Perchè una gran parte dei siti web italiani non sta funzionando? Anche di noti provider come Aruba? Quali sono i problemi, quando e come potrebbero essere risolti
Una vasta porzione dei siti web italiani questa mattina si è improvvisamente trovata fuori uso a causa di un malfunzionamento che, partendo da provider d'importanza globale, si è propagato bloccando l'accesso a una moltitudine di portali. Secondo quanto emerso, il disservizio ha avuto effetti diffusi su molte piattaforme nazionali, rendendo impossibile la navigazione per milioni di utenti e interrompendo servizi digitali di aziende, privati e istituzioni. Le segnalazioni sono arrivate simultaneamente da diversi settori dimostrando la severità dell’accaduto e la dipendenza dei sistemi digitali italiani da infrastrutture tecniche centralizzate.
Quando si parla di stabilità di internet a livello mondiale, emerge in modo ricorrente il nome Cloudflare. Questa azienda opera come fornitore di servizi web che si occupa di accelerazione delle pagine, sicurezza per siti e applicazioni nonché di protezione contro attacchi informatici diffusi, quali i DDoS. L'architettura sviluppata da Cloudflare poggia su una vasta rete di data center, posizionata strategicamente nel mondo per permettere che qualsiasi contenuto raggiunga i visitatori nel minor tempo possibile e con le massime garanzie di sicurezza.
In concreto, ogni volta che si accede a un sito protetto dalla piattaforma, la richiesta dell'utente viene dirottata tramite i server Cloudflare, che filtrano eventuali minacce, ottimizzano i dati e instradano le informazioni al meglio. I vantaggi sono molteplici:
Le prime segnalazioni si sono registrate nelle ore centrali della giornata. La criticità è stata individuata alle ore 12:17 con l’inizio di rallentamenti e anomalie nell’accesso a numerosi portali. Dal monitoraggio degli eventi si denota che la situazione è precipitata pochi minuti dopo: dalle 12:48, una parte consistente della rete affidata al provider ha subito un crollo della disponibilità delle pagine e dei servizi.
L’origine del down sarebbe imputabile a un malfunzionamento all’interno della rete globale della piattaforma di servizi web. La dinamica precisa, al momento della stesura, rimane sotto esame da parte dei tecnici. Tuttavia, è noto che Cloudflare utilizza una infrastruttura altamente distribuita e proprio per questa ragione, quando avviene un errore sistemico, l’effetto domino può colpire numerosi clienti contemporaneamente in diverse aree geografiche.
Le segnalazioni sono state trasversali: da portali giornalistici a servizi pubblici online, passando per negozi di e-commerce, la platea degli utenti impattati dimostra la pervasività del fenomeno e l’estensione della piattaforma nella quotidianità digitale italiana.
L’entità del blackout odierno si riflette sulla molteplicità dei portali che si sono trovati, spesso senza preavviso, totalmente non raggiungibili. Tra i provider colpiti spiccano realtà come Aruba e altre figure chiave per l’hosting e la presenza online nel paese. Ma gli effetti non si sono limitati a questi, allargandosi alle piattaforme più visibili e utilizzate dagli utenti:
Tabella riassuntiva dei principali settori impattati:
| Settore | Effetto riscontrato |
| PA e servizi pubblici | Portali non disponibili |
| E-commerce | Blocco dei carrelli e delle transazioni |
| Giornali online | Impossibilità di accesso alle notizie |
| Social network | Rallentamenti e down improvvisi |
La piattaforma al centro delle indagini ha fornito prime dichiarazioni ufficiali poco dopo il manifestarsi del guasto. Sono emerse comunicazioni volte a tranquillizzare i clienti: "Cloudflare è a conoscenza di un problema che potrebbe interessare diversi clienti e sta indagando al riguardo. Ulteriori dettagli saranno forniti non appena saranno disponibili maggiori informazioni."
Una posizione che, nella sua genericità, riflette la cautela necessaria in queste fasi, evitando di attribuire responsabilità premature o di esporsi su cause tecniche non ancora verificate.
I portali specializzati hanno garantito aggiornamenti costanti accompagnando le evoluzioni del caso, in attesa che dal provider arrivino spiegazioni esaustive. Nel frattempo, gli utenti si sono affidati alle segnalazioni delle pagine ufficiali delle aziende coinvolte e ai forum tecnici per comprendere lo stato della situazione.
Non si tratta del primo blackout che coinvolge infrastrutture digitali globali: la memoria torna a un episodio di alcune settimane fa, quando AWS, servizio cloud di Amazon, ha sofferto una criticità tecnica con ripercussioni diffuse su piattaforme rapide e standard. In quel caso, i disservizi si erano propagati rapidamente a livello internazionale, interessando anche diversi player italiani.
L’esperienza odierna aiuta a comprendere quanto la concentrazione di molti servizi essenziali su pochi gestori mondiali rappresenti un punto di vulnerabilità strutturale. Il confronto tra i due incidenti suggerisce che, anche in assenza di una causa comune, la complessità dell’ecosistema web sfida costantemente la resilienza delle piattaforme cloud e la capacità reattiva dei provider davanti a situazioni inattese.