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Stipendi docenti a scuola, non per tutti sono bassi. Una analisi diversa dal solito

di Marianna Quatraro pubblicato il
Stipendi docenti scuola analisi diversa

Un docente italiano guadagna, in media, molto meno di un lavoratore laureato. Ma la differenza non uguale per tutti: cosa emerge dalla recente analisi riportata su lavoce.info

La questione retributiva nell’ambito scolastico italiano rappresenta uno degli argomenti più discussi in ambito politico, sindacale e sociale. Il livello complessivo degli stipendi nel comparto istruzione è oggetto di confronto non soltanto con i principali Paesi europei, ma anche all’interno della pubblica amministrazione nazionale. 


Le analisi più aggiornate, come quelle pubblicate dall’Ocse e dalla Ragioneria Generale dello Stato, offrono un quadro dettagliato delle principali criticità: l’erosione del potere d’acquisto degli stipendi, la poca attrattività della carriera docente, la disomogeneità interna al sistema e la distanza dai livelli retributivi medi europei. 

Stipendi dei docenti italiani: il confronto con l’Europa e la media Ocse

Secondo i dati più recenti diffusi dall’Ocse con il rapporto “Education at a Glance”, i compensi medi degli insegnanti italiani sono inferiori sia rispetto agli altri Paesi europei sia alla media delle economie avanzate.

In particolare, un docente di scuola secondaria con 15 anni di servizio percepisce attualmente circa 44.000 dollari lordi annui a parità di potere d’acquisto. Questo valore risulta inferiore del 16% rispetto alla media Ocse, che oscilla tra 50.000 e 55.000 dollari, e lontano dagli oltre 65.000 dollari guadagnati dai colleghi di Germania e Paesi Bassi.
 

Il divario si allarga analizzando il rapporto tra la retribuzione degli insegnanti e quella dei lavoratori laureati in altri settori. In Italia, lo stipendio di un docente rappresenta meno di tre quarti di quello medio dei lavoratori con titolo universitario, mentre in ambito Ocse questa percentuale sfiora il 95%.

Bisogna evidenziare anche il peso negativo dell’inflazione che, nell’ultimo quadriennio, ha eroso il potere d’acquisto dei salari, con un calo reale di circa il 7,5% dal 2021 e una riduzione reale del potere d’acquisto di circa il 20% dal 2020.
I numeri possono sintetizzare il confronto con questa tabella:

Paese Stipendio annuo lordo (USD, 15 anni di carriera)
Italia 44.000
Media Ocse 50.000-55.000
Germania 65.000
Paesi Bassi 65.000

Le differenze retributive tra docenti di materie umanistiche e STEM

Nella scuola italiana si evidenzia una significativa differenza non solo tra stipendi nazionali ed europei, ma anche fra le diverse figure che popolano il comparto istruzione.
Lo stipendio medio nel settore scolastico si aggira sui 33.100 euro lordi annui, includendo insegnanti e personale amministrativo. Tuttavia, le retribuzioni dei docenti sono inferiori rispetto a quelle di comparti pubblici che godono di una valorizzazione economica decisamente superiore. 

Uno degli aspetti meno noti ma estremamente rilevanti riguarda la forte eterogeneità degli stipendi tra gli insegnanti delle discipline umanistiche e quelli delle materie STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics). 

Dai dati emerge, però, che se ci sono docenti penalizzati a livello salariale, per altri il confronto appare positivo. I dati dell’Indagine sulle forze lavoro dell’Istat analizzati sulla voce.info da Tortuga, il primo think-tank italiano di studenti, ricercatori e professionisti del mondo dell'economia e delle scienze sociali, rivelano, infatti, che per alcune aree disciplinari, come le materie umanistiche, la differenza di salario è positiva. 

Usando i dati relativi all’anno 2021, gli ultimi per i quali è possibile analizzare congiuntamente reddito e titolo di studio, confrontando il reddito degli insegnanti con quello degli altri laureati a parità di alcune caratteristiche osservabili, come genere, età, regione, cittadinanza, tipologia contrattuale, emerge che un insegnante italiano guadagna, in media, molto meno di un lavoratore laureato. Ma la differenza non è però uguale per tutti: chi ha una laurea umanistica ha uno stipendio più alto degli ex colleghi di università, mentre per i laureati Stem è il contrario. 

Dunque, chi proviene da studi letterari, umanistici, linguistici o dell’insegnamento ottiene spesso, scegliendo la via della scuola, una posizione relativamente vantaggiosa: questi docenti guadagnano fra mezzo e un decile in più nella distribuzione dei redditi rispetto ai propri ex compagni di università che lavorano in settori diversi.

La situazione si inverte per i laureati in discipline scientifiche, tecnologiche o ingegneristiche, che ricoprendo il ruolo di insegnante si posizionano guadagnano, invece, molto meno dei loro coetanei assunti in ambiti privati o in altri comparti pubblici.

Le proposte di riforma e i nodi critici del sistema retributivo

Negli ultimi anni, il confronto politico e sindacale ha prodotto numerose ipotesi di riforma per superare le criticità del sistema retributivo attuale. Le principali linee di intervento includono:

  • l’adeguamento delle retribuzioni al costo della vita e all’inflazione annuale
  • l’introduzione di incentivi specifici per docenti che operano fuori sede o in aree con elevati costi abitativi
  • la sperimentazione di percorsi di carriera orizzontale, con riconoscimento economico per attività di progettazione didattica, formazione avanzata o coordinamento di progetti innovativi
  • l’istituzione di differenziali retributivi orientati alle aree disciplinari maggiormente in difficoltà (STEM, sostegno, aree disagiate)
  • la necessità di revisione della forbice tra docenti e dirigenti, con maggiore trasparenza nella definizione degli stipendi di vertice.

 

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