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Previsioni su titoli di stato, obbligazioni e azioni per il 2026 da Unicredit

di Marcello Tansini pubblicato il
Investimenti per Unicredit

Le previsioni Unicredit sui mercati finanziari per il 2026 affrontano scenari macroeconomici, l'impatto delle banche centrali, strategie su bond e azioni, diversificazione, rischi e opportunità.

I mercati finanziari globali si affrontano il 2026 con nuove sfide e opportunità, emerse a seguito di profondi cambiamenti nella politica monetaria e nelle strategie di investimento. In questo contesto, istituzioni bancarie come Unicredit assumono una posizione centrale nell'analisi delle tendenze e nella ricalibrazione dei portafogli dei clienti, grazie a competenze trasversali e riconosciuta affidabilità.

Le tensioni geopolitiche, le dinamiche legate all'intelligenza artificiale e le decisioni delle banche centrali hanno ridefinito le priorità degli investitori, spingendo verso un approccio sempre più prudente e diversificato. Gli esperti di Unicredit propongono dunque nuove strategie su bond e azioni, sostenendo, per chi intende affrontare i prossimi anni, la necessità di valutare attentamente la scadenza dei titoli, la distribuzione geografica e la tenuta valutaria dei portafogli. Sotto la lente d'ingrandimento, le emissioni obbligazionarie e l'esposizione all'azionario europeo ed emergente, a fronte di una graduale riduzione della componente tecnologica statunitense.

Previsioni macroeconomiche e contesto delle banche centrali nel 2026

Secondo gli analisti, il 2026 prende forma in uno scenario in cui la crescita del PIL statunitense mostra segnali di accelerazione grazie a minori pressioni fiscali sulle imprese e a nuovi incentivi per gli investimenti industriali. Tuttavia, il mercato del lavoro Usa si presenta meno dinamico rispetto agli anni precedenti, con la disoccupazione che dovrebbe restare inferiore al 5%. L'inflazione, ancora sopra il target del 2% fissato dalla Federal Reserve, rappresenta una variabile rilevante nelle decisioni degli investitori.

Il percorso dei tassi di interesse segnato dalla Fed ha visto tre successivi tagli che hanno portato il livello al 3,5-3,75%. Nonostante questa politica espansiva, le aspettative del team di strategist Unicredit puntano per il prossimo anno a un solo ulteriore taglio, salvo che le scelte del nuovo presidente americano non imprimano una svolta alle politiche monetarie. L'interpretazione delle mosse delle banche centrali resta quindi determinante per l'allocazione degli investimenti, in quanto influisce direttamente sulle valute, in particolare sul dollaro, e sulla struttura dei rendimenti obbligazionari.

In Europa, la Banca Centrale Europea mantiene un approccio graduale, con una particolare attenzione alla solidità dei titoli di Stato a breve e medio termine e alla sostenibilità del debito pubblico di Paesi chiave dell'area euro. I mercati emergenti, dal canto loro, sono influenzati sia dal contesto macro globale sia dalle politiche domestiche di sostegno alla crescita, soprattutto in Asia e America Latina.

Bond Unicredit e titoli di Stato: strategie e caratteristiche

I consigli strategici di Unicredit evidenziano la preferenza per obbligazioni a scadenza inferiore ai cinque anni, in particolare titoli dell'Eurozona, considerate le prospettive di stabilità relativa e protezione da rischi di cambio. Questa linea guida nasce dalla necessità di trovare equilibrio tra rendimento e rischio in uno scenario caratterizzato dalla volatilità, dove una eccessiva esposizione al dollaro potrebbe compromettere la performance complessiva a causa delle oscillazioni valutarie previste per il biglietto verde.

Tra le nuove emissioni spicca il bond Unicredit 4,50% (ISIN IT0005638371), lanciato nella primavera 2025 e acquistabile sia su MOT che su Bond-X di Borsa Italiana. Questo titolo cumulative callable, con durata massima di 13 anni ma possibilità di rimborso anticipato annuale su decisione dell'emittente, si distingue per flessibilità e appeal verso investitori retail alla ricerca di una combinazione tra sicurezza e rendimento. Il tasso fisso lordo del 4,50% viene pagato alla scadenza naturale del 2038 o al richiamo anticipato, soluzione che consente a Unicredit di adattare l'offerta alle condizioni di mercato e ai futuri scenari dei tassi di interesse.

Oltre ai bond retail, l'istituto bancario ha avuto un ruolo attivo sul fronte delle emissioni istituzionali. Citiamo il bond senior non-preferred a sei anni per 1,25 miliardi di euro, destinato a investitori istituzionali, con cedola al 3,20% e domanda superiore a tre volte l'ammontare offerto, ulteriore segnale della solidità del brand Unicredit e dell'ottimo posizionamento presso gli investitori europei. Il differente posizionamento sui mercati primari è confermato anche da ulteriori emissioni, tra cui bond subordinati Tier 2 a 12 anni e obbligazioni senior preferred a tasso variabile o fisso, a testimonianza di una gamma articolata e adattiva alle diverse esigenze di rischio-rendimento.

Scenari sull'azionario: meno tech Usa, focus su Europa e mercati emergenti

Unicredit propone una ricalibrazione delle esposizioni sul comparto azionario, riducendo il peso delle big tech statunitensi a vantaggio di un maggiore bilanciamento verso Europa e mercati emergenti. La performance eccezionale dei principali titoli tecnologici Usa, valutati a multipli elevati, rischia infatti di produrre volatilità in caso di risultati finanziari non all'altezza delle aspettative.

Secondo gli esperti, la situazione attuale differisce rispetto alla bolla dot-com: i top player del segmento tech risultano oggi sostenuti da utili concreti e alti livelli di liquidità, anche se la selezione dei vincitori e dei vinti nell'ambito della rivoluzione AI richiederà tempo e potrebbe comportare correzioni di mercato nei prossimi due-tre anni.

L'esposizione sulle piazze europee e, con maggior enfasi, sui mercati emergenti viene vista come strategica. In particolare, la Cina propone quotazioni più convenienti rispetto agli Stati Uniti, pur in presenza di contributi al PIL mondiale ormai simili. L'Europa, grazie a politiche fiscali espansive e investimenti in settori strategici come la difesa, mostra solidità e supporta società con multipli meno esasperati, come le banche, che possono beneficiare di un ciclo economico positivo.

L'importanza della diversificazione: portafoglio, oro e rischio valute

La diversificazione resta una colonna portante delle strategie di investimento suggerite. Gli analisti indicano un modello di portafoglio:

  • 60% obbligazionario, privilegiando emissioni con scadenze non superiori a cinque anni e rating investment grade, con particolare focus sui titoli di Stato dell'Eurozona;
  • 30% azionario, suddiviso fra Europa, Stati Uniti (con un peso ridotto sul segmento tech) e mercati emergenti;
  • 10% oro, che ha registrato una crescita superiore al 65% nel 2025 e viene considerato strumento di tutela del capitale nelle fasi di alta inflazione o incertezza geopolitica.
Particolare attenzione è riservata al rischio di cambio: punta su una minore esposizione al dollaro, per mitigare l'impatto di possibili deprezzamenti dovuti a politiche monetarie espansive da parte della Fed e ad ampie emissioni di debito Usa. Il portafoglio suggerito mantiene coerenza con le più recenti best practices in materia di allocazione, garantendo un bilanciamento fra crescita potenziale e contenimento delle perdite.

Rischi e opportunità del 2026: correzioni di mercato, IA e rating

L'orizzonte 2026 presenta rischi e opportunità che meritano un'analisi attenta. Eventuali correzioni di mercato sono considerate probabili entro i prossimi due-tre anni, specialmente nel segmento tech, a seguito della selezione naturale imposta dalla nuova rivoluzione digitale e dalla progressiva integrazione dell'intelligenza artificiale nei processi produttivi.

Nonostante l'assenza di segnali di bolla simili a quella dei primi anni 2000, secondo Unicredit, la fragilità di alcuni business model, le valutazioni elevate e la variabilità degli utili potranno accentuare la volatilità. La capacità degli investitori di riconoscere i trend sostenibili e le aziende resilienti sarà determinante per mitigare le perdite.

Dal lato obbligazionario, l'istituto guidato da Andrea Orcel ha ricevuto diversi upgrade dei rating da Moody's, S&P, Fitch e Scope. Le agenzie riconoscono il miglioramento della qualità del credito e sottolineano la diversificazione geografica e la solidità patrimoniale dell'emittente, come evidenziato nei recenti report riguardanti l'andamento trimestrale e la distribuzione di dividendi, tuttavia sempre in un contesto di rigide supervisione della BCE (Supervisory Review and Evaluation Process - SREP). Le valutazioni positive rafforzano la percezione di affidabilità, con ricadute favorevoli sulle nuove emissioni e sulla fiducia degli investitori.