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Quanto guadagnano i tassisti in media nel 2025? Il rapporto del Mef in 7 città italiane

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Quanto guadagnano i tassisti in media

Quanto guadagnano davvero i tassisti italiani nel 2025? Un'analisi dettagliata svela le differenze tra le principali città, il confronto tra redditi dichiarati e costi.

Il lavoro nel settore taxi, da anni parte integrante del trasporto pubblico non di linea in Italia, si trova al centro di un'attenta analisi per quanto concerne l'evoluzione dei redditi degli operatori. La parola chiave quanto guadagnano i tassisti dati Mef costituisce una delle domande più ricorrenti tra cittadini e osservatori economici, specie in seguito agli impatti della pandemia e alle successive riprese registrate fino al 2025.

I dati raccolti e diffusi dal Ministero dell'Economia e delle Finanze rappresentano la fonte principale per valutare la situazione reddituale delle auto bianche nelle principali piazze urbane del Paese, mettendo in luce sia le differenze territoriali sia le variabili emergenti, quali la digitalizzazione dei pagamenti e le strategie di controllo fiscale. È su questa base che si intende fornire una panoramica aggiornata dei guadagni medi dei tassisti, affrontando allo stesso tempo tematiche di sostenibilità economica, trasparenza e affidabilità delle informazioni a disposizione.

Redditi medi dei tassisti: dati nazionali e confronto tra le 7 città italiane principali

Secondo le ultime elaborazioni diffuse dal Dipartimento delle Finanze del Mef, il reddito medio dichiarato da chi opera con licenza taxi in Italia nel 2023 si attesta attorno a 17.904 € lordi annuali, corrispondenti a circa 1.492 € al mese. Questo valore è frutto della sintesi delle dichiarazioni fiscali relative al codice Ateco 49.32.10, inclusivo di tutte le tipologie giuridiche coinvolte nel trasporto pubblico non di linea. La ripresa dai minimi del 2020 appare evidente nei numeri, ma persiste una sostanziale stabilità nelle differenze regionali, con alcune grandi città che si attestano nettamente sopra la media e altre che restano più indietro, nonostante l'aumento percentuale sia stato trasversale. La convivenza fra bassi livelli dichiarati e costi professionali elevati solleva interrogativi su congruità e sostenibilità.

Città

Reddito medio annuo (€)

Incremento % 2022-2023

Firenze

24.160

17

Milano

22.551

15,2

Bologna

18.899

12,1

Torino

13.349

12,7

Roma

15.726

23,5

Napoli

12.791

25,4

Palermo

10.000

17,8

Firenze, Milano, Roma: il podio dei guadagni e le differenze con le altre città

  • Firenze emerge con una media di 24.160 € lordi, trainata da una forte attrattività turistica e da eventi internazionali. L'incremento del 17% rispetto all'anno precedente rende il capoluogo toscano l'area più redditizia, con margini che superano i 2.000 € mensili.
  • Milano, con i suoi 22.551 € annui e una crescita del 15,2%, si posiziona subito dopo. La presenza di una clientela d'affari e l'attività fieristica garantiscono volumi rilevanti, insieme a costi di esercizio però altrettanto elevati.
  • Roma si distingue soprattutto per la crescita più rapida (+23,5%), pur restando sotto i 16.000 € lordi annui, testimonianza di una differenza strutturale nella remunerazione del servizio nel centro Italia.

Napoli, Palermo, Torino e Bologna: le città con i redditi più bassi

  • Nel panorama nazionale, Napoli si attesta su valori annui di 12.791 €, segnalando la variazione più rilevante su base percentuale (+25,4%) ma mantenendo livelli assoluti distanti dalla media delle città settentrionali. Palermo aggiunge un ulteriore elemento di discontinuità socio-economica, chiudendo a 10.000 €, uno dei livelli più bassi tra le città osservate, nonostante l'incremento abbondantemente sopra il 15%.
  • Torino presenta 13.349 € annui (+12,7%), con dinamiche di mercato meno favorevoli rispetto ai poli di maggiore attrattività, mentre Bologna si concentra su 18.899 € (+12,1%), un valore intermedio, sostenuto sia dal tessuto economico locale che dal turismo.

Guadagni dichiarati vs costi: sostenibilità, valore delle licenze e dubbi sul sommerso

La distanza tra guadagni ufficiali e costi reali è uno degli elementi più dibattuti. L'acquisto di una licenza taxi si stima raramente sotto i 100.000 € – con punte che superano i 300.000 € nei mercati urbani più ricercati – a fronte dei redditi dichiarati. Questo squilibrio alimenta il dibattito pubblico sulla reale sostenibilità dell'attività, tenendo conto anche dei costi di gestione dell'autovettura, spesso superiori ai 35.000 €.

Una quota rilevante degli operatori ritiene che il sistema favorisca la sottodichiarazione dei ricavi, complice l'assenza di tracciabilità totale – il tassametro, pur essendo obbligatorio, non è collegato direttamente al sistema fiscale, e le ricevute cartacee hanno scarso valore per il fisco. Ne consegue che i dati Mef, pur rappresentando il riferimento normativo (vedi sito Ministero dell'Economia e delle Finanze), potrebbero non assorbire appieno il giro d'affari reale della categoria.

Impatto delle nuove regole sul pagamento elettronico (POS) e trasparenza fiscale

Dal 2023 è operativo l'obbligo permanente per i tassisti di accettare pagamenti elettronici tramite POS, emerso con il Dl n. 36/2022 coordinato al Dl 124/2019 (consultabile su Normattiva), con la finalità di promuovere la trasparenza fiscale e ridurre l'evasione.

Da tale anno, ogni corsa può essere regolata anche in digitale: questo passaggio, se da un lato promette di aumentare la tracciabilità dei pagamenti, dall'altro necessita di controlli stringenti per trasformare tale tracciabilità in maggiore affidabilità dei dati. Il confronto con la normativa vigente sugli scontrini elettronici e la mancata equiparazione della ricevuta taxi ne limitano, per ora, l'efficacia. Se ne attenderanno gli effetti a medio termine sulle dichiarazioni dei prossimi anni, presumibilmente più trasparenti.

L'analisi dei redditi dei tassisti dati Mef si fonda sulle dichiarazioni fiscali degli operatori inquadrati con il codice Ateco 49.32.10, ricomprendente sia lavoratori autonomi che società di capitali, persone fisiche, cooperative e partite IVA in regime forfetario. Le informazioni elaborate dal Dipartimento delle Finanze vengono pubblicate annualmente come dati provvisori, ma sono riconosciute come aderenti alla realtà consolidata storicamente (consultabili su finanze.gov.it). La metodologia di aggregazione tiene conto di tutti i soggetti che esercitano l'attività dichiarandola in modo ufficiale, rimanendo tuttavia condizionata dal livello di accuratezza e veridicità della dichiarazione stessa: pertanto, la comparabilità territoriale e la rappresentatività effettiva dei dati devono essere valutate con attenzione alla luce delle peculiarità del settore e delle prassi in uso.

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