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Riforma pensioni, nulla di fatto anche nel 2025 con manovra Finanziaria. Ma spunta l'idea del modello svedese

di Marianna Quatraro pubblicato il
Riforma pensioni manovra

Anche quest’anno si chiude con un nulla di fatto per le novità concrete per le pensioni, ma c’è chi rilancia sul modello previdenziale svedese

Cosa prevede la riforma pensioni rilanciata sul modello svedese? Si va verso l’approvazione definitiva della Manovra Finanziaria 2025 e anche quest’anno, come i precedenti tre, forse anche quattro, si chiude senza alcuna effettiva e concreta novità per le pensioni.

Da anni, infatti, ci si prepara ad una totale revisione dell’attuale riforma delle pensioni, considerata dai più troppo rigida e con la necessità di essere modificata. Eppure, nonostante diverse proposte e idee, nulla finora è stato fatto. E nulla si continua a fare.

Il problema resta sempre quello del nodo delle risorse: sono, infatti, sempre troppo poche per attuare le modifiche pensionistiche che si vorrebbero, senza considerare che la nostra riforma pensionistica è, secondo l’Ue, l’unica in grado di garantire sostenibilità finanziaria, per cui difficilmente cambierà nel breve periodo. Ma le ultime notizie rilanciano proposte di definizione di una riforma delle pensioni basata sul modello svedese. Vediamo di cosa si tratta nel dettaglio. 

  • Riforma delle pensioni in Italia basata sul modello svedese, cosa prevede
  • Nel frattempo, sono ancora prorogate al 2025 le forme sperimentali di uscita anticipata 


Riforma delle pensioni in Italia basata sul modello svedese, cosa prevede 

In un interessante approfondimento riportato sul sito lavoce.info, di cui fanno parte molti importanti economisti, si rilancia sul modello svedese delle pensioni. In Svezia si va in pensione fra 66 e 69 anni, a prescindere dall’anzianità contributiva, e non sono previste forme di uscita anticipata, ad eccezione della pensione provvisoria che può essere chiesta da chiunque raggiunga i 63 anni.

Il calcolo della pensione finale avviene anche in questo caso unicamente con sistema contributivo, cioè basato sui contributi effettivamente versati dai lavoratori nel corso della loro vita professionale e che si accumulano nel montante contributivo.

La pensione provvisoria, per anticipare l’uscita a 63 anni, viene riconosciuta, però, come un prestito da rimborsare al compimento dell’età pensionabile minima (66 anni) tramite decurtazione del montante contributivo maturato dallo stesso soggetto fino a quel momento.

La pensione provvisoria diventa, quindi, un assegno di accompagnamento a spese del richiedente, per garantire una flessibilità in uscita senza pregiudizio e allo stesso tempo equità e sostenibilità del sistema. 

La pensione definitiva si calcola, invece, rapportando il montante residuo al vigente divisore dei 66 anni.

Nel frattempo, sono ancora prorogate al 2025 le forme sperimentali di uscita anticipata 

Se si rimanda ancora una riforma strutturale delle pensioni, con la Manovra Finanziaria 2025 sono state ancora prorogate le forme sperimentali di uscita anticipata di quota 103, per permettere di andare in pensione a 62 anni di età e con 41 anni di contributi, e opzione donna, destinata, però, solo a determinate categorie di lavoratrici.

Via libera nel 2025, ancora, anche all’ape sociale per andare in pensione prima a 63 anni e 5 mesi di età e con 30 anni di contributi (per i disoccupati e i disabili o i relativi familiari che se ne prendono cura) che salgono a 36 per i lavoratori usuranti.