Dal 2006 il tuo sito imparziale su Lavoro, Fisco, Investimenti, Pensioni, Aziende ed Auto

Quanto costa aprire un conto in valuta estera nelle principali banche italiane, a cosa serve, procedure e tempi

di Marcello Tansini pubblicato il
Costi, commissioni e imposte

Sul piano economico, aprire un conto in valuta estera non comporta in genere un costo iniziale, ma il vero tema è legato alla gestione corrente e alle operazioni

Il conto corrente in valuta estera è uno strumento utile per gestire pagamenti ricorrenti in monete diverse dall’euro, ricevere stipendi in dollari o sterline, accreditare ricavi derivanti da attività freelance svolte per aziende estere o custodire liquidità in valute rifugio come il franco svizzero o il dollaro statunitense. In altre parole, aprire un conto in valuta consente di aggirare i costi di conversione e di proteggere parte del patrimonio da oscillazioni improvvise del tasso di cambio, mantenendo il denaro nella stessa valuta in cui si ricevono o si effettuano transazioni.

Le finalità di utilizzo sono molteplici: dal pagamento di mutui internazionali alla gestione di investimenti immobiliari all’estero, dal trasferimento di fondi verso paesi con valuta diversa fino alla semplice esigenza di evitare perdite su transazioni ripetute. Ma l’utilità di questo strumento dipende anche dai costi, dai tempi e dalla facilità di utilizzo, che variano a seconda dell’istituto bancario. In Italia, diverse banche propongono soluzioni per l’apertura di conti correnti in valuta estera, ognuna con caratteristiche operative, commissioni e condizioni contrattuali molto differenti.

Costi, commissioni e imposte: cosa prevedono le banche italiane

Sul piano economico, aprire un conto in valuta estera non comporta in genere un costo iniziale, ma il vero tema è legato alla gestione corrente e alle operazioni in entrata e in uscita. Prendiamo come primo esempio Intesa Sanpaolo, tra le prime banche italiane a offrire conti in valuta diversa dall’euro. Il servizio è disponibile solo in filiale e riguarda valute come dollaro USA, sterlina, franco svizzero, yen o corone norvegesi. L’apertura è gratuita, ma la gestione annuale può arrivare a 132 euro nel caso in cui la giacenza media superi i 5.000 euro, soglia oltre la quale scatta anche il pagamento dell’Ivafe, l’imposta sul valore dei prodotti finanziari detenuti all’estero, fissata in 34,20 euro annui per ogni conto in valuta.

Le commissioni per le operazioni sono tutt’altro che secondarie. Sempre in Intesa Sanpaolo, un bonifico in dollari verso un paese extra UE comporta un costo fisso di 17,60 euro, a cui si aggiunge una commissione proporzionale dello 0,22% dell’importo trasferito, con un massimo di 77 euro. Le stesse tariffe si applicano anche per i bonifici in entrata, che dunque non sono gratuiti come accade per i conti in euro. In caso di cambio valuta, la banca applica lo spread sul tasso di cambio, ovvero una differenza tra il tasso ufficiale e quello applicato al cliente, tra l’1% e il 2,5%, variabile in base alla valuta e al canale utilizzato.

Anche Unicredit consente di aprire conti correnti in valuta estera, ma limita la possibilità a clienti con esigenze comprovate e previa valutazione in filiale. I costi sono simili a quelli di Intesa: la gestione ha un canone annuo che varia dai 100 ai 150 euro, a seconda della tipologia di conto e dei servizi richiesti, mentre i bonifici in entrata e in uscita comportano una commissione fissa media di 15 euro, oltre alla percentuale variabile.

Banca Popolare di Sondrio, una delle poche realtà ad avere una struttura internazionale ben sviluppata, propone conti in valuta per residenti e non residenti, sia in forma individuale sia per imprese. I costi operativi sono inferiori rispetto ai grandi gruppi bancari, ma anche qui si applica una commissione sull’incasso assegni in valuta pari allo 0,15% dell’importo, con un minimo di 3 euro e un massimo di 50 euro.

Un’altra banca molto attiva in questo ambito è Romagna Banca - Credito Cooperativo, che prevede la possibilità di aprire conti multivaluta anche in franchi svizzeri e sterline, ma con tempi di lavorazione più lunghi e gestione in presenza. Le spese di incasso e prelievo sono simili a quelle di Popolare di Sondrio, ma il servizio è più personalizzato, pensato per piccoli imprenditori e professionisti del territorio.

Tempi e procedure per l’apertura

A differenza dei conti online o dei conti multivaluta digitali, per aprire un conto in dollari, franchi o sterline presso una banca tradizionale è necessario recarsi fisicamente in filiale, prenotare un appuntamento con un consulente e fornire una documentazione specifica, che varia da istituto a istituto. Oltre a un documento di identità e al codice fiscale, può essere richiesto di presentare prove della provenienza dei fondi, finalità dell’utilizzo, contratti con partner internazionali o documenti che giustifichino l’esigenza di operare in valuta diversa dall’euro. In caso di conti intestati a società o partite Iva, la documentazione aumenta e include bilanci, visure camerali e statuti.

I tempi medi di attivazione oscillano tra i 5 e i 15 giorni lavorativi, a seconda della valuta, della sede operativa della banca e delle verifiche antiriciclaggio. Alcune valute, come lo yen giapponese o il dollaro canadese, richiedono un’autorizzazione più lunga o la sottoscrizione di moduli specifici.

L’emissione di carte di debito associate al conto in valuta non è sempre disponibile: molte banche preferiscono non emettere strumenti di pagamento collegati a conti non in euro, per evitare problemi di tracciabilità o di compatibilità con i circuiti SEPA.

Leggi anche