Via libera a punteggi più alti per chi effettua servizio di volontariato e sia nei concorsi pubblici che a scuola e università: cosa prevede la normativa
Nel 2026 prende avvio la nuova normativa dedicata alla valorizzazione delle esperienze di volontariato, in particolare tra i giovani, sia sul piano della crescita personale sia per la loro spendibilità nel mondo del lavoro e nei contesti formativi. Il recente decreto interministeriale, pubblicato tra ottobre e novembre 2025, ha introdotto criteri specifici per certificare e riconoscere le competenze acquisite nelle attività di volontariato.
L’obiettivo è quello di rafforzare l’apprendimento non formale e la partecipazione civica, offrendo step chiari per il riconoscimento pratico di queste esperienze sia per gli studenti delle scuole e delle università che per chi partecipa ai bandi di concorso pubblici.
La nuova normativa prevede modalità puntuali per individuare, validare e certificare le competenze sviluppate attraverso percorsi di volontariato. Il riconoscimento riguarda sia attività svolte all’interno di enti del Terzo settore (ad esempio ODV, APS e ETS iscritti al RUNTS) sia progetti utili alla collettività promossi da enti pubblici e privati accreditati.
Il punto di partenza è la sottoscrizione, tra volontario ed ente, di un progetto personalizzato che stabilisce obiettivi di apprendimento e risultati attesi, riferiti agli standard di qualificazione fissati dalla normativa. A ciò si aggiunge la previsione minima di 60 ore di attività in dodici mesi, a condizione che il partecipante abbia completato almeno il 75% della durata prevista inizialmente.
Il percorso è sostenuto da un tutor incaricato dell’affiancamento e della raccolta delle evidenze relative all’esperienza, nell’ottica di garantire coerenza con gli obiettivi educativi e trasparenza nella valutazione.
Al termine, viene rilasciato un documento di trasparenza, firmato digitalmente sia dall’ente che dal volontario, che attesta competenze, attività svolte e durata. Tutte le attestazioni vengono conservate in formato digitale e registrate nel Sistema informativo unitario delle politiche attive del lavoro, garantendo l’accessibilità e la validità nel tempo.
La certificazione delle competenze nel volontariato rappresenta un titolo valorizzabile sia per l’accesso a concorsi pubblici che come credito nei percorsi scolastici e universitari. Gli enti titolari del Sistema nazionale di certificazione delle competenze, come scuole, università e amministrazioni pubbliche, hanno così la possibilità di valutare la formazione ricevuta all’interno di programmi di volontariato secondo procedure omogenee e interoperabili, come previsto dalle norme vigenti.
Un aspetto ulteriore introdotto dalla riforma è la possibilità per gli enti del Terzo Settore di definire accordi con i Centri del sistema duale per sviluppare servizi integrativi, rafforzando i percorsi di orientamento e inserimento lavorativo.
Il recente quadro normativo ha ridefinito in modo chiaro come il servizio civile e il volontariato possano incidere sulle graduatorie dei concorsi pubblici. Punti aggiuntivi e diritto a una riserva di posti sono i due principali strumenti previsti per valorizzare chi ha maturato competenze certificate nell’ambito di progetti riconosciuti.
La definizione dei criteri per il riconoscimento in ambito scolastico e lavorativo delle competenze acquisite nello svolgimento di attività o percorsi di volontariato è nel Decreto dello scorso 31 luglio 2025.
Le principali novità includono:
Affinché le esperienze di volontariato abbiano valore nei concorsi pubblici, è necessario rispettare alcuni requisiti e seguire specifiche procedure. In particolare:
La riforma 2026 prevede il riconoscimento dei crediti formativi per studenti delle scuole superiori e universitari che hanno svolto attività di volontariato certificato secondo le nuove regole. Secondo quanto stabilito, gli enti titolari dei percorsi di studio (scuole, università, enti di formazione) sono tenuti a valutare la richiesta degli interessati e a procedere al riconoscimento delle competenze, integrandole nell’ambito del curriculum scolastico o universitario.
I crediti formativi vengono riconosciuti sia per le attività direttamente pertinenti all’ambito di studio sia per lo sviluppo delle cosiddette soft skill (lavoro di squadra, capacità organizzative, competenze trasversali), a condizione che la documentazione fornita sia conforme agli standard e alle procedure indicate nelle linee guida ministeriali.
Da un punto di vista pratico, la procedura si avvia su richiesta personale dello studente, che presenta all’istituzione formativa la certificazione rilasciata dall’ente di volontariato. La scuola o l’università verifica la conformità della documentazione e, in base ai criteri interni, attribuisce i crediti che possono essere spesi:
Per il rilascio di crediti formativi e punti nei concorsi, è necessario che il percorso di volontariato sia costituito da elementi chiave ben definiti: