Se la reazione nel giorno dell'annuncio oggi ampiamente riconosciuta, meno ovvio quanto tale impatto persista nei giorni o nelle settimane successive.
Quando un'azienda rende note le sue trimestrali, ossia i dati relativi a utile, ricavi e altri indicatori economico-finanziari per un trimestre, si verifica un istante cruciale per il mercato azionario. In questo momento, gli investitori valutano se il dato effettivo si discosti dalle aspettative incorporate nei prezzi delle azioni e, se sì, reagiscono con compravendite intense, generando movimenti di prezzo. Numerosi studi documentano che, al momento della diffusione dell'informazione, si osservano salti direzionali nei corsi azionari in corrispondenza di utili sopra o sotto le attese. Ad esempio, una ricerca recente evidenzia che le notizie sugli utili diffondono rapidamente e spesso muovono non solo il titolo interessato ma anche azioni comparabili nel settore.
La ragione è semplice: l'informazione nuova modifica le attese future, e nel modello di valutazione azionaria il prezzo corrente incorpora quelle aspettative. Se i risultati sono migliori del previsto, si rivedono al rialzo le prospettive di crescita del flusso di cassa, e viceversa in caso negativo. La velocità con cui il mercato reagisce rende l'evento trimestrale uno dei pochi momenti prevedibili in cui l'azione può registrare un'accelerazione di volatilità elevata.
Se la reazione nel giorno dell'annuncio della trimestrale è oggi riconosciuta, è meno ovvio quanto l'impatto persista nei giorni o nelle settimane successive. La letteratura parla del fenomeno denominato Post–Earnings-Announcement Drift (PEAD), che descrive come le azioni tendano a continuare a muoversi nella direzione della sorpresa agli utili per un certo periodo.
Nonostante ciò, gli studi più aggiornati mostrano che tale drift è diminuito, soprattutto nei mercati più efficienti e per le aziende più grandi. In altri termini, la capacità degli investitori di elaborare rapidamente l'informazione e l'automazione del trading hanno ridotto la finestra temporale di sfruttamento.
Questa seconda fase dipende molto dal contesto: la liquidità del titolo, la trasparenza dell'informazione, la presenza di short-seller e la complessità del business sono fattori che modulano l'ampiezza e la durata del drift. Studi che coprono mercati emergenti segnalano che in contesti meno efficienti l'effetto residuo può essere più forte.
Mentre la trimestrale rimane un evento materiale, non è garantito che il suo impatto duri a lungo né che porti automaticamente a un re-rating duraturo: tutto dipende dal contesto, dal “chi” e dal quando.
La misura in cui una trimestrale incide sul valore di un'azione è influenzata da numerosi elementi. Innanzitutto, la sorpresa sugli utili (la differenza tra utile reale e utile atteso) rimane una delle variabili chiave; tuttavia, non basta da sola. La letteratura recente sottolinea che anche la sorpresa sui ricavi, la variazione dei margini, la cash-flow generation e le indicazioni prospettiche (guidance) del management giocano ruoli fondamentali. In uno studio, l'effetto della sorpresa sugli utili è mediato dalla qualità dell'informazione e dalla credibilità del management.
Il posizionamento del mercato prima dell'annuncio è un altro driver: se il titolo ha già scontato forti aspettative, anche un “good news” moderato potrebbe deludere e generare un rimbalzo limitato o persino una reazione negativa. In più, la temporalità dell'annuncio (mercato aperto vs after hours) può amplificare la volatilità e modificare la modalità con cui l'informazione viene assorbita. Un'ulteriore leva è rappresentata dalla narrazione del management e dalla capacità di spiegare chiaramente i risultati e le prospettive future: più la comunicazione è trasparente e convincente, più è probabile che l'effetto duri nel tempo. Infine, va considerato il contesto macro-economico e settoriale: in fasi di elevata incertezza, la reazione può essere più accentuata e imprevedibile.
Dal punto di vista della valutazione azionaria, l'effetto della trimestrale si manifesta innanzitutto attraverso un aggiustamento del prezzo che riflette la nuova informazione. Se la sorpresa è forte e trasmette una variazione duratura nelle prospettive di crescita o nella redditività, il titolo può subire un re‐rating dei multipli (come P/E, EV/EBITDA) oppure vedere modificati i flussi attesi nel modello di sconto dei flussi di cassa. Tuttavia, qualora l'annuncio non modifichi il profilo di lungo termine ma soltanto confermi previsioni già scontate, l'impatto può limitarsi a una “mossa” rapida e poco duratura.
Per l'investitore tattico, essere presenti al momento dell'annuncio può offrire opportunità che però comportano rischi elevati in termini di volatilità e imprevedibilità della reazione. Per l'investitore orientato al lungo termine, la trimestrale è più utile come segnale di conferma o di squilibrio rispetto alle attese, piuttosto che come occasione speculativa. In ogni caso, è opportuno considerare che l'effetto positivo o negativo tende a essere più forte nel breve termine e che la strategia buy-and-hold non dovrebbe fondarsi soltanto sul successo o sul fallimento di un singolo trimestre, ma su un'analisi di business model, vantaggio competitivo e capitale umano.