A rendere il rendiconto uno strumento importante la possibilit di valutare l'impatto delle spese sui propri investimenti.
Se da un lato la normativa europea impone agli intermediari finanziari l'obbligo di fornire documenti chiari, completi e tempestivi, dall'altro la prassi dimostra che molte banche italiane si limitano a una applicazione formale e poco sostanziale dei principi di trasparenza.
Questi rendiconti - come argomenta Il Sole 24 Ore – dovrebbero consentire al risparmiatore di conoscere con precisione quanto ha pagato per i servizi finanziari ricevuti nel corso dell'anno precedente. In realtà, per molti clienti, anche nel 2025 il rendiconto resta un oggetto sconosciuto, difficilmente reperibile e spesso relegato in angoli poco visibili dell'home banking, senza alcuna notifica. In alcuni casi il documento viene addirittura accorpato ad altri rendiconti, come quelli relativi alla gestione del portafoglio o alla situazione patrimoniale. Vogliamo approfondire:
Una delle prime informazioni da cercare è la tabella riepilogativa dei costi, che deve indicare l'importo complessivo delle spese sostenute nel corso dell'anno. Il totale deve essere espresso sia in valore assoluto (in euro), sia in percentuale rispetto alla giacenza media del portafoglio. Occorre poi esaminare la suddivisione tra costi di consulenza, commissioni sui fondi comuni, oneri di custodia, costi amministrativi, oltre ai tributi e all'incidenza delle commissioni di performance.
Accanto a questa struttura, il rendiconto contiene anche il rendimento lordo e quello netto del portafoglio, così da rendere subito visibile quanto i costi abbiano inciso sull'efficacia degli investimenti. Anche nel 2025, sono ancora numerose le banche che omettono questo passaggio fondamentale o lo rendono di difficile interpretazioneì. Alcuni istituti scelgono di infarcire il documento con informazioni marginali o irrilevanti, diluendo l'attenzione del lettore e spostandola lontano dai dati più delicati, come le retrocessioni che sono una quota delle commissioni pagate ai consulenti.
Il cliente che riceve un rendiconto ha diritto a conoscere i costi totali e a richiedere una scomposizione analitica di tutte le voci. Questo diritto deve essere indicato all'interno del documento stesso, ma ancora oggi non tutte le banche ne danno evidenza oppure lo fanno in modo generico e poco comprensibile.
In particolare bisogna sapere che le commissioni di retrocessione, spesso ammontano anche al 70% dei costi complessivi nei fondi a gestione attiva, e vengono incassate dalla rete distributiva come premio per il collocamento di quei prodotti. Si crea un conflitto di interesse: il consulente può essere incentivato a proporre strumenti più redditizi per sé che per il cliente. Nei modelli di consulenza indipendente, questa dinamica è esclusa per regolamento: il cliente paga il servizio e non sono ammessi incentivi da parte delle case prodotto. Ma anche in questo caso, la trasparenza sulle tariffe applicate deve essere completa, dettagliata, e disponibile su richiesta.
Per approfondire si deve chiedere formalmente alla banca o al consulente un resoconto dettagliato che mostri quanto ha pagato, a chi lo ha pagato, e quale parte di quel compenso sia andata al singolo consulente.