Tra speranze e statistiche, il Rally di Natale 2025 anima ogni dicembre i mercati finanziari. Origine, ragioni psicologiche e tecniche, anomalie storiche e attese: prospettive e cautele per investire.
L'approssimarsi della chiusura dell'anno riaccende il dibattito tra analisti e investitori sull'effettiva possibilità che si manifesti il consueto momento favorevole dei mercati finanziari, il cosiddetto rally di Natale. Questo fenomeno stagionale, noto da decenni tra operatori, viene correlato a specifici pattern comportamentali degli attori di borsa nella fase finale dell'anno.
Tuttavia, il contesto in cui ci si trova nel 2025 solleva dubbi e aspettative, con le borse internazionali che stazionano a livelli elevati ma mostrano elementi di volatilità e incertezza legati, tra gli altri, all'evoluzione delle politiche monetarie statunitensi, alle valutazioni delle società tecnologiche e all'impatto di questioni geopolitiche ancora aperte.
Non si tratta solo di una consuetudine statistica ma di una variabile ormai osservata con attenzione da chi deve allocare capitali in modo consapevole. Il dibattito attorno alla presenza o meno di questa fase rialzista a cavallo delle festività natalizie, quest'anno si arricchisce di elementi nuovi: la presenza dominante delle aziende legate all'innovazione, la riorganizzazione dei portafogli in funzione dei risultati annuali e la ricerca di opportunità in settori meno valorizzati come il real estate o l'energia.
L'espressione rally di Babbo Natale nasce negli Stati Uniti nei primi anni ‘70 grazie agli studi di Yale Hirsch, autore dello Stock Trader's Almanac. Hirsch identificò in sette specifiche sedute, le ultime cinque di negoziazione dell'anno solare e le prime due del nuovo, una frequente positività degli indici borsistici. Questo anomalo incremento delle quotazioni fu successivamente associato all'idea di un regalo natalizio degli investitori. Nel corso delle decadi, conferme statistiche non sono mancate: dal 1950 a oggi, l'S&P 500 ha registrato performance positive in questo breve periodo nel 75-80% dei casi, con un guadagno medio dell'1,3-1,5%.
Questo fenomeno viene visto anche come una possibile indicazione anticipatrice per l'anno successivo: alcuni analisti sottolineano che l'assenza del rally di Natale può prefigurare debolezze per il nuovo anno (come accaduto nel 2007, preludio alla crisi del 2008). Pur rimanendo un'anomalia, non esistono relazioni causali certe tra queste dinamiche di fine anno e gli scenari successivi: la componente psicologica ha spesso un ruolo preponderante, come confermato dall'andamento degli indici in anni particolarmente travagliati.
La divulgazione diffusa del rally natalizio ha portato anche a un maggiore interesse da parte di investitori retail, visti come più influenti in un periodo in cui, tradizionalmente, gli operatori istituzionali riducono l'operatività per le festività.
L'analisi delle probabilità di assistere a una fase rialzista nelle ultime settimane dell'anno evidenzia come diversi elementi spingano in direzioni contrastanti. Da un lato, la storia suggerisce la ricorrenza effettiva di un rally di fine anno in circa tre quarti dei casi dal dopoguerra, ma il 2025 presenta alcune peculiarità:
L'assetto macroeconomico globale nel 2025 si presenta complesso: le economie avanzate continuano a mostrare segnali di crescita, seppur con velocità differenti tra Stati Uniti ed Europa, mentre le banche centrali bilanciano prudenza e sostegno all'espansione. Gli attori del mercato azionario guardano con attenzione in particolare alle decisioni della Federal Reserve, che nel corso dell'ultimo trimestre ha generato volatilità tra gli investitori a causa di dichiarazioni contraddittorie sulle future mosse in materia di tassi di riferimento.
La componente dei tassi di interesse assume sempre maggiore rilevanza: dal taglio atteso della Fed per la fine dell'anno dipendono molte delle strategie operative adottate sia sul mercato statunitense che su quello europeo. Al contempo, l'universo azionario mostra delle divergenze rilevanti tra grandi capitalizzazioni, settori value, blend e growth, nonché tra le diverse aree geografiche. L'ultimo scorcio di 2025 vede inoltre tematiche come automazione, intelligenza artificiale e digitalizzazione sempre più centrali nei portafogli degli investitori, accompagnate dalla ricerca di valore in segmenti sottovalutati come immobiliare ed energia.
Il quadro settoriale si arricchisce di alcune evidenze numeriche per quanto concerne la sottovalutazione di diversi indici e segmenti, come mostra la seguente tabella:
|
Settore |
Sconto rispetto fair value |
|
Tecnologia |
-9% |
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Immobiliare |
-10% |
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Energia |
-9% |
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Small Cap USA |
-15% |
|
Large Cap USA |
-3% |
Rilevante inoltre la spinta delle politiche fiscali, dei piani di rientro dallo shutdown negli USA e delle decisioni sui dazi. Il bilanciamento tra risk-on e risk-off viene alimentato anche dalle prospettive di crescita legate ai nuovi investimenti tecnologici e dalle rotazioni settoriali che valorizzano alcune aree a detrimento di altre.
L'ecosistema delle Big Tech americane esercita ancora una forte polarizzazione sui mercati azionari globali. Il dinamismo che caratterizza società come NVIDIA, Microsoft, Amazon e Meta Platforms viene amplificato dall'incessante domanda di soluzioni AI, con investimenti aziendali cresciuti di oltre il 500% nell'anno.
La questione non riguarda solo le performance: la capitalizzazione delle large cap agisce da “traino psicologico” per il sentiment di mercato. Alcune di esse risultano attualmente trattate con sconto rispetto alla valutazione teorica, lasciando spazio a strategie basate su selezione e lettura attenta dei fondamentali, piuttosto che su semplici trend follower.
I trend 2025 evidenziano come il settore tecnologico e quello energetico risultino ancora interessanti per via delle correzioni recenti e degli aumenti di fair value intravisti dagli analisti. Il comparto immobiliare, invece, si mostra come il più sottovalutato, beneficiando delle prospettive di taglio dei tassi nel 2026 e di una maggiore attenzione alle aziende difensive esposte all'healthcare e alla logistica.
I titoli value e blend, insieme alle small cap statunitensi, attirano flussi grazie agli sconti significativi accumulati nei mesi precedenti, mentre le mid e large cap restano oggetto di ribilanciamento da parte degli operatori alla luce delle prospettive macro e dell'evoluzione dei margini settoriali.
Nel 2025 l'attenzione alle strategie operative e al money management emerge come una delle leve determinanti per la gestione dei rischi. Gli operatori puntano alla parcellizzazione del rischio e all'integrazione di strumenti a leva come i covered warrant, bilanciando le posizioni tra più assets e calendarizzando target di profitto e stop temporali per limitare perdite potenziali.
Affrontare la fase finale dell'anno sui mercati richiede l'adozione di strategie di gestione del rischio rigorose e diversificate. Nel contesto attuale, caratterizzato da elevata liquidità e propensione alla rotazione tra i settori, si osserva una preferenza per:
L'esperienza degli ultimi anni ha insegnato che, anche nei momenti più ottimisti del rally natalizio, una gestione del rischio improntata alla cautela resta imprescindibile per evitare perdite rilevanti. Gli investitori devono valutare accuratamente i propri obiettivi, la tolleranza al rischio e la propria esperienza prima di posizionarsi in modo significativo in prossimità della chiusura d'anno.
L'analisi delle motivazioni sottostanti il rally natalizio evidenzia un intreccio di fattori psicologici, stagionali e tecnici. Di seguito, alcuni elementi che trovano maggior consenso tra analisti di mercato:
A fronte delle aspettative stagionali, l'approccio strategico richiede disciplina e selettività. Come evidenziato da numerose fonti, gli investitori possono valutare le seguenti linee guida operative:
Nel caso di manifestazione del rally, i target price suggeriti dagli analisti risultano coerenti con una crescita media dell'1,3-1,5% sugli indici principali nella finestra che va dalla fine di dicembre ai primi giorni di gennaio. Tale scenario, nella situazione attuale, potrebbe portare l'S&P 500 a livelli ancora prossimi ai massimi storici, replicando lo scenario osservato tra fine 2024 e inizio 2025.