La svalutazione è un fattore chiave nella scelta di un'auto nuova: modelli, marca, segmenti e variabili come chilometraggio e carburante incidono sulla tenuta di valore nel tempo. Confronti e strategie per orientarsi al meglio.
L’acquisto di un veicolo è uno dei maggiori impegni economici affrontati nell’arco della vita. Tuttavia, pochi considerano che gran parte del valore di una vettura nuova viene persa rapidamente. La svalutazione è un fenomeno che colpisce ogni segmento, ma con percentuali diverse a seconda della marca, del modello e di altri aspetti collegati all’affidabilità e alla domanda nel mercato dell’usato.
I costruttori riconosciuti per affidabilità, come Toyota e Honda, consentono ai propri modelli di conservare buona parte del valore originario dopo diversi anni.
Anche marchi premium come Mercedes-Benz, BMW, Volvo e Audi garantiscono una certa stabilità del valore residuo, soprattutto nei modelli più richiesti e dotati di assistenza tecnologica avanzata. Al contrario, alcuni modelli di lusso possono conoscere perdite di valore più accentuate per via di costi di gestione elevati o tecnologie che rapidamente diventano superate.
I dati recenti indicano che le city car e le compatte restano tra i veicoli con la minore svalutazione annua. Questi segmenti beneficiano di una domanda costante, soprattutto nelle aree urbane. Veicoli come Fiat Panda e Renault Twingo si distinguono per una perdita di valore contenuta (circa il 3% annuo per la Panda), grazie anche alla ridotta offerta di automobili con motore endotermico di piccola cilindrata e a una urbanizzazione crescente che ne aumenta la richiesta. Ecco quindi che le auto più resistenti alla svalutazione sono:
Modello |
Svalutazione (%) dopo 3-5 anni |
Fiat Panda |
14-15% (in 4-5 anni) |
Fiat 500 |
37,1% |
Hyundai i20 |
27,6% |
Toyota Yaris |
26,5% |
Toyota RAV4 |
28% (3 anni) |
Mazda CX-5 |
30% (3 anni) |
Volkswagen Tiguan |
circa 35% (3 anni) |
Dacia Duster |
35% (3 anni) |
Jeep Wrangler |
30% (5 anni) |
Porsche 911 |
in alcuni casi rivalutazione |
Modelli di prestigio come Range Rover, Audi Q7 e BMW spesso registrano un’elevata svalutazione a pochi anni dall’acquisto (Range Rover arriva fino al 58,97% in 5 anni). Anche molte auto sportive, se non particolarmente esclusive o con una produzione limitata, possono vedere velocemente il proprio prezzo dimezzato. Solo Porsche 911 o Alpine A110, in alcuni casi, rappresentano eccezioni positive, mantenendo o addirittura aumentando il loro valore se in condizioni ottimali e con basse tirature.
I SUV e i crossover hanno conquistato fette crescenti di mercato e mostrano una discreta resistenza alla perdita di valore, soprattutto se si tratta di modelli compatti o popolari nell’usato (es. Toyota RAV4, Volkswagen Tiguan, Dacia Duster). Tuttavia, i SUV di lusso soffrono di una decrescita più rapida. Jeep Wrangler rappresenta un esempio virtuoso grazie a una domanda stabile sia nel nuovo che nell’usato.
Le auto elettriche hanno inizialmente mostrato una svalutazione accelerata legata all’incertezza sulla durata delle batterie e al rapido progresso tecnologico. Tuttavia, alcuni modelli come Tesla Model 3 stanno mantenendo meglio il loro valore residuo rispetto al passato, restando comunque dietro alle auto convenzionali. Le ibride, invece, grazie alla reputazione di affidabilità (Toyota), faticano meno a conservare il valore d’acquisto.
Nel momento stesso in cui una vettura esce dal concessionario, subisce una perdita di valore che si aggira attorno al 10-15%. Questo declino è più marcato nel primo anno, ma prosegue, seppur con intensità minore, per tutta la vita dell’auto. In media, nei primi cinque anni, la decurtazione può raggiungere il 50%, mentre dopo dieci anni la percentuale può toccare anche il 70-80%. L’andamento della decrescita si attenua man mano che l’auto invecchia, ma resta influenzato sia da fattori oggettivi sia dalle percezioni del mercato dell’usato.
I fattori che influenzano la perdita di valore delle auto sono numerosi: