Ogni anno il silenzio cresce attorno a chi chiede aiuto. Eppure, il 2024 si è trasformato in un grido: 277.775 persone hanno varcato la soglia dei Centri Caritas.
Ci sono giorni in cui la parola povertà pesa come piombo nel petto. È negli sguardi bassi che s'incrociano per strada, sulle mani callose che stringono borse di plastica, negli occhi impauriti che si rifugiano all'ombra dei portici.
I dati, spesso, sono solo cifre: 5,6 milioni, il 9,7% degli italiani. Ma dietro ogni numero c'è il battito di una vita vissuta al margine, il respiro affannato di chi si sente invisibile. In questo intreccio intimo di vissuti, la povertà si fa vicina, palpabile, chiedendo a ognuno di noi di guardarne il volto umano, spesso sorprendentemente simile al nostro.
Ogni anno il silenzio cresce attorno a chi chiede aiuto. Eppure, il 2024 si è trasformato in un grido: 277.775 persone hanno varcato la soglia dei Centri Caritas, un esercito silenzioso, figlio di dieci anni di crisi che hanno lasciato ferite profonde: +62,6% di richieste rispetto al 2014, con ondate più alte nei territori che si credevano più al sicuro dalle tempeste sociali. Il Nord, in passato terra promessa, ha visto crescere del 77% le domande d'aiuto. Quello che più inquieta è la cronicità che questi numeri raccontano: non più emergenza, ma condizione che si annida, si fa casa, abitudine amara.
Povertà assoluta (Italia) |
5,6 milioni di persone |
Popolazione senza risorse sufficienti (%) |
9,7% |
A rischio povertà o esclusione (%) |
23,1% |
Anche il sudore può diventare vano. Il 30% degli occupati non arriva a fine mese. È questa la beffa: il lavoro non è più scudo. Si chiamano "working poor", lavoratori impoveriti da stipendi che si sgretolano davanti agli aumenti insopportabili e alle spese impreviste. Li incontro ogni giorno: uomini e donne che si vergognano a domandare, che sentono sulle spalle il peso di un sistema che promette, ma più spesso tradisce.
E il volto delle famiglie ad essere cambiato prima di tutto. Il 63,4% degli assistiti ha bambini da accudire: giorni scanditi dal pensiero fisso di una cena che deve bastare per tutti. Il tessuto sociale è mutato, si è fatto più multiculturale: il 56,2% degli assistiti è straniero, il 42,1% italiano. Arrivano da 180 paesi, eppure il bisogno è lo stesso: dignità, una casa, la speranza in qualcosa di più. L'immagine di una madre che stringe il figlio in attesa di un pacco viveri è la sintesi di tutto quello che la povertà, inflessibile, chiede in cambio dei suoi favori: la pace dei sogni.
Famiglie con figli (tra assistiti) |
63,4% |
Stranieri tra gli assistiti |
56,2% |
Italiani tra gli assistiti |
42,1% |
La povertà è più intensa quando manca l'istruzione: il 13% delle famiglie con basso titolo di studio si trova tra i nuovi poveri; solo il 4,6% tra chi ha almeno un diploma. La diseguaglianza si trasforma così in spirale, avvitando il destino delle generazioni. Il sapere, destino arduo da conquistare.
Quasi il 10% della popolazione, sono stati costretti a rinunciare a prestazioni mediche essenziali: costi e attese, spesso troppo lunghi, pesano come macigni. Nel vortice di queste condizioni, il 15,7% degli assistiti Caritas è segnato da una vulnerabilità sanitaria. La salute, diritto costituzionale, si rivela privilegio negato tra attese che diventano sentenze e richieste che si perdono nell’indifferenza di sistemi ridotti all’osso.
Anche se l’inflazione è scesa (+1%) rispetto agli anni passati, il potere d’acquisto si è eroso: dal 2019 al 2024 le retribuzioni reali hanno perso il 4,4%; rispetto al 2008, il calo è dell’8,7%, dato più cupo tra i paesi del G20. I prezzi si impennano: alimentari +2,4%, istruzione +2,9%, energia +12,7%. Ogni pasto, ogni bolletta costringe a scelte impossibili.