Le recenti misure sui dazi imposte dalla Cina colpiscono vari prodotti lattiero-caseari italiani ed europei, generando nuove sfide per esportazioni, aziende e filiera, ridefinendo scenari e rapporti commerciali con l'UE.
Le relazioni commerciali tra Unione Europea e Cina hanno conosciuto una notevole intensificazione negli ultimi anni, sia in termini di volumi scambiati che di accordi regolamentari. Tuttavia, a partire da fine dicembre 2025, nuove misure restrittive cinesi avanzano sullo scenario economico, incidendo profondamente sulle dinamiche tradizionali del commercio internazionale di beni agroalimentari. L’origine di queste tensioni risale a una serie di scambi di indagini e dazi tra Bruxelles e Pechino, in un contesto dove la reciproca difesa delle rispettive industrie è divenuta priorità strategica.
Nel settore lattiero-caseario, l’Unione Europea rappresenta un fornitore chiave per il mercato cinese, seconda solo alla Nuova Zelanda per i flussi di esportazione. Le nuove imposizioni doganali introdotte da Pechino – che si attestano su valori compresi tra il 21,9% e il 42,7% – sono state motivate da un’indagine antisovvenzioni avviata nell’agosto 2024, su richiesta delle principali associazioni industriali cinesi. Secondo il Ministero del Commercio cinese, i prodotti provenienti dal territorio europeo beneficerebbero di sussidi tali da arrecare un grave danno al comparto locale, consolidando così la volontà di proteggere l’industria nazionale e di riequilibrare la concorrenza.
L'intervento rientra in una più ampia strategia di risposta a precedenti misure UE in materia di veicoli elettrici. Tale scelta rappresenta un punto di svolta per il settore lattiero-caseario, aprendo nuovi interrogativi sulle modalità di accesso al mercato cinese e sulle prospettive di crescita delle esportazioni europee nel medio periodo.
L’elenco dei beni colpiti dalle nuove tariffe si distingue per ampiezza, coprendo molteplici categorie che costituiscono pilastri delle esportazioni alimentari comunitarie. Il provvedimento cinese, in vigore dal dicembre 2025, coinvolge in particolare:
| Azienda/Paese | Aliquota daziaria |
| Sterilgarda Alimenti SpA (Italia) | 21,9% |
| FrieslandCampina Belgium N.V. / Nederland B.V (Belgio/Olanda) | 42,7% |
| Circa 10 aziende francesi | 29,7% |
| Altre 50 aziende (Italia, Francia, Germania, ecc.) | 28,6% |
| Aziende UE non partecipanti all’indagine | 42,7% |
Secondo le comunicazioni ufficiali cinesi, tutte le imprese che non hanno aderito direttamente all’indagine saranno soggette all’aliquota massima, incidendo notevolmente su operatori di piccole e medie dimensioni che affidavano parte importante del proprio export al mercato cinese. La Panda dei codici doganali interessati segna una varietà di prodotti dal fresco al trasformato, coinvolgendo anche ingredienti ad alto valore aggiunto per l’industria alimentare cinese.
Il provvedimento segue la prassi delle normative vigenti in ambito OMC e delle leggi cinesi in materia di concorrenza e tutela dell’industria interna, affermando l’impatto dei presunti sussidi UE come causa di danni rilevanti ai produttori locali. Dunque, l’intera gamma dei prodotti lattiero-caseari esportati da molte imprese europee si trova improvvisamente sottoposta a condizioni di scambio meno vantaggiose, con effetti immediati e prolungati su ordini, contratti e prospettive di lungo termine.
L’introduzione delle nuove misure doganali da parte della Cina comporta ricadute a catena sulla struttura economica delle imprese lattiero-casearie europee, con particolare accento su quelle italiane fortemente orientate all’export extra-europeo. Il nuovo scenario, segnato da aumenti tariffari anche superiori al 40%, determina:
Sul fronte delle esportazioni aggregate UE, l’imposizione dei nuovi dazi rischia di ridurre sensibilmente i volumi destinati alla Cina, da sempre mercato di sbocco strategico per latte in polvere, burro e creme. Nel 2023, la Cina risultava il secondo mercato mondiale per domanda di latte scremato europeo e il quarto per burro e latte intero, evidenziando l’importanza dei flussi commerciali ora messi a rischio.
La filiera a monte e a valle – coinvolgendo agricoltori, cooperative, trasportatori, lavoratori nell’indotto e servizi collegati – potrebbe subire effetti di rallentamento degli investimenti, accresciuta instabilità e possibili tagli occupazionali, soprattutto nelle aree rurali specializzate nella produzione primaria di latte e derivati.
Le istituzioni europee e i governi nazionali sono chiamati ad affrontare la situazione, sia con misure di supporto diretto alle imprese colpite che attraverso il dialogo diplomatico con Pechino, per prevenire ulteriori inasprimenti. Il rispetto dei principi stabiliti dall’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) e delle normative cinesi viene invocato quale base per la ricerca di soluzioni equilibrate, che tengano conto degli interessi di entrambe le economie e delle famiglie produttive impegnate nel comparto lattiero-caseario europeo.