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Esami filtro di medicina: erano davvero complessi o è peggiorata la scuola superiore italiana?

di Marianna Quatraro pubblicato il
Scuole e università

Gli esami filtro di medicina sono davvero più difficili o riflettono le lacune della scuola superiore italiana? Strutture, criticità e impatto su studenti e docenti, tra polemiche e prospettive di riforma.

L'avvento della nuova prova filtro per accedere ai corsi di Medicina ha acceso un dibattito particolarmente acceso tra accademici, studenti e opinione pubblica. Da un lato, si mette sotto osservazione la complessità di questi esami e, dall'altro, si punta il dito su un presunto peggioramento nella preparazione fornita dalla scuola superiore italiana.

Il sistema, frutto della riforma contenuta nel D.lgs. 71/2025 e nella legge delega 26/2025, prevede un semestre di lezioni preliminari seguito da esami selettivi su tre materie scientifiche: Fisica, Chimica e Biologia. Questo nuovo approccio, che supera il tradizionale test a risposta multipla realizzato in un solo giorno, prometteva di risolvere annosi problemi di selezione ma si è immediatamente scontrato con una realtà fatta di numeri elevatissimi di esclusi, contestazioni sulle modalità di svolgimento e polemiche sulla reale equità e utilità del percorso.

La struttura e le criticità degli esami filtro: tempistiche e modalità

La prova filtro d'ingresso a Medicina si caratterizza per un'impostazione completamente nuova: anziché una selezione iniziale, viene prevista la partecipazione a un semestre di corsi universitari sulle principali materie scientifiche, al termine del quale sono programmati tre esami consecutivi. Ciascun corso, composto da 6 crediti formativi universitari, implica un carico di lavoro di circa 150 ore di studio per materia, per un totale di oltre 450 ore in pochi mesi, escludendo le eventuali attività integrative o di approfondimento.

Le lezioni, che si tengono dalla prima metà di settembre a fine ottobre, spesso vengono somministrate tramite didattica a distanza, data l'impossibilità di accogliere fisicamente tutti gli iscritti negli atenei. Tuttavia, il calendario impone che gli studenti debbano concludere lo studio dei tre corsi in poche settimane e prepararsi per tre esami uno dopo l'altro nell'arco della stessa giornata, con solo 15 minuti di pausa tra una prova e la successiva. Questo formato rappresenta una novità assoluta e, secondo molti osservatori, poco tiene conto delle necessità di apprendimento e preparazione che caratterizzano sia studenti delle scuole superiori sia neodiplomati:

Periodo di lezioni

Settembre - fine ottobre

Materie d'esame

Fisica, Chimica, Biologia

Totale crediti

18 CFU

Carico orario stimato

450 ore circa

Modalità degli esami

3 esami consecutivi, 15 minuti intervallo

Una delle criticità più discusse riguarda la mancata corrispondenza tra i programmi svolti a lezione e i contenuti dei quiz ministeriali proposti nelle prove. In diversi casi, i quesiti degli esami sono risultati slegati dalle specificità delle lezioni tenute su base locale dai diversi atenei, generando senso di insicurezza e sfiducia in molti candidati. Il sistema, a detta dei critici, ha finito per aumentare la pressione psicologica sul candidato, rendendo poco prevedibile la valutazione e spostando la selezione verso chi meglio si adatta a logiche di preparazione nozionistica e allenamento specifico sui quiz.

L'impatto sugli studenti: tra frustrazione, ansia e rischio di dispersione

Le reazioni degli studenti coinvolti nel nuovo sistema di selezione sono state spesso di forte delusione, smarrimento e disagio mentale. La pressione di dover affrontare in pochi mesi un percorso intensivo di lezioni seguito da una prova d'esame estremamente selettiva ha prodotto in molti sentimenti di impotenza ed esclusione.

Le testimonianze raccolte da associazioni studentesche e psicologi sottolineano come il semestre filtro abbia acutizzato ansie e paure legate al futuro. In particolare, per circa 40.000 ragazzi su 60.000 iscritti, l'esito negativo della selezione significa la perdita di un anno accademico, poiché i risultati della graduatoria sono resi noti in un periodo ormai troppo avanzato per potersi iscrivere ad altri corsi a numero aperto. La sola possibilità di trasferirsi su corsi affini, come fisioterapia o infermieristica, è percepita come opzione di ripiego e non come un'opportunità autentica di crescita per chi aveva maturato la vocazione alla professione medica.

Inoltre, non va trascurata la difficoltà per moltissime famiglie nell'organizzare trasferte e spostamenti di figli fuori sede, data la natura obbligatoria della frequenza in alcune sedi. L'incertezza rispetto all'esito dell'esame si accompagna a costi economici e impegni logistici che rischiano di gravare in modo sproporzionato sui nuclei meno abbienti, accentuando le disuguaglianze sociali.

Di seguito alcuni tra gli effetti riscontrati:

  • Accumulo di stress e timore del fallimento, con aumento di casi di disagio emotivo e bisogno di supporto psicologico
  • Sentimenti di esclusione e perdita di fiducia nei confronti delle istituzioni scolastiche e universitarie
  • Difficoltà nella gestione della pianificazione personale e delle alternative accademiche
  • Crescita degli esposti e delle richieste di tutela legale per presunte irregolarità nei concorsi e nei criteri di valutazione
Questo scenario alimenta una percezione di sistema punitivo più che orientativo, spesso descritto dagli studenti stessi come una vera e propria trappola emotiva e formativa. Non pochi esperti segnalano il rischio di incremento del fenomeno della dispersione universitaria, con giovani che - delusi dall'esperienza d'ingresso in Medicina - finiscono per abbandonare del tutto il percorso universitario.

La posizione dei docenti e le problematiche della didattica universitaria

Il nuovo assetto dei corsi e dell'esame di ammissione non ha incontrato solo la resistenza degli studenti, ma ha sollevato diffuse perplessità anche tra il corpo docente universitario. Evidenze raccolte attraverso lettere aperte, come quella promossa da 751 docenti di atenei italiani, mettono in luce come la riforma abbia comportato la perdita di autonomia didattica e una compressione dell'efficacia educativa.

L'organizzazione centralistica imposta dai decreti ministeriali ha determinato la necessità di uniformare i programmi di insegnamento, escludendo la possibilità per i docenti di calibrare i contenuti in base alle specifiche esigenze formative degli studenti. In situazioni di didattica telematica forzata, inoltre, la gestione di numeri elevatissimi di iscritti ha portato a una riduzione significativa della qualità dell'interazione tra studenti e professori, privando quest'ultimi della possibilità di seguire e motivare i ragazzi in modo efficace.

Secondo alcuni docenti, il semestre filtro si è trasformato in un corso di addestramento a quiz, finalizzato esclusivamente al superamento di una prova standardizzata e poco rappresentativa delle competenze realmente richieste al futuro medico. Questo impoverimento della metodologia didattica rischia di snaturare anche il senso stesso della professione universitaria:

  • Difficoltà nel trattare criticamente argomenti scientifici, dovendo ricorrere a una versione semplificata e preconfezionata delle materie
  • Margini di valutazione ridotti, con esami rigidamente vincolati ai criteri nazionali e ai punteggi dei quiz ministeriali
  • Impossibilità di riconoscimento del merito e delle competenze trasversali degli studenti
  • Effetti negativi sulla libertà di insegnamento costituzionalmente garantita (art. 33 della Costituzione Italiana)
Un altro punto critico riguarda l'impatto su altri corsi di laurea: i flussi di studenti non ammessi sono costretti a confluire in corsi affini, destabilizzando l'organizzazione didattica e rallentando l'integrazione con i colleghi già inseriti nei percorsi scelti dall'inizio dell'anno.

Esami filtro o preparazione insufficiente?

La discussione sulle reali cause delle difficoltà riscontrate nei nuovi esami si intreccia col tema della preparazione dei diplomati italiani. Più voci del mondo accademico e degli esperti di orientamento confermano che la selezione imposta dal semestre filtro è effettivamente rigorosa, ma le carenze più evidenti affiorano soprattutto nel passaggio dalla scuola superiore all'ambiente universitario.

Spesso i diplomati arrivano in università senza solide competenze di base in matematica, fisica, chimica e biologia. Tali lacune si sono accentuate negli ultimi anni anche a causa del progressivo abbassamento della difficoltà nelle prove di maturità e di una crescente spinta verso la personalizzazione dei percorsi liceali, che lascia spazi ampi a una selezione eterogenea delle materie.

Risulta quindi evidente che non solo la complessità dell'esame ma anche un sostanziale scollamento tra il curriculum liceale e le richieste universitari contribuisce alle difficoltà nei risultati. Il semestre filtro rende ancora più netta la differenza tra chi ha potuto accedere a corsi privati o a una formazione di qualità superiore (anche per motivi economici) e chi invece ha dovuto affidarsi unicamente all'offerta pubblica della scuola superiore. Gli esperti evidenziano:

  • Una mancata omogeneità nella preparazione degli studenti provenienti da diversi tipi di istituto
  • L'inefficacia del periodo di lezioni introduttive del semestre filtro nell'appianare le differenze di partenza
  • La permanenza di un mercato fiorente di corsi preparatori privati, spesso accessibili solo a chi ha maggiori risorse economiche

La riforma come soluzione: promesse, limiti e criticità emerse

La riforma voluta per superare la logica del numero chiuso tradizionale portava con sé l'impegno a offrire più opportunità e maggiore equità di accesso ai corsi di Medicina. Con l'introduzione del semestre filtro e delle nuove modalità d'esame, l'obiettivo dichiarato dal legislatore era garantire una valutazione più oggettiva, meno influenzata da corsi di preparazione privati e da una sola giornata di selezione.

Tuttavia, le promesse di maggiore equità e trasparenza hanno dovuto fare i conti con criticità strutturali, tra cui:

  • Persistenza delle differenze territoriali nella qualità della didattica universitaria
  • Sovraccarico amministrativo legato alla gestione dei nuovi flussi di studenti e degli esami unificati
  • Persistenza della logica del quiz come strumento di selezione, oggetto di contestazioni per la sua aleatorietà e scarsa attinenza con le reali competenze cliniche e relazionali richieste a un futuro medico
  • Effetto collaterale di esodati dalle università, ovvero studenti esclusi costretti a cercare alternative, spesso senza valide opzioni di ripiego
Mentre la ministra dell'Università Anna Maria Bernini ha sottolineato la volontà di riempire tutti i posti in graduatoria e di riconoscere i debiti formativi a chi non supera la prova, la percezione diffusa tra studenti e addetti ai lavori resta quella di una riforma incompleta, scarsamente inclusiva e poco orientata al merito reale. L'esperienza del semestre filtro ha messo in luce limiti tecnici, organizzativi e culturali che pongono nuovi interrogativi sull'efficacia dell'attuale modello e sulla necessità di successive revisioni per migliorare l'integrazione tra scuola superiore e università.


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