Conoscere quali sono le percentuali 2025 di vittoria per un ricorso contro un licenziamento, e da cosa dipendono, è importante sia per lavoratori sia per imprese per capire come agire nel caso in cui si volesse fare.
Negli ultimi anni, il sistema di tutele in caso di licenziamento ha subito profonde trasformazioni. Il riferimento principale resta il Decreto sul Lavoro relativo al contratto a tutele crescenti, che ha ridimensionato le condizioni del reintegro.
L'attuale regime distingue tra aziende sopra e sotto la soglia dei 15 dipendenti e introduce indennizzi calibrati sull'anzianità, dai minimi di 12 fino a 36 mensilità. Per le imprese più piccole, il risarcimento previsto è soggetto a un tetto massimo, sebbene proposte referendarie recenti intendano eliminarlo, lasciando maggiore discrezionalità al giudice.
Chi può presentare ricorso contro il licenziamento
La possibilità di impugnare il licenziamento spetta a ogni lavoratore subordinato, inclusi:
- Assunti a tempo indeterminato o determinato
- Dipendenti di aziende pubbliche o private
- Collaboratori di cooperative
- Lavoratori delle piccole imprese (<16 dipendenti)
Sono, invece, escluse alcune figure, come i dirigenti apicali o i lavoratori autonomi.
È necessario, inoltre, rispettare termini rigorosi per l'impugnazione: per la decadenza si applica generalmente il termine di 60 giorni dalla comunicazione, mentre l'azione giudiziaria va avviata entro ulteriori 180 giorni.
Procedura per il ricorso contro il licenziamento
La procedura per presentare il ricorso prevede diversi passaggi:
- Impugnazione stragiudiziale: va presentata entro 60 giorni dal licenziamento, tramite lettera raccomandata o PEC al datore di lavoro.
- Conciliazione facoltativa: è possibile tentare un accordo presso le sedi previste.
- Ricorso giudiziale: se la conciliazione fallisce, entro 180 giorni si può agire in tribunale con un ricorso che specifichi le domande e i motivi di illegittimità.
Durante il processo, il giudice esamina
il motivo del licenziamento (disciplinare, per giusta causa, per giustificato motivo oggettivo o soggettivo) e verifica il corretto svolgimento della procedura prevista per legge.
Ultimi dati 2025: esiti dei ricorsi e possibilità di vittoria
Tipologia di licenziamento |
Esito favorevole al lavoratore (%) |
Fonte giurisprudenziale |
Licenziamenti disciplinari |
33-36 |
Tribunale di Biella 82/2025; Tribunale di Palmi 883/2024 |
Licenziamenti per motivi oggettivi |
28-31 |
Corte d'Appello Bari 586/2025; Tribunale di Napoli Nord 2853/2025 |
Licenziamenti per giusta causa |
21-24 |
Tribunale di Benevento 865/2024 |
Licenziamenti dichiarati nulli |
Oltre 40 |
Tribunale di Catania 1991/2025 |
Nel corso del 2025, i dati derivanti dalle principali sentenze su tutto il territorio nazionale indicano che la probabilità di una decisione favorevole per il lavoratore si attesta tra il 28% e il 36% nelle controversie per licenziamenti disciplinari e per motivi oggettivi.
Per i licenziamenti nulli (ad esempio, ritorsione o discriminazione), la percentuale di vittoria supera mediamente il 40%. L'esito varia considerevolmente a seconda della tipologia di inadempienza del datore e delle circostanze fattuali accertate dal tribunale.
Le statistiche sulle percentuali 2025 di vittoria per un ricorso contro licenziamento dipendono da numerosi fattori:
- Tipo di impresa: nelle piccole aziende la tutela reale è rara, mentre i risarcimenti economici subiscono limitazioni legislative, benché in via di revisione.
- Motivo del licenziamento: i ricorsi per licenziamenti discriminatori hanno maggiore successo rispetto a quelli legati a ristrutturazioni aziendali.
- Vizi procedurali: la mancata osservanza della procedura formale (ad esempio, l'assenza di comunicazione scritta) aumenta la probabilità di accoglimento.
- Documentazione e prove: la presenza di testimonianze e di prove documentali solide è determinante.
- Interpretazione giudiziale: la giurisprudenza locale e l'autorevolezza della difesa legale incidono significativamente sull'esito.
Tipologie di licenziamento e percentuali di successo nei ricorsi
Si possono individuare le seguenti principali
categorie di licenziamento:
- Licenziamento disciplinare: riguarda condotte ritenute gravi dal datore di lavoro; la vittoria dipende dalla fondatezza delle motivazioni e dal rispetto dell'art. 7 dello Statuto dei lavoratori. Nel 2025, il successo nei ricorsi si colloca fra il 33% e il 36%.
- Licenziamento per giustificato motivo oggettivo: collegato a esigenze organizzative o produttive, le nuove disposizioni normative lasciano meno spazio al reintegro, ma riconoscono risarcimenti economici. Percentuale di esito positivo tra il 28% e il 31%.
- Licenziamento per giusta causa: strettamente correlato a gravi inadempienze, la vittoria in giudizio è inferiore (21-24%), data la maggiore onerosità della dimostrazione del danno.
- Licenziamento nullo: situazioni di discriminazione, ritorsione o assenza totale di motivo. In tali casi, la tutela è piena e il successo del ricorso supera il 40%.