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Quali sono le università con meno iscritti rispetto ai posti di lavoro richiesti in Italia

di Marcello Tansini pubblicato il
Posti di lavoro

Le lauree in Matematica, Fisica e Statistica continuano a registrare numeri modesti di immatricolati, ma il loro peso sul mercato del lavoro cresce.

Nell'universo delle professioni sanitarie, la distanza tra studenti iscritti e posti di lavoro disponibili è abissale. Gli ultimi dati diffusi da FNOPI e confermati dai report ufficiali parlano di una carenza che supera le 65 mila unità solo per gli infermieri, senza contare fisioterapisti, ostetriche e tecnici sanitari. Questo squilibrio è reso ancora più drammatico dal progressivo invecchiamento della popolazione italiana, che spinge la domanda di assistenza verso picchi mai raggiunti in precedenza.

Nonostante la chiara evidenza di un fabbisogno in crescita, i corsi di Infermieristica restano a numero programmato, con posti limitati che non riescono a colmare i pensionamenti e le nuove esigenze territoriali. Le università registrano ogni anno migliaia di domande di ammissione che superano di gran lunga l'offerta formativa, ma la rigidità del sistema impedisce di aumentare rapidamente i laureati disponibili. Così, mentre ospedali e RSA segnalano difficoltà di reclutamento, le aule universitarie restano paradossalmente sottodimensionate rispetto alle necessità del Paese.

Il risultato è che molte strutture italiane finiscono per cercare infermieri all'estero, alimentando un flusso migratorio inverso rispetto a quello tipico dei professionisti italiani. In altri termini, mentre i nostri giovani vanno fuori per specializzarsi in ambiti ad alta tecnologia, le aziende sanitarie italiane reclutano in Romania, Spagna o America Latina per colmare i vuoti. La sproporzione tra posti di lavoro disponibili e studenti formati in Italia rimane dunque una delle più evidenti di tutto il sistema universitario.

Ingegneria industriale ed energetica

Le indagini Unioncamere-Excelsior mostrano con chiarezza che gli ingegneri industriali, elettrici, elettronici e meccanici sono tra i profili più richiesti e allo stesso tempo più difficili da reperire. Nonostante le matricole universitarie in generale siano in lieve crescita, i corsi specifici legati a settori come energia, automazione e produzione industriale non vedono incrementi sufficienti per soddisfare la domanda del tessuto produttivo. Le aziende italiane, impegnate nella doppia transizione digitale ed ecologica, segnalano di non riuscire a coprire le posizioni disponibili.

Mentre cresce l'interesse verso corsi come biomedico o informatica, alcuni indirizzi storici dell'ingegneria industriale registrano cali o stagnazioni nelle iscrizioni. Questo fenomeno produce un paradosso: in un Paese che vive di manifattura, sono proprio i corsi che formano figure centrali per il funzionamento delle fabbriche e delle filiere energetiche a non attrarre abbastanza studenti. L'effetto finale è un mismatch che rischia di frenare la competitività delle imprese italiane.

Chi si iscrive a questi corsi gode di un vantaggio competitivo enorme. I dati AlmaLaurea mostrano che i laureati in ingegneria industriale trovano lavoro in tempi molto rapidi, con retribuzioni superiori alla media nazionale e con prospettive di crescita professionale costanti. Ma questo successo individuale non compensa il problema sistemico: i numeri restano troppo bassi per coprire i fabbisogni stimati per il quinquennio 2025-2029.

ICT e Cybersecurity

Nel comparto delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, il divario tra posti disponibili e studenti iscritti si allarga di anno in anno. Il boom della cybersecurity, spinto da normative europee e da attacchi sempre più frequenti, ha creato una domanda che le università italiane non riescono a soddisfare. Gli iscritti a corsi di Informatica, Ingegneria informatica e Data Science crescono, ma non abbastanza da colmare un mercato del lavoro in continua espansione.

Un ulteriore elemento di squilibrio è la costante emigrazione dei laureati STEM verso Paesi come Germania, Francia o Regno Unito, dove le condizioni salariali sono spesso più vantaggiose. Questo restringe ancora di più la disponibilità di professionisti sul mercato interno. In pratica, non solo gli iscritti non bastano, ma una parte significativa dei laureati lascia l'Italia subito dopo il titolo.

Il risultato è che molte imprese italiane, soprattutto PMI, faticano ad avviare progetti di digitalizzazione e di protezione dei dati, semplicemente perché non trovano figure preparate. I report Excelsior parlano di difficoltà di reperimento che superano il 50% per alcune specializzazioni. La transizione digitale rischia quindi di rallentare non per mancanza di risorse economiche, ma per un deficit strutturale nella formazione universitaria.

Matematica, Fisica e Statistica

Le lauree in Matematica, Fisica e Statistica continuano a registrare numeri modesti di immatricolati, ma il loro peso sul mercato del lavoro cresce. Queste discipline alimentano settori come la finanza quantitativa, la data science, la modellistica industriale e la ricerca applicata. La richiesta di profili analitici, capaci di tradurre numeri in strategie, è in forte aumento, ma le aule universitarie non si riempiono a sufficienza.

Oltre all'industria, queste lauree offrono sbocchi solidi anche nel campo dell'insegnamento STEM, un settore a sua volta in difficoltà per carenza di docenti qualificati. Il Ministero segnala la necessità di migliaia di nuovi professori di matematica e fisica nelle scuole secondarie, ma i laureati disponibili non sono sufficienti a soddisfare il fabbisogno. Questo genera ulteriori tensioni in un sistema educativo già sotto pressione.

Per chi sceglie questi percorsi, il rapporto posti di lavoro disponibili rispetto a studenti laureati è uno dei più favorevoli in assoluto. Non sorprende che AlmaLaurea registri tassi di occupazione in crescita costante e retribuzioni che si allineano rapidamente a quelle delle professioni più consolidate.

Tecnologie verdi e transizione ecologica

La corsa alle energie rinnovabili, al risparmio energetico e alla gestione dei rifiuti ha generato una domanda di ingegneri ambientali ed energetici che cresce ogni anno. Le aziende chiedono progettisti di reti intelligenti, esperti di impianti green e tecnici capaci di monitorare parametri ambientali complessi. Tuttavia, gli iscritti ai corsi specifici rimangono ancora contenuti, con differenze tra Nord e Sud Italia.

Il PNRR ha accelerato la spinta verso infrastrutture sostenibili e comunità energetiche, ma molte amministrazioni e aziende segnalano la difficoltà di reperire i tecnici necessari. Le università hanno attivato nuovi corsi, ma la loro attrattiva non è ancora sufficiente a generare coorti di studenti adeguate.

Le prospettive di carriera e di salario sono ottime, eppure gli studenti italiani sembrano meno inclini a scegliere questi percorsi rispetto a settori percepiti come più “trendy”, come ICT o biomedico. L'esito è un mismatch che potrebbe frenare la transizione ecologica, proprio nel momento in cui la politica europea ed italiana la considera prioritaria.



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