Dal 2006 il tuo sito imparziale su Lavoro, Fisco, Investimenti, Pensioni, Aziende ed Auto

Tfr in aziende con più di 50 dipendenti: cosa cambia realmente per dipendenti con nuova normativa in Manovra Finanziaria 2026

di Marianna Quatraro pubblicato il
Tfr aziende piu 50 dipendenti cosa cambi

Cosa cambia per l'accantonamento del Tfr in aziende con più di 50 dipendenti con le recenti modifiche in Manovra finanziaria 2026

Le recenti modifiche introdotte dalla Manovra Finanziaria 2026 segnano un cambiamento rilevante nelle modalità di gestione del Trattamento di Fine Rapporto (TFR) per una vasta platea di lavoratori e aziende. Le nuove disposizioni coinvolgono in particolare le realtà aziendali che superano la soglia dei 50 dipendenti, ridefinendo obblighi e opzioni sia per i datori di lavoro sia per i dipendenti.

Gli automatismi e le regole di adesione alla previdenza complementare sono stati rivisitati in chiave di maggiore responsabilizzazione e trasparenza, lasciando meno spazio all'inerzia e più importanza alle scelte previdenziali individuali. 

Cos'è il Fondo Tesoreria INPS e come funziona dal 2007 per il TFR

Il Fondo Tesoreria INPS costituisce, dal 1° gennaio 2007, il principale riferimento per la gestione del Trattamento di Fine Rapporto dei lavoratori dipendenti di aziende che impiegano almeno 50 persone. Tale fondo è stato istituito con l’intento di convogliare e gestire in maniera collettiva le somme accantonate dai datori di lavoro per il TFR, quando i dipendenti scelgono di non destinarlo alla previdenza complementare. La normativa ha così disegnato un assetto obbligatorio per le aziende di maggiori dimensioni, lasciando a quelle al di sotto di questa soglia la facoltà di gestione diretta del TFR.

La procedura prevista è la seguente:

  • Versamento delle quote maturate: per i lavoratori che non aderiscono a una forma pensionistica complementare, l'azienda versa obbligatoriamente le quote di TFR maturate al Fondo Tesoreria INPS con cadenza mensile.
  • Gestione centralizzata: l’ente previdenziale provvede alla gestione delle somme, alla rivalutazione delle stesse e, al termine del rapporto lavorativo, all’erogazione diretta del TFR spettante al lavoratore.
  • Eccezioni: l’unica alternativa resta la previdenza complementare, verso cui il dipendente può scegliere liberamente di indirizzare il TFR maturando. In questo caso, il flusso economico non transita per il Fondo INPS ma segue le regole dei fondi pensionistici collettivi o individuali previsti dagli accordi di categoria.
Tale sistema, operativo ormai da quasi due decenni, ha permesso di uniformare le garanzie per i lavoratori delle realtà aziendali strutturate, contribuendo a rendere più sicuro l’accantonamento delle somme dovute in fase di cessazione del rapporto di lavoro. 

Manovra 2026: ampliamento dell’obbligo di versamento al Fondo INPS per le aziende cresciute oltre i 50 dipendenti

Con il testo della Manovra 2026, viene introdotta una rivisitazione sostanziale dell’obbligo di versamento del TFR al Fondo Tesoreria INPS per le aziende che progressivamente superano la soglia dei 50 dipendenti. Fino al 2025, solo le imprese con almeno 50 addetti ricadevano nell’obbligo; le aziende che, dopo l'avvio dell’attività, raggiungevano questa dimensione non erano vincolate a trasferire le somme al fondo pubblico.

A partire dal 1° gennaio 2026, invece, la normativa prevede che

  • L’obbligo di versamento al Fondo INPS scatta automaticamente non appena viene superata, anche successivamente all’avvio, la soglia dei 50 dipendenti.
  • Tutte le somme di TFR relative ai lavoratori che non scelgono la previdenza complementare devono essere trasferite mensilmente al Fondo Tesoreria.
  • Le aziende coinvolte non potranno più gestire in autonomia gli accantonamenti, ma dovranno adempiere al nuovo obbligo a decorrere dal mese successivo a quello di superamento della soglia dimensionale.
Con la novità in Manovra 2026, il sistema si estende a tutte le aziende con almeno 50 dipendenti e non solo a quelle che raggiungevano questa soglia all’avvio dell’attività. Dunque, la sua portata si amplia notevolmente, implicando vantaggi e criticità, come:
  • Uniformità normativa: tutti i dipendenti di aziende con almeno 50 addetti vedranno il proprio TFR indirizzato in modo analogo, senza discriminazioni legate a una mera “data di nascita” aziendale.
  • Maggiore trasparenza: il monitoraggio e la gestione INPS assicurano maggiore tracciabilità rispetto all’accantonamento del TFR.
  • Nuovi adempimenti: i datori di lavoro dovranno adattare tempestivamente procedure e sistemi amministrativi per non incorrere in sanzioni legate a omessi versamenti.
Queste modifiche strutturali hanno la finalità di rafforzare l’affidabilità del sistema del TFR, traducendosi in una tutela concreta per il lavoratore e in una semplificazione degli oneri di gestione per le aziende in crescita.

TFR: scelta del lavoratore tra Fondo INPS e previdenza complementare dopo la riforma

L’attuale scenario normativo offre ai dipendenti delle aziende con almeno 50 addetti una doppia possibilità in relazione alla destinazione del proprio TFR maturando. In base alla scelta del lavoratore, si aprono due percorsi:

1. Destinazione al Fondo Tesoreria INPS
Se non viene esercitata espressamente la volontà di aderire a una forma di previdenza complementare, l’azienda provvede, nel rispetto delle nuove regole, a versare l’importo del TFR maturando al Fondo Tesoreria INPS con le modalità già descritte. In questo modo il diritto resta totalmente garantito, tutelando il lavoratore dalla rischiosità finanziaria di singole imprese.

2. Scelta della previdenza complementare
Il dipendente può optare, entro la scadenza dei termini fissati, per il conferimento totale o parziale del TFR maturando a uno dei fondi pensionistici integrativi disponibili sul mercato, sia collettivi sia individuali. In questa circostanza, il flusso non attraversa in alcun modo il Fondo Tesoreria INPS, ma segue la disciplina dettata dagli accordi collettivi nazionali, territoriali o aziendali, o da iniziative individuali.

  • La scelta della previdenza complementare comporta vantaggi fiscali e la facoltà di personalizzare la strategia previdenziale in base alle proprie esigenze.
  • Il conferimento può essere modificato anche in un successivo momento, consentendo una certa flessibilità al lavoratore durante il percorso professionale.

Implicazioni pratiche per lavoratori e imprese: meno opzioni e più automatismi

L’applicazione della nuova disciplina del TFR comporta implicazioni immediate e concrete nella vita di aziende e dipendenti:
  • Per i lavoratori si riduce lo spazio di non scelta: il sistema previdenziale prevede destinazioni automatiche che valorizzano la decisione attiva, responsabilizzando ciascuno sulle opzioni previdenziali. Aumenta la sicurezza che la destinazione del TFR sia gestita in modo trasparente e tracciato.
  • Per le aziende con almeno 50 dipendenti, il nuovo obbligo di versamento delle quote maturate al Fondo Tesoreria richiede adeguamenti procedurali (dalla puntuale rilevazione delle soglie dimensionali al tempestivo aggiornamento delle comunicazioni contributive INPS). Si riduce il margine per la gestione autonoma dei fondi accantonati, semplificando però la tracciabilità e la trasparenza della destinazione delle risorse.
Tabella riepilogativa dei cambiamenti principali:
Area di intervento Situazione fino al 2025 Situazione dal 2026
Aziende sopra i 50 dipendenti Obbligo Fondo INPS solo se nati già sopra soglia Obbligo anche per aziende che superano i 50 dip. dopo l’avvio
Destinazione TFR neoassunti Scelta possibile fino a 6 mesi, nessun automatismo stringente Silenzio-assenso dopo 60 giorni; adesione automatica a previdenza complementare
Gestione opzioni dipendente Opzione tacita più ampia, meno automatismi Meno opzioni tacite, scelta attiva obbligatoria o automatismo verso previdenza integrativa

 



Leggi anche