Il semestre filtro di Medicina 2025 cambierà connovità rilevanti dopo bocciature record attraverso nuovi criteri d'accesso con debiti formativi e nuove regole di graduatoria
Il recente cambiamento nel processo di selezione per i futuri medici in Italia ha introdotto una fase di accesso innovativa, nota come semestre filtro. Questo nuovo modello, che sostituisce il tradizionale test d’ammissione a risposta multipla, richiede a tutti gli aspiranti l’iscrizione e la frequenza di un periodo didattico iniziale, seguito dal superamento di tre esami in aree scientifiche fondamentali. L’avvio di tale riforma ha coinvolto oltre 53.000 studenti, segnando una trasformazione sostanziale nel sistema universitario.
Il semestre filtro si è, però, configurato alla prova dei fatti come una selezione estremamente dura e priva di significative differenze tra atenei, portando la discussione ben oltre il tema del semplice “numero chiuso”.
I dati della prima attuazione del semestre filtro nei corsi di laurea in Medicina sono stati immediatamente oggetto di attenta osservazione a livello nazionale. Le percentuali di studenti idonei hanno segnato minimi storici con un’alta omogeneità tra atenei considerati: solo il 10-15% degli studenti ha superato l’esame di Fisica, mentre leggermente migliori sono stati i risultati in Chimica e Biologia, ma comunque insufficienti a garantire l’accesso di una fetta significativa di candidati.
| Ateneo | % Promossi Fisica |
| Milano Bicocca | 17% |
| Palermo | 13% |
| Milano Statale | 12% |
| Bari | 10,3% |
| Bologna | 10% |
| Catania | 9,4% |
Le medie voto complessive si sono attestate di poco sopra la sufficienza
nelle singole prove: in Biologia il 20-35% circa di promossi, in Chimica il 20-30%, con picchi negativi in alcune sedi dove la bocciatura ha sfiorato la generalizzazione.
Questo scenario ha determinato la necessità di un secondo appello già previsto dal Ministero, che comunque ha escluso irregolarità nelle procedure. La ministra Anna Maria Bernini ha sottolineato che la scarsa performance riflette la complessità degli esami, non episodi di copiatura. L’obbligo di superare tutte e tre le materie (Biologia, Chimica, Fisica) rende il percorso selettivo particolarmente stringente e porta a una conseguenza inedita: il rischio concreto di avere meno idonei dei posti a disposizione nelle facoltà, al netto di un’offerta che tradizionalmente superava di gran lunga la domanda.
Il nuovo percorso di accesso ai corsi di Medicina prevede il superamento di tre esami – Biologia, Chimica e Fisica – con una soglia minima di 18/30 per ciascuna prova. Lo svolgimento degli esami avviene a livello nazionale e con modalità uniformi, ma le difficoltà riscontrate dagli studenti sono state diffuse e profonde. In particolare, la prova di Fisica è stata indicata come la più selettiva, con un crollo di promossi fino alle soglie del 10% in diverse università.
Un confronto diretto con i candidati mette in luce alcuni aspetti critici:
Nessuna correlazione è stata riscontrata tra i risultati e possibili pratiche scorrette da parte dei candidati. Le performance complessive hanno piuttosto fatto emergere lacune precedenti al percorso universitario e difficoltà oggettive nell’affrontare lo stile delle verifiche.
L’ammissione definitiva ai corsi di laurea passa ora attraverso una graduatoria nazionale che prende forma sulla base dei risultati delle tre prove. La regola iniziale prevedeva che solo chi avesse conseguito almeno 18/30 in tutti gli esami potesse accedere direttamente all’assegnazione delle sedi disponibili. Tuttavia, alla luce dei risultati eccezionalmente bassi e del conseguente rischio di lasciare posti vacanti, il Ministero ha recentemente valutato ipotesi di flessibilità nell’accesso:
Un ulteriore elemento emerso riguarda la possibilità di riconoscimento dei crediti formativi universitari eventualmente acquisiti per gli studenti che volessero proseguire in corsi affini. La pubblicazione definitiva della graduatoria è prevista per gennaio 2026, con l’indicazione chiara dei debiti formativi da assolvere per ciascun ammesso.
L’analisi degli esiti pone al centro il rischio inedito che le università italiane si trovino con posti disponibili non coperti da studenti idonei. Un capovolgimento rispetto agli anni in cui la domanda superava di gran lunga l’offerta, con il rischio ora che laboratori, strutture didattiche e cattedre rimangano sotto-utilizzati nonostante le risorse già investite.
Le istituzioni hanno risposto ribadendo la volontà di trovare soluzioni operative per garantire la copertura totale dei posti banditi. In particolare, la ministra Anna Maria Bernini ha assicurato che la graduatoria finale sarà comunque completata, anche mediante l’introduzione dei debiti formativi per chi non abbia raggiunto la soglia minima in tutte e tre le materie. Questo meccanismo, sostenuto da apposite circolari ministeriali, permetterà una fase di recupero al fine di accompagnare gli studenti nel completamento delle competenze lacunose.
L’introduzione del semestre filtro ha generato una forte risposta tra la comunità studentesca e gli organismi rappresentativi. Numerose sono state le manifestazioni di dissenso organizzate in concomitanza con lo svolgimento degli esami, con cortei in molte città e diffide indirizzate alle autorità competenti. L’Unione degli Universitari (Udu) e altri sindacati studenteschi hanno dichiarato apertamente critiche contro quella che viene descritta come una riforma "opaca e discriminatoria". “È inaccettabile che decine di migliaia di candidati vengano sottoposti a criteri variabili e poco trasparenti, senza adeguato preavviso sulle modalità di valutazione”, ha denunciato pubblicamente una rappresentante studentesca.
I ricorsi collettivi e le diffide legali sono aumentati rapidamente, raccogliendo adesioni trasversali. Gli studenti chiedono: