubblici risultano di nuovo competitivi rispetto a quelli dei privati: cosa riportano i dati dell'ultimo bollettino Istat sulle retribuzioni contrattuali

Il panorama delle retribuzioni in Italia nel 2025 mostra segnali di trasformazione, secondo le analisi statistiche pubblicate in questi mesi. L’Istituto nazionale di statistica (Istat) evidenzia una ripresa delle retribuzioni contrattuali, con un aumento medio registrato a giugno dello 0,5% rispetto al mese precedente e del 2,7% rispetto allo stesso mese dell'anno passato.

L’attenzione è puntata in particolare sulle differenze tra il settore pubblico e quello privato, che hanno seguito dinamiche profondamente diverse nel triennio recente. I dati indicano che il comparto della pubblica amministrazione ha raggiunto un incremento tendenziale del 2,9%, superiore rispetto a quello dei servizi privati (2,7%) e dell’industria (2,3%). 

Crescita delle retribuzioni: trend generali tra pubblico e privato

Considerando il periodo 2021-2025, il processo di rivalutazione dei salari si è sviluppato in modo differenziato tra pubblica amministrazione e imprese private. Nel primo semestre di quest’anno, la retribuzione oraria media ha mostrato una variazione positiva del 3,5% su base annua. La crescita, tuttavia, si scontra con la perdita accumulata negli anni precedenti a causa dell’inflazione.

Nel dettaglio, i dipendenti pubblici hanno beneficiato di una variazione positiva superiore alla media nazionale. L’indice delle retribuzioni contrattuali orarie nei settori pubblici ha segnato un +2,9% su base annua a giugno, superando la performance delle retribuzioni del privato, ferme al +2,7% nei servizi privati e +2,3% nell’industria. Un ulteriore segnale si può osservare nei dati relativi al periodo gennaio-settembre, con il settore pubblico assestato su +3,3%, in netto vantaggio rispetto alle industrie (+2,3%) e ai servizi privati (+2,4%).

Questa ripresa si inserisce in un contesto in cui il rinnovo dei contratti collettivi nazionali avanza ancora lentamente su entrambi i versanti: a giugno oltre il 43% dei lavoratori risultava in attesa di rinnovo. Detto ciò, la componente pubblica mostra ora una maggiore vivacità grazie agli stanziamenti e agli accordi già siglati per il triennio 2022-2024, consolidando il trend positivo emerso nell’ultimo anno. Tuttavia, il recupero sui livelli pre-crisi risulta ancora incompleto, in particolare rispetto al 2021, quando il potere d’acquisto era superiore di circa il 9%. Si sono, in particolare, registrate:

  • Retribuzione oraria media 2025: +3,5% rispetto al 2024
  • Incremento retribuzioni settore pubblico giugno 2025: +2,9% su base annua
  • Incremento settore privato servizi: +2,7%
  • Incremento industria: +2,3%.

La pubblica amministrazione sorpassa il privato: cause e numeri del recupero

Un elemento di discontinuità rispetto al passato recente riguarda la capacità del settore pubblico di trainare la crescita salariale, invertendo una tendenza ormai consolidata da diversi anni. Nel 2025, il differenziale retributivo si è ridotto fino ad annullarsi e, in alcuni segmenti, a vedere impiegati dello Stato superare i colleghi del privato.

Le ragioni principali affondano nelle politiche di rinnovo contrattuale e negli stanziamenti governativi che hanno sostenuto i comparti pubblici: per esempio, l’introduzione di nuovi fondi e il taglio del cuneo fiscale hanno generato una spinta significativa. Importante sottolineare come l’erogazione delle cosiddette “indennità di vacanza contrattuale” abbia sostenuto i redditi dei dipendenti pubblici durante le fasi di stallo delle trattative.

I numeri confermano questa inversione:

  • I dipendenti dei ministeri hanno registrato un incremento del 7,2% nel periodo gennaio-settembre.
  • I comparti di difesa e corpi militari hanno raggiunto +6,9%.
  • Vigili del fuoco e forze dell’ordine si sono attestati rispettivamente su +6,8% e +5,8%.
Il peso delle indennità e delle risorse straordinarie ha consentito a questi settori di recuperare terreno, rendendo gli stipendi della pubblica amministrazione nuovamente competitivi rispetto a quelli del settore privato. 

Potere d’acquisto, inflazione e perdita reale degli stipendi: confronto 2021-2025

Nonostante gli aumenti salariali degli ultimi anni, il valore reale degli stipendi rimane ampiamente inferiore rispetto al periodo precedente alla perdita inflazionistica del 2022-2023. Secondo l’Istat, al termine del terzo trimestre 2025 il potere d’acquisto delle retribuzioni in Italia risulta più basso dell’8,8% rispetto a gennaio 2021. Questa contrazione è imputabile principalmente alla crescita vertiginosa dei prezzi, che ha raggiunto un’inflazione dell’8,1% nel 2022 e del 5,7% nel 2023.

Il quadro è aggravato dalla diffusione dei rinnovi contrattuali: mediamente, la rivalutazione dei salari non è riuscita a tenere il passo con l’inflazione, provocando un disallineamento tra salari nominali e costi effettivi affrontati dalle famiglie italiane. Ne consegue un abbassamento generale della capacità di spesa, soprattutto per quanti sono ancora in attesa di rinnovo dei contratti. I numeri emersi dal rapporto sono i seguenti:

  • Perdita potere d’acquisto rispetto al 2021: circa -9%
  • Inflazione cumulativa 2022-2023: superiore al 13%
  • Crescita retribuzioni nominali 2022-2025: circa +3,3%-3,5% annuo.

Settori con maggiori aumenti e situazione dei rinnovi contrattuali

Il quadro 2025 mostra come i principali incrementi retributivi siano stati concentrati in comparti specifici, spesso collegati a rinnovi contrattuali appena conclusi. Le nuove intese hanno coinvolto soprattutto amministrazioni centrali dello Stato (ministeri), difesa, comparti militari e forze dell’ordine, nonché alcune grandi aziende multiutility ed energetiche.
Settore Aumento annuo (%)
Ministeri 7,2
Difesa e Corpi Militari 6,9
Vigili del Fuoco 6,8
Forze dell’ordine 5,8
Energia Elettrica 6,7
Farmacie Private e Telecomunicazioni 0

Accanto a questi comparti trainanti, restano segmenti in condizioni di stallo: istruzione, comparti sanitari e settori privati come telecomunicazioni registrano invece variazioni nulle o modeste. La lentezza nei rinnovi rappresenta ancora un ostacolo alla valorizzazione dei lavoratori e all’allineamento dei salari al costo della vita. A giugno erano 31 i contratti nazionali ancora in attesa di aggiornamento, che coinvolgono quasi 5,7 milioni di lavoratori. 

 

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