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Se doni sangue avrai uno sconto in bolletta: come funziona l'accordo tra Avis e Plenitude Eni

di Marcello Tansini pubblicato il
Accordo AVIS Plenitude

La parte piů sensibile dell'accordo riguarda la formula: la menzione di “stipula di convenzioni con condizioni dedicate per i collaboratori e i soci donatori” apre la porta all'idea che chi dona sangue.

L'intesa tra AVIS e Plenitude nasce in un contesto che coniuga due dimensioni molto diverse: la solidarietà della donazione di sangue e la transizione energetica delle strutture associative. AVIS, fondata nel 1927, è l'associazione italiana dei donatori che opera sul territorio nazionale con migliaia di sedi e oltre un milione di soci. Plenitude è la società benefit controllata da Eni che integra la produzione di energia da fonti rinnovabili, la vendita al dettaglio di energia e gas e la mobilità elettrica.

L'accordo quadro, firmato all'inizio di novembre 2025, ha come obiettivo l'efficientamento energetico delle sedi AVIS in tutta Italia. Secondo il comunicato, l'intesa è finalizzata al possibile sviluppo di iniziative congiunte per l'efficientamento energetico delle sedi AVIS su tutto il territorio nazionale.

I progetti previsti riguardano la fornitura o il revamping di impianti fotovoltaici, l'installazione di colonnine di ricarica per veicoli elettrici, la fornitura di energia e la stipula di convenzioni con condizioni dedicate per collaboratori e soci donatori AVIS.

Questo quadro mostra che l'accordo non è semplicemente uno sconto in bolletta da subito - bensì una cornice che apre a più azioni, alcune materiali (impianti e ricarica), altre commerciali (fornitura energia e convenzioni).

La firma di tale accordo ha un peso simbolico: con quasi 3.300 sedi AVIS e oltre 1,3 milioni di soci, la portata della potenziale collaborazione è ampia.

Le conseguenze per i donatori e il tema della gratuità

La parte più sensibile dell'accordo riguarda la formula: la menzione di “stipula di convenzioni con condizioni dedicate per i collaboratori e i soci donatori” apre la porta all'idea che chi dona sangue o è socio AVIS possa accedere, in un secondo momento, a condizioni commerciali agevolate per energia o altri servizi. Questo aspetto ha subito attirato l'attenzione, perché tocca il cuore del principio della gratuità della donazione sancito dalla legge italiana.

Secondo la legge 21 ottobre 2005, n. 219, che regola le attività trasfusionali, si stabilisce che “le attività trasfusionali si fondano sulla donazione volontaria, periodica, responsabile, anonima e gratuita”. Questa formulazione è considerata uno dei pilastri del sistema italiano della donazione di sangue.

Da questo punto di vista c'è una potenziale criticità: se a un donatore fosse offerto un vantaggio economico, o una condizione commerciale migliore in conseguenza del suo atto di donazione, si rischierebbe di mutare il carattere del dono da gratuito a condizionato. Gli enti coinvolti lo sanno bene: Plenitude ha dichiarato che “conferma il proprio impegno a valutare con AVIS esclusivamente soluzioni in linea con la normativa vigente”. AVIS ha ribadito che l'accordo è un impegno a “valutare la fattibilità delle diverse proposte”.

Per i donatori, quindi, la situazione attuale è la seguente: i benefici esistenti - come la visita medica gratuita, gli esami del sangue gratuiti, in alcune regioni la giornata di permesso lavoro o alcuni vaccini - restano in vigore. L'eventuale convenzione energetica per soci AVIS non va considerata come un “premio” legato direttamente alla donazione, ma piuttosto come un possibile vantaggio per chi fa parte dell'associazione, a valle della verifica della compatibilità normativa.

Quali scenari e tempistiche: cosa attendersi e cosa no

Alla luce di quanto si legge nell'accordo, delle dichiarazioni delle parti e delle norme vigenti, possiamo delineare alcuni scenari possibili con le relative tempistiche.

Primo scenario: l'attuazione degli interventi infrastrutturali nelle sedi AVIS - l'installazione di pannelli fotovoltaici o colonnine per veicoli elettrici - che appare già tecnicamente avviabile in più sedi. Si parla esplicitamente di “revamping” e “fornitura” di tali impianti.

Secondo scenario: la stipula di una convenzione commerciale per la fornitura di energia domestica (luce e gas) e impianti residenziali (fotovoltaico) rivolta ai soci donatori o collaboratori AVIS. Qui però il condizionale è forte: il documento dell'accordo quadro recita che le parti “si impegnano ad approfondire la fattibilità”.

Terzo scenario: un vantaggio immediato per la donazione di sangue, ad esempio uno sconto in bolletta legato direttamente al gesto del dono. Questo scenario appare oggi molto improbabile, perché rischierebbe di infrangere il principio della gratuità del dono e perché i documenti ufficiali non lo presentano come impegno vincolante. Il comunicato stampa precisa che la convenzione è subordinata a verifica e ad approfondimento.

Quanto alle tempistiche, non sono state indicate date precise per il lancio delle convenzioni commerciali rivolte ai soci. Le parti hanno ribadito che saranno definiti gruppi di lavoro e that the first step sarà la valutazione tecnico-economica.

Conseguenze e considerazioni di sistema

In un'ottica più ampia l'accordo AVIS-Plenitude può essere letto in due chiavi: quella della sostenibilità energetica dell'associazionismo e quella della valorizzazione del volontariato. Sul primo fronte, AVIS ha migliaia di sedi disperse su tutto il territorio nazionale; efficientare queste sedi attraverso fonti rinnovabili e infrastrutture per la mobilità elettrica ha un doppio effetto: da un lato la riduzione dei costi e dell'impatto ambientale, dall'altro la promozione di una cultura energetica consapevole all'interno delle comunità locali. Plenitude, dal canto suo, ottiene un partner associativo capillare per diffondere le proprie soluzioni e rafforzare la propria visione di transizione energetica.

L'intesa rafforza il ruolo di AVIS come grande rete di cittadinanza attiva: essere soci donatori non è solo un gesto sanitario, ma può aprire a partecipazione, vantaggi, comunità e accesso a condizioni riservate. Restano però fondamentali i principi che hanno guidato l'associazionismo nel sangue: la donazione come atto non remunerato. Se la comunicazione non sarà attenta, c'è il rischio che si generino equivoci e che vengano percepiti scambi economici, invece che atti di civiltà.