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È vero che ci sono aziende che non assumono mai per regole interne i laureati delle università online digitali?

di Marcello Tansini pubblicato il
Laureati delle università online

Negli ultimi anni la percezione delle aziende nei confronti degli atenei digitali è cambiata: un numero di datori di lavoro riconosce che la modalità telematica può offrire percorsi validi

La laurea conseguita presso un ateneo telematico riconosciuto ha pieno valore legale, come quella rilasciata da un'università tradizionale. Secondo le fonti, se l'istituto è accreditato dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca o dal suo predecessore, il titolo è equipollente nelle materie previste. Questo significa che può essere utilizzata per accedere a concorsi pubblici, iscriversi a master, dottorati o qualsiasi iter che richieda laurea.

Ma la validità legale non azzera automaticamente ogni fattore di valutazione nel mondo del lavoro. Le aziende, da parte loro, possono avere criteri di selezione interni in cui il tipo di ateneo, il prestigio dell'istituzione o le modalità di fruizione del percorso (online vs in presenza) giocano un ruolo. In altri termini, il fatto che il titolo valga non implica che venga sempre valutato allo stesso modo da tutti i datori di lavoro.

Per lo studente che opta per un ateneo telematico risulta dunque fondamentale tenere presente non solo il riconoscimento formale, ma anche la reputazione dell'ateneo, la qualità del percorso, l'esperienza acquisita e le competenze sviluppate. In sintesi: il titolo è valido, ma non è l'unico elemento che i potenziali datori di lavoro prendono in considerazione.

Come le imprese guardano alle università online

Negli ultimi anni la percezione delle aziende nei confronti degli atenei digitali è cambiata: un numero crescente di datori di lavoro riconosce che la modalità telematica può offrire percorsi validi e adeguati, soprattutto se ben progettati. Ad esempio, studi recenti evidenziano che gli atenei telematici che investono in docenti di qualità, piattaforme interattive e stage virtuali ottengono una miglior considerazione.

Nonostante questa evoluzione, permane un punto di frizione quando si tratta di ruoli fortemente orientati al lavoro di squadra, alla sperimentazione in laboratorio o all'esperienza in presenza: in questi casi alcuni recruiter continuano a preferire candidati che abbiano vissuto un percorso tradizionale. In altre parole, il titolo online non è condannato, ma può partire con un lieve svantaggio percepito.

In fase di selezione, quindi, il titolo accademico è solo uno dei fattori che le imprese valutano: coerenza del percorso con la posizione, competenze tecniche acquisite, esperienze extra-curriculari, motivazione del candidato e contesto dell'ateneo sono altrettanto decisive. Per chi proviene da un ateneo telematico, puntare a dimostrare competenze concrete e applicate può fare la differenza.

Perché può accadere che alcune aziende escludano lauree online

In un numero limitato di casi, alcune aziende adottano filtri interni che privilegiando determinate università o determinate modalità formative escludono implicitamente i laureati delle università telematiche. Questo avviene spesso in contesti molto selettivi, ad esempio in consulenza strategica, investment banking o grandi gruppi internazionali, dove il brand universitarioè visto come un indicatore rapido di qualità.

Questa non è una regola generale né una norma legale: è piuttosto una preferenza organizzativa. In molte aziende e in particolare nelle PMI italiane, il focus è sulla coerenza tra studi e funzione aziendale, sull'esperienza del candidato e sulle competenze piuttosto che sulla modalità universitaria.

Se ci si trova nella condizione di essere laureati presso un ateneo telematico, è utile avere consapevolezza del fatto che potrebbero esserci aziende più esigenti riguardo al percorso accademico, ma questo non significa che tutte o la maggior parte escludano tali lauree. La chiave sta nella capacità del candidato di mettere in luce il valore aggiunto del proprio percorso, fare emergere esperienze concrete e dimostrare di aver costruito un profilo solido.

Considerazioni per lo studente e per il laureato

Chi oggi valuta un percorso universitario online deve guardare oltre la sola modalità: occorre verificare che l'ateneo sia accreditato, che abbia una buona reputazione, che offra opportunità di tirocinio o progetti pratici e che si collochi bene nel mercato del lavoro. I numeri italiani mostrano che le università telematiche in dieci anni sono cresciute in modo significativo, passando da poche decine di migliaia di iscritti a centinaia di migliaia.

Dopo la laurea, soprattutto se conseguita online, diventa ancora più cruciale costruire un profilo con esperienze tangibili, magari attraverso stage, progetti, volontariato o certificazioni che rinforzino la praticità delle competenze. In questi termini, il candidato può superare eventuali scetticismi relativi al canale formativo utilizzato.

Nel contesto italiano del 2025, la laurea telematica non è più un ripiego o una opzione di bassa qualità: è una scelta diffusa, in forte crescita, che risponde a esigenze di flessibilità e di aggiornamento. Tuttavia il mercato del lavoro, pur riconoscendo questa evoluzione, continua a operare filtri e preferenze. Far sì che quel titolo online non diventi un limite dipende da quanto chi lo ha conseguito riesce a trasformarlo in valore concreto per l'azienda.



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