Secondo l'Osservatorio sullo smart working del Politecnico di Milano, più della metà dei dipendenti nelle grandi imprese usufruisce del lavoro a distanza in varie forme.
Uno dei vantaggi per le aziende risiede nell'ampliamento delle possibilità di ricerca di personale qualificato su scala nazionale. Per i dipendenti, questa soluzione offre la possibilità di evitare la necessità di trasferirsi, consentendo loro di rimanere nelle regioni d'origine senza dover affrontare costi di vita e abitativi elevati.
Il modello di smart working totale sta guadagnando sempre più terreno, soprattutto in settori come la consulenza ingegneristica, dove le attività possono essere svolte anche in spazi di coworking dall'altra parte della penisola o in stanze appositamente adibite ad ufficio all'interno delle abitazioni. Al contrario, alcune imprese, dopo l'esperienza del lavoro remoto imposto dalla pandemia, sono tornate ad attività completamente in presenza.
Un approccio intermedio è il modello misto casa-ufficio. La questione è tornata al centro del dibattito politico con la proposta di promuovere il lavoro da casa come misura anti-smog, volta a ridurre il traffico e l'inquinamento nelle città:
Tra le esperienze più avanzate nel panorama dello smart working totale, si distingue quella della multinazionale canadese Stantec, specializzata nella consulenza e progettazione ingegneristica e architettonica nei settori dell'ambiente, delle infrastrutture, dell'energia e dell'edilizia. Pur avendo il quartier generale italiano nel Centro direzionale Milano 2 a Segrate, una parte dei dipendenti lavora al di fuori della Lombardia e si sposta verso Nord solo quando necessario, ad esempio per incontri in presenza o sopralluoghi.
Su un totale di 170 dipendenti, circa una ventina ha scelto di organizzare completamente le proprie attività da casa, nonostante siano assunti a Milano e risiedano in Calabria, Puglia o Sicilia, vicino alle loro famiglie. Questo modello, inizialmente avviato come sperimentazione prima della pandemia, è ora diventato una prassi strutturale, grazie ai feedback positivi, soprattutto in un settore in cui le aziende competono per professionisti qualificati.
In questo settore, dove già si lavora per obiettivi con orari flessibili e senza il tradizionale cartellino da timbrare, lo smart working totale si sta dimostrando efficace e adatto alle esigenze dei dipendenti.
Le iniziative di innovazione come quelle intraprese dal gruppo assicurativo-finanziario italiano Sace, partecipato dal Ministero dell'Economia, sono laboratori di sperimentazione e sviluppo. Un esempio è il programma Flex4Future, avviato ufficialmente da Sace che si propone di introdurre un nuovo paradigma di lavoro flessibile, diventando un modello degno di studio.
Flex4Future di Sace è stato selezionato come caso di studio dall'Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, che condurrà un'analisi approfondita dei suoi risultati. Il programma si caratterizza per una radicale revisione delle pratiche lavorative, eliminando i vincoli legati agli orari tradizionali e introducendo il concetto di smart working illimitato. Si basa sul principio dell'attività lavorativa, dove il focus è posto sui risultati e il raggiungimento degli obiettivi prestabiliti.
In aggiunta, il programma offre ai dipendenti la possibilità di aderire a una settimana lavorativa più breve, composta da quattro giorni (36 ore), con la libertà di scegliere il giorno di riposo durante la settimana. Sace si distingue come la prima azienda a partecipazione pubblica in Italia a implementare questa sperimentazione innovativa. Queste iniziative all'avanguardia coinvolgeranno tutti i 950 dipendenti del gruppo, senza necessità di modifiche a livello normativo ed economico.
Il progetto Flex4Future di Sace si pone come un'opportunità per affrontare nuove sfide e confermare i risultati degli studi che, da diversi anni, evidenziano come una maggiore flessibilità e un equilibrio più armonioso tra vita e lavoro possano favorire una maggiore produttività aziendale.