Dal 2006 il tuo sito imparziale su Lavoro, Fisco, Investimenti, Pensioni, Aziende ed Auto

Stipendi colleghi, quando e come si potranno conoscere grazie a Direttiva Trasparenza Ue 2023/970

di Marianna Quatraro pubblicato il
conosccere busta paga collleghi dal 2026

La Direttiva Ue sulla trasparenza salariale introduce nuovi obblighi per aziende e diritti per i lavoratori in Italia

L’adozione della Direttiva Ue 2023/970 sulla trasparenza retributiva segna una svolta significativa nel panorama lavorativo italiano, sia nel settore pubblico sia in quello privato.

Questa nuova normativa mira a garantire la parità di retribuzione per lavori di pari valore ed è stata pensata per eliminare storiche discrepanze nei trattamenti economici, permettendo alla forza lavoro di accedere a informazioni prima coperte da segreto, in nome di una maggiore equità e trasparenza.

Dal 7 giugno 2026, la conoscenza degli stipendi dei colleghi diventerà non più un tabù, ma un diritto tutelato e regolato a livello europeo.

Il gender pay gap, la differenza di stipendio tra uomini e donne in Italia e in Europa: dati e contesto

Il divario retributivo di genere, meglio noto come gender pay gap, rappresenta una problematica ancora attuale nel contesto europeo. Secondo Eurostat, la differenza media nella paga oraria lorda tra uomini e donne in Unione Europea è pari al 12-13% circa, con punte superiori in determinati Paesi e valori più bassi in altri, tra cui l'Italia (2,2%). Tuttavia, tale dato nasconde disuguaglianze persistenti legate a ruoli dirigenziali, carriere meno lineari per le donne e minore accesso a posizioni apicali. Inoltre, la mancanza di trasparenza salariale limita la possibilità di intercettare e correggere le disparità retributive, contribuendo a rendere il gender pay gap un fenomeno strutturale.

Alcuni dati significativi:

  • Europa: Le donne guadagnano in media il 13% in meno a pari lavoro.
  • Italia: Il gap è inferiore rispetto alla media UE, ma è più accentuato tra le lavoratrici autonome e ai vertici aziendali.
  • Conseguenze: contratti precari, carichi familiari, rallentamenti di carriera e ridotto accesso a ruoli decisionali.

Cosa prevede e come funziona la Direttiva Ue 2023/970 sulla trasparenza retributiva

La Direttiva 2023/970 introduce obblighi giuridici rivolti ai datori di lavoro per accrescere la trasparenza e applicare efficacemente il principio della parità di retribuzione. Le principali novità includono:
  • Obbligo di comunicare range salariali già dagli annunci di lavoro e durante la selezione del personale. Viene vietata la richiesta di informazioni sulle retribuzioni percepite in precedenti impieghi;
  • I lavoratori possono richiedere informazioni scritte sul proprio stipendio e sulla media retributiva per sesso relativa a mansioni equiparabili;
  • Clausole contrattuali che vietano la divulgazione della propria retribuzione sono nulle;
  • Report periodici obbligatori per aziende con oltre 100 dipendenti, con pubblicazione annuale o triennale a seconda delle dimensioni;
  • Obbligo di audit interno e piano correttivo se viene rilevato un gap superiore al 5% non giustificato.

Come e quando sarà possibile conoscere gli stipendi dei colleghi

L'accesso alle informazioni sugli stipendi dei colleghi sarà regolamentato e circoscritto dalla direttiva. Ogni dipendente avrà il diritto di ottenere, per iscritto e anche tramite rappresentanti, informazioni relative ai livelli retributivi medi per genere, nelle categorie lavorative omogenee. Questo diritto potrà essere esercitato a partire dal recepimento della normativa in Italia (giugno 2026) e il datore di lavoro avrà due mesi di tempo per fornire i dati richiesti.
  • La richiesta deve essere motivata dall’esigenza di verifica sull’assenza di discriminazione;
  • I dati saranno forniti in forma aggregata e non consentiranno di individuare gli importi riferibili a singoli lavoratori;
  • è vietato l’uso per motivi diversi dalla verifica della parità di retribuzione.
Il diritto d’accesso si accompagna a un divieto per i datori di lavoro di ostacolare o vietare la comunicazione delle retribuzioni tra colleghi, rimuovendo così ogni barriera contrattuale o culturale alla trasparenza. Tuttavia, non sarà possibile ottenere la “busta paga” individuale altrui, ma solo dati confrontabili e utili a evidenziare eventuali disparità.

Gli obblighi delle aziende e le ricadute sui datori di lavoro

L'attuazione della direttiva impone un rinnovato approccio gestionale da parte delle imprese. Gli obblighi riguardano:

  • Includere range salariali negli annunci di lavoro (Consulta Normattiva per il testo coordinato del provvedimento);
  • Non chiedere informazioni sulle precedenti retribuzioni durante le selezioni;
  • Valutare e modificare i sistemi retributivi affinché siano basati su criteri oggettivi, trasparenti e neutrali dal punto di vista del genere;
  • Rispondere entro due mesi alle richieste di dati da dipendenti/rappresentanti;
  • Redigere e pubblicare relazioni periodiche sul divario retributivo di genere;
  • Realizzare audit interni e piani d’azione in caso di scostamenti ingiustificati.
La mancata ottemperanza comporta sanzioni pecuniarie e, nei casi più gravi, la sospensione di eventuali agevolazioni. 

Diritti dei dipendenti: richieste, tutele e risarcimenti

Il quadro dei diritti in capo ai lavoratori risulta fortemente rafforzato:

  • Possibilità di richiedere dati retributivi propri e medi, ripartiti per sesso, per categorie omogenee;
  • Accesso garantito anche tramite rappresentanti o organismi per la parità;
  • Se le informazioni sono incomplete, diritto a ulteriori chiarimenti con risposta motivata;
  • Divieto di clausole atte a impedire la divulgazione delle informazioni retributive;
  • In caso di discriminazione retributiva è previsto un risarcimento comprensivo di arretrati, bonus, danno morale e interessi di mora.
Tipologia di tutela Modalità di esercizio Tempistiche
Richiesta informazioni Scritta, diretta o tramite rappresentante Risposta entro 2 mesi
Chiarimenti aggiuntivi Seconda richiesta con motivazione Risposta motivata obbligatoria
Risarcimento discriminazione Azione legale o contenzioso Determinate in sede giudiziaria
L’onere della prova è invertito: in caso di contenzioso sarà il datore di lavoro a dover dimostrare l’assenza di discriminazioni, offrendo una tutela rafforzata rispetto alle normative precedenti.
Leggi anche