Analisi approfondita sulla puntualità dei treni italiani: dati aggiornati su Alta Velocità, Intercity e treni regionali, cause dei ritardi, differenze territoriali, rimborsi ai viaggiatori e prospettive per il futuro.
Negli ultimi anni, il sistema ferroviario italiano si trova al centro di un’attenzione sempre crescente, sia per il numero record di viaggiatori sia per la diffusione di statistiche relative ai ritardi dei convogli. La tematica della regolarità delle partenze e degli arrivi è divenuta centrale nel dibattito sulla qualità del trasporto pubblico e sull’efficienza delle infrastrutture, soprattutto a fronte dell’incremento della mobilità interurbana e dei costi dei biglietti. Le aspettative dei passeggeri sono cresciute di pari passo con l’aumento dell’offerta di servizi, specialmente sulle tratte principali servite da treni ad alta e media velocità. Allo stesso tempo, statistiche e indagini indipendenti restituiscono un quadro più complesso e spesso distante dalle dichiarazioni ufficiali, evidenziando criticità sistemiche legate sia alle infrastrutture sia alla gestione del traffico ferroviario.
La fotografia attuale della puntualità dei treni in Italia si basa su analisi di dati pubblici e ricerche sul campo. Secondo le rilevazioni più recenti, circa il 31% dei Frecciarossa – treni di punta di Trenitalia nell’Alta Velocità – arriva a destinazione oltre l’orario previsto. La percentuale scende per Italo, con una media del 20% di corse in ritardo sulle principali tratte. Le statistiche raccolte hanno escluso i servizi regionali per concentrarsi sull’AV e sugli Intercity: questi ultimi risultano i più penalizzati, con ritardi in oltre il 40% delle corse analizzate. Sulle direttrici adriatiche, la puntualità è particolarmente critica, con punte di oltre il 70% di treni fuori orario, specialmente tra Bari e Milano.
Se negli orari di punta e sulle principali tratte la concorrenza tra operatori ha permesso un miglioramento marginale, gli utenti lamentano ancora ritardi significativi e attese prolungate, spesso aggravate da frequenti cantieri e da guasti sia sull’Alta Velocità sia sulla rete tradizionale. Gli orari ufficiali comunicati dalle compagnie ferroviarie tendono a considerare come "puntuale" un treno che arriva entro i 10 minuti dall’orario previsto; applicando criteri più stringenti, la percentuale di ritardi risulta più elevata. Inoltre, la durata reale dei viaggi – specie sulle lunghe percorrenze come Milano-Roma – si è mantenuta costante o ha subito leggere dilatazioni negli ultimi anni, penalizzando i viaggiatori rispetto alle promesse iniziali dell’AV.
È inoltre frequente che una gran parte dei ritardi non rientri nelle soglie minime per ottenere indennizzo o rimborso, lasciando i passeggeri indotti solo a presentare reclami senza reale compensazione. In sintesi, nonostante gli investimenti e i progressi tecnologici, la qualità del servizio ferroviario italiano rimane estremamente variabile a seconda della tratta, dell’orario e della compagnia operante.
Nell’ambito dell’Alta Velocità, Frecciarossa di Trenitalia e Italo di NTV continuano a contendersi il primato della puntualità sulle rotte chiave come Milano-Roma, Napoli-Roma e Milano-Bologna. Le analisi su queste tratte mostrano differenze significative: sulla direttrice Milano Centrale–Roma Termini, ad esempio, il 18% dei Frecciarossa accumula ritardo, mentre la percentuale si attesta al 15% per i treni Italo. Il quadro peggiora su tratte meno frequentate o soggette a congestioni infrastrutturali, come Bari-Milano, dove i Frecciarossa registrano oltre il 70% delle corse in ritardo.
Sul totale delle 25 tratte principali in cui entrambi gli operatori sono presenti, Italo si dimostra più affidabile, con il 20% medio di treni in ritardo rispetto al 26% dei Frecciarossa. Nella somma dei dati, emerge che la leggera superiorità di Italo si riflette anche nel livello di soddisfazione dei passeggeri per pulizia e qualità a bordo. Tuttavia, l’analisi delle performance mostra anche una crescita dei ritardi da ambo le parti, in particolare nei periodi di punta e sulle tratte toccate da lavori di manutenzione o potenziamento.
Altri percorsi critici per Italo comprendono le linee Napoli-Venezia (40% di corse in ritardo) e Reggio Calabria-Roma Termini (38%). Nel bilancio complessivo, nessun operatore risulta immune da ritardi, anche se la concorrenza ha almeno evitato un ulteriore aggravamento nella maggior parte dei collegamenti tra le grandi città.
La categoria degli Intercity rappresenta il nodo più delicato del servizio ferroviario a media distanza. Secondo i monitoraggi più autorevoli, questi treni accumulano ritardi nel 41% dei casi, con picchi molto elevati su collegamenti ad alta criticità come Reggio Calabria–Salerno (oltre l’80% dei treni in ritardo), Lecce–Bologna e Roma–Taranto (entrambe con circa il 60% di corse oltre l’orario previsto).
Il fenomeno interessa prevalentemente le direttrici che attraversano aree infrastrutturalmente complesse o molto frequentate da diverse categorie di convogli. Le condizioni della rete, l’intersezione con traffico regionale e la permanente presenza di cantieri aggravano lo scenario. Emergono situazioni paradossali, come treni che raccolgono ritardi di oltre due ore oppure la cosiddetta “stretta dei nodi” nei pressi di stazioni urbane principali, che rallentano la circolazione di tutte le categorie, dagli Intercity all’AV, creando effetti domino su più regioni e tratte collegate.
Nonostante gli sforzi delle compagnie ferroviarie e gli investimenti in materiale rotabile, la criticità persistente sugli Intercity, soprattutto sulle tratte del Mezzogiorno e del versante adriatico, continua a penalizzare quotidianamente migliaia di utenti.
Le principali ragioni dei ritardi rilevati sul territorio nazionale vanno ricercate in una combinazione di fattori strutturali. Il primo è la promiscuità della rete: Alta Velocità e treni tradizionali condividono spesso gli stessi binari, con un livello di congestione che in certi nodi raggiunge livelli record rispetto agli standard europei. Solo la stazione di Bologna dispone di un’articolazione separata di linee per l’AV, mentre altrove la coesistenza tra i vari tipi di servizio – pendolari, Intercity, AV, merci – penalizza la regolarità delle corse e amplifica i rischi di “effetti domino”.
Un secondo fattore riguarda la saturazione della rete nei grandi snodi urbani, come Roma Termini e Milano Centrale, dove la massiccia presenza di cantieri avviati per l’ammodernamento (spesso legati ai fondi PNRR) obbliga a deviare e rallentare i convogli. Solo nel 2024, sulla rete lombarda, sono stati attivati 168 cantieri regionali (+58% rispetto all’anno precedente). Queste operazioni, seppur indispensabili, costringono a riduzioni dell’offerta, a temporanei tagli delle corse e all’allungamento degli orari ufficiali.
Il sistema regionale lombardo offre un quadro relativamente positivo rispetto alla media nazionale. Secondo dati ufficiali, l’80% dei treni gestiti da Trenord è arrivato puntuale nel 2024, percentuale che sale all’87% entro i 7 minuti di tolleranza e al 95% entro 15 minuti. Tuttavia, tali risultati riflettono un’intensa attività di gestione del traffico che coinvolge oltre 750 mila corse e 200 milioni di passeggeri l’anno.
Il territorio lombardo si distingue per la presenza di grandi nodi come Milano, dove il carico sui binari è elevatissimo: nella sola Porta Garibaldi sono transitati oltre 250.000 treni in un anno. Il numero di cantieri attivi – 168 nel 2024 contro 106 dell’anno precedente – evidenzia quanto sia necessario bilanciare la manutenzione con l’efficienza del servizio.
Secondo il Regolamento (UE) 2021/782 e le Carte dei Servizi delle compagnie ferroviarie, i diritti dei viaggiatori in caso di ritardo sono definiti da stringenti soglie temporali e da specifiche procedure di rimborso. Il sistema attuale prevede:
Il processo per ottenere il rimborso si è progressivamente semplificato e oggi quasi tutte le richieste vengono evase online, con un’elevata percentuale di accoglimento, sebbene la modalità prevalente rimanga ancora il voucher o il credito su carta. Federconsumatori e Altroconsumo sottolineano come la frequenza e la gravità dei disagi impongano una revisione strutturale dei sistemi di indennizzo, allo scopo di allineare il quadro italiano alle migliori pratiche europee.
Tra il 2025 e il 2026 saranno investiti oltre 62 miliardi di euro, secondo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, per il potenziamento di linee regionali, ammodernamento delle infrastrutture, digitalizzazione e intermodalità. Gli obiettivi principali sono: