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Quali sono le parolacce e offese che si possono dire senza rischiare denuncia secondo la Cassazione

di Marianna Quatraro pubblicato il
parolacce non offese

Quali insulti e parolacce si possono ormai tranquillamente dire senza correre alcun rischio secondo recenti sentenze della Cassazione: i chiarimenti

Quali sono le parolacce e offese che si possono dire senza correre rischi? Le parolacce dirette a qualcuno possono far scattare la richiesta di risarcimento del danno per ingiuria o diffamazione, che diventa anche reato, ma alcune sono ritenute insulti che si possono dire senza conseguenze. 

  • Quali parolacce si possono dire senza correre rischi secondo la Cassazione
  • Ma in molti casi scatta il reato di diffamazione con relative sanzioni 


Quali parolacce si possono dire senza correre rischi secondo la Cassazione

Stando a quanto deciso dalla sentenza n. 34442/17 della Corte di Cassazione, le parolacce che si possono dire senza subire alcuna conseguenza sono le seguenti:
  • coglione, ma solo se inteso nel senso di scemo, sprovveduto, ingenuo, deficiente;
  • vaffanculo, che ormai per la stessa Cassazione è diventato un termine di uso comune, che non è neanche un’ingiuria;
  • rompipalle;
  • cazzate, che, sempre secondo la Cassazione, pur trattandosi di una parola irrispettosa, è entrata a far parte del lessico corrente;
  • mi hai rotto i coglioni.
In quest’ultimo caso, la Cassazione, con la sentenza 19223/13, ha spiegato che questa espressione non è ritenuta offensiva, se utilizzata per dire a qualcuno di non infastidire.

Ma in molti casi scatta il reato di diffamazione con relative sanzioni 

Non si corre, dunque, alcun rischio nel dire insulti o parolacce secondo le condizioni stabilite dalla Cassazione, ma in molti casi dire parolacce a qualcuno è diffamazione, che è reato, mentre l’ingiuria è stata depenalizzata nel 2016.

Nei casi di diffamazione, generalmente, la parte offesa può presentare una querela ai carabinieri o direttamente alla Procura della Repubblica, a cui spetta poi il compito di decidere se chiedere l’archiviazione, e quindi non c’è alcun seguito, o esercitare l’azione penale, che dà il via al processo.

In quest’ultimo caso, la persona offesa può anche ottenere il risarcimento del danno subito costituendosi parte civile nel giudizio a mezzo di un avvocato.

E’, inoltre, prevista una sanzione da 200 a 12mila euro.