Nel 2026 i prezzi di smartphone, computer e auto potrebbero aumentare per via dell'intelligenza artificiale, del rincaro dei chip e di nuove tasse. Tensioni globali e strategie dei produttori influenzeranno il mercato e i consumatori.
Le previsioni per il 2026 segnalano un trend in crescita che interessa i costi di smartphone, computer e automobili. Questo andamento non deriva da una singola causa, ma è il risultato di numerosi fattori che interagiscono a livello tecnologico e geopolitico. Il peso dell’intelligenza artificiale (IA), le variazioni nelle filiere produttive e le scelte dei legislatori stanno plasmando un contesto nel quale il consumatore finale rischia di subire rincari significativi. Sebbene il progresso dell’IA porti vantaggi come funzionalità avanzate e nuove opportunità d’uso, esso genera costi extra che, sommati ai dazi, alle tensioni commerciali e all’aggiornamento di norme su equo compenso, si riflettono sui prezzi al dettaglio. Il panorama internazionale, caratterizzato da scambi fra USA, Unione Europea, Cina e India, accentua l’incertezza.
L’avanzamento dell’intelligenza artificiale rappresenta la trasformazione tecnologica più incisiva degli ultimi anni. Nuove generazioni di smartphone, computer e automobili integrano componenti dedicati esclusivamente alla gestione di sistemi IA, dai processori alle GPU con architetture specifiche, fino a memorie sempre più performanti. Questi sviluppi comportano una complessità maggiore nell’ingegnerizzazione dei prodotti, a partire dalla progettazione fino alla produzione industriale.
Un esempio lampante è l’arrivo sul mercato degli smart device equipaggiati con processori di ultimissima generazione, in grado di eseguire calcoli di IA direttamente a bordo e abilitare funzioni come riconoscimento vocale avanzato, analisi delle immagini in tempo reale e assistenza virtuale personalizzata. Se, da un lato, gli utenti beneficiano di esperienze d’uso senza precedenti, dall’altro le aziende trasferiscono i costi di sviluppo e il prezzo delle nuove materie prime sul prodotto finale.
Le vetture di nuova concezione riflettono la stessa tendenza: l’auto moderna si evolve da semplice mezzo di trasporto a “casa intelligente su ruote”, grazie a sistemi di guida assistita, gestione del traffico e interfacce conversazionali. In questo scenario, il design e l’ingegneria vanno ripensati, come spiegano i principali centri stile automobilistici. L’impiego sempre più massiccio di IA pone anche interrogativi sulla sostenibilità del modello produttivo: l’aumento di domanda per chip sofisticati e materiali elettronici mette pressione sulle forniture globali, sostenendo la crescita dei prezzi in tutta la filiera.
L’adozione dell’IA implica inoltre maggiori investimenti in sicurezza informatica e tutela dei dati personali, divenuti imprescindibili alla luce di normative più stringenti e delle aspettative degli utenti. Ogni singolo avanzamento tecnico comporta un costo aggiuntivo, che i produttori sono sempre più inclini a ripercuotere sulle etichette in negozio. Le dichiarazioni degli analisti evidenziano che, pur in presenza di strategie differenziate, il comune denominatore sarà una crescita dei costi di listino nel 2026, soprattutto per i dispositivi e le automobili dotate delle forme più evolute di intelligenza artificiale.
L’aumento del prezzo dei chip di memoria rappresenta uno degli snodi più critici della filiera tecnologica globale. L’espansione esponenziale dei servizi digitali, la diffusione dell’intelligenza artificiale nei dispositivi di massa e le esigenze crescenti di data storage hanno portato i principali produttori di semiconduttori a incrementare capacità produttiva e ricerca. Tuttavia, le fluttuazioni della domanda, unite a crisi geopolitiche e colli di bottiglia logistici, hanno contribuito a una pressione sui prezzi che si riverbera già oggi sui nuovi lanci di smartphone, PC e sistemi di bordo automobilistici.
Nel 2025, il rischio di rincari alimentati dalla cosiddetta “corsa ai chip” è diventato tangibile per tutti i comparti del tech. Non solo gli smartphone di fascia alta e le workstation professionali, ma anche i modelli medi beneficeranno meno delle economie di scala, rischiando invece aumenti percepibili. Le memorie DRAM e NAND, essenziali per l’esecuzione delle funzioni IA e la gestione di grandi quantità di dati in tempo reale, risultano tra le più soggette a oscillazioni di prezzo.
I consumatori finali, come sempre, si trovano esposti agli effetti di queste dinamiche. La maggiore sofisticazione tecnologica implica l’acquisto di dispositivi con più memoria, ma allo stesso tempo a un costo più elevato per unità. Tutto ciò può portare a una progressiva erosione della fascia media, spostando le offerte verso segmenti premium e penalizzando chi cerca prodotti accessibili ma aggiornati.
L’aggiornamento delle norme sul diritto d’autore e sull’equo compenso in Italia esercita un impatto immediato sui costi dei dispositivi. La SIAE e il Comitato Consultivo Permanente stanno valutando l’adeguamento delle tariffe che gravano su smartphone, computer, tablet e supporti di memoria, con rincari che potrebbero superare il 40% rispetto alle attuali aliquote. Questo aggiornamento non riguarda solo i dispositivi venduti in negozio, ma si estende a una vasta platea di supporti, compresi hard disk esterni, schede SD nonché pen drive e CD/DVD, nonostante il loro utilizzo sia in diminuzione.
L’imposta viene applicata forfettariamente, ossia anche a utenti che non fanno uso della copia privata: ogni dispositivo dotato di memoria interna o esterna viene caricato di un costo aggiuntivo. Per segmentare i dettagli:
Il dettaglio delle nuove aliquote per l’equo compenso mostra un incremento significativo rispetto agli anni passati. Secondo le proposte più accreditate, le tariffe sarebbero differenziate in base alla capacità di memorizzazione:
Tra le novità più discusse emerge la possibile applicazione di una microtassa sui servizi di cloud storage, stimata in 0,0003€ per GB al mese. La logica sottesa sarebbe la tutela della copia privata anche in ambiente online, ma la proposta genera ampie perplessità su fattibilità tecnica e impatto reale:
I prezzi dell’elettronica sono fortemente influenzati dal clima geopolitico internazionale. Nel corso del 2025, l’amministrazione statunitense ha scelto di escludere smartphone, PC e chip dalle nuove ondate di dazi, attenuando così il rischio di impatti immediati sul listino dei dispositivi importati da Cina e Sud-Est asiatico. Tuttavia, la situazione resta fluida: l’Unione Europea sta valutando misure di risposta che potrebbero colpire settori trasversali per un valore complessivo di circa 72 miliardi di euro. Differenze normative e stretta interconnessione tra produttori globali contribuiscono a determinare oscillazioni di prezzo, soprattutto laddove una parte significativa delle componenti viene ancora realizzata in Cina e India.
Il timore di rincari futuri resta concreto e legato sia alla volatilità dei mercati sia alle reazioni incrociate tra governi e produttori. La logica della “guerra dei dazi”, pur momentaneamente attenuata sul fronte high-tech, potrebbe riaccendersi al variare dei contesti politici, rendendo la stabilità dei prezzi difficile da garantire, specie per i prodotti più avanzati e richiesti a livello globale.
Alcune categorie di prodotti tecnologici sono state temporaneamente escluse dai dazi imposti dagli Stati Uniti e reciprocamente dall’Unione Europea per evitare ulteriori escalation nel settore elettronico. Tuttavia, altri comparti come abbigliamento, alimentare e alcuni componenti d’auto sono stati colpiti, mentre permane il rischio di nuove misure restrittive in caso di peggioramento delle relazioni internazionali.
Quanto ai prezzi al consumo, l’effetto delle policy sarà visibile dopo alcuni mesi, quando gli aumenti saranno gradualmente trasferiti dalla filiera produttiva ai clienti finali, determinando un generale rialzo anche per i prodotti non direttamente soggetti a tariffazione.
I grandi produttori di elettronica hanno intensificato gli sforzi di delocalizzazione, puntando sulla diversificazione della catena di fornitura. Il caso Apple, che importa massicciamente dispositivi dall’India, e l’investimento nella produzione locale di componenti da parte dei principali OEM, dimostrano la strategia di ridurre il rischio legato a criticità geopolitiche in aree chiave come la Cina.
Tuttavia, la dipendenza da specifiche regioni produttive resta elevata. La ricollocazione delle infrastrutture richiede capitali e know-how difficilmente reperibili in breve termine, facendo sì che il costo della transizione venga spesso incorporato nei prezzi dei prodotti tecnologici destinati al mercato europeo e globale.
L’incremento dei prezzi dei dispositivi digitali e delle automobili nel 2026 appare ormai difficilmente evitabile, seppur mitigato da politiche temporanee e strategie industriali reattive. I consumatori dovranno tenere conto di voci di spesa sempre più articolate, legate sia a tasse eque per la tutela del diritto d’autore sia a costi tecnologici intrinseci ai prodotti di nuova generazione.
I rincari più marcati si concentreranno sui segmenti medio-alti del mercato, dove le funzioni di intelligenza artificiale rappresentano un valore aggiunto irrinunciabile, ma anche un elemento fortemente esposto alla volatilità dei chip e dei materiali avanzati. Le fasce base, pur meno colpite dall’ondata IA, risentiranno comunque delle logiche di filiera e delle tasse generalizzate su supporti e cloud.