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Tasse in Italia nel 2026 non calano se si cambia solo l'Irpef che solo un italiano su due non paga

di Marianna Quatraro pubblicato il
Tasse Italia 2026 irpef

Il 43,15% degli italiani non dichiara redditi e vive a carico di qualcuno e oltre il 78% del gettito Irpef complessivo deriva sa 11,6 milioni di contribuenti: un italiano su due non paga l'imposta. Cosa riporta il quadro attuale

L’Irpef continua a rappresentare il cuore dell’imposizione fiscale diretta sui cittadini italiani, ma il gettito non si limita solo a questa imposta: IVA, accise, contributi previdenziali e imposte locali completano il quadro di un sistema articolato. La pressione fiscale complessiva percepita dalla popolazione porta spesso alla sensazione (molto realistica) di un fisco pesante e i dati dell’ultimo Osservatorio sulle entrate fiscali mostrano una realtà dove la distribuzione delle tasse è tutt’altro che uniforme. Solo poco più della metà dei residenti contribuisce effettivamente attraverso il pagamento dell’Irpef, mentre una parte importante della popolazione rimane a carico della collettività. 

Quanti italiani pagano davvero le tasse e quale importo versano

Dallo studio condotto dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali nel 2024 sulle dichiarazioni dei redditi, emerge che su una popolazione di circa 59 milioni di residenti, solo 42,57 milioni hanno presentato la dichiarazione. Il numero effettivo di coloro che hanno versato almeno un euro di Irpef è però ancora inferiore: 33,54 milioni, ossia poco più della metà degli italiani. Per chiarire quanto sia stretto il perimetro dei contribuenti effettivi, basta pensare che un italiano su due non paga l'Irpef.

In sintesi:

  • Poco meno della metà degli italiani, ossia il 43,15%, non ha redditi propri e vive a carico di qualcun altro;
  • Tra i dichiaranti, la gran parte appartiene a fasce di reddito basse e medio-basse;
  • I soggetti che dichiarano un reddito nullo o negativo sono oltre 1,18 milioni (in aumento rispetto all’anno precedente).
In termini di importi versati, il totale dei redditi dichiarati per l’anno 2023 ai fini Irpef ammonta a 1.028 miliardi di euro, generando un gettito netto di 207,15 miliardi, di cui circa l’89,9% è dovuto all’Irpef ordinaria.

Tuttavia, la media degli importi pagati varia sensibilmente a seconda della fascia di reddito. Per esempio, chi guadagna meno di 7.500 euro versa solo una minima quota di Irpef, mentre la responsabilità fiscale cresce all’aumentare del reddito dichiarato. 

Come si distribuisce il carico fiscale: i dati dell’Osservatorio sulle entrate fiscali

La dodicesima edizione dell’Osservatorio sulle entrate fiscali, realizzato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali con il sostegno di CIDA, evidenzia un dato significativo: il carico fiscale dell’Irpef si concentra su una minoranza di contribuenti.

Dei 42,6 milioni di dichiarazioni presentate nel 2024, appena 11,6 milioni di persone, pari a poco più di un quarto del totale dei dichiaranti, versano oltre il 76,87% dell’imposta, mentre il restante 72,59% paga solo il 23,13%. Si tratta di una distribuzione estremamente polarizzata, riflesso delle forti disparità reddituali presenti nel paese.

Fascia di reddito Peso sulla popolazione dichiarante Quota Irpef versata (%)
Fino a 29.000 € 72,59% 23,13%
Oltre 29.000 € 27,41% 76,87%

Analizzando la fascia dei redditi più alti, solo circa 700.000 dichiaranti (1,65% del totale) dichiarano oltre 100.000 euro, contribuendo da soli a oltre il 22% dell’intero gettito Irpef. Sommando le fasce da 35.000 euro in su, si raggiunge una quota superiore al 63% dell’imposta. Tale concentrazione fa emergere una situazione in cui il sistema fiscale grava in modo particolare sul ceto medio e medio-alto, mentre ampie porzioni di popolazione risultano, di fatto, a carico della collettività. Ne emerge, dunque, che:

  • I contribuenti con redditi tra 20.000 e 29.000 euro sono circa 9,7 milioni;
  • Le dichiarazioni sotto i 20.000 euro sono diminuite, a conferma di una modestissima crescita della fascia media;
  • Solo l’1,19% dell’intero gettito proviene da chi guadagna meno di 15.000 euro.

La modifica dell’Irpef: perché un taglio delle aliquote non riduce le tasse per tutti

La discussione sulla riforma dell’Irpef 2026 è al centro della politica fiscale nazionale. Gli annunci relativi al possibile taglio dell'aliquota per i redditi tra 28.000 e 50.000 euro, che passerebbe dal 35% al 33%, non garantiscono automatici benefici all’insieme dei cittadini. Questo perché un italiano su due non paga l'Irpef e una modifica esclusivamente su questa imposta coinvolgerebbe solo una parte dei cittadini contribuenti attivi.

Analizzando il provvedimento ipotizzato dal Governo con la riduzione dal 35 al 33% dell’aliquota su specifiche fasce di reddito, si nota che:

  • L’impatto riguarda solo chi effettivamente versa l’imposta, vale a dire il gruppo più ristretto tra i contribuenti;
  • L’intera platea dei residenti privi di reddito (circa il 43% della popolazione) resta esclusa da qualunque vantaggio;
  • Anche una revisione delle aliquote rischia di non alterare in modo significativo la ripartizione del carico fiscale, già oggi sbilanciata sui redditi medio-alti.
Concentrarsi solo sull’Irpef può avere il limite di lasciare inalterati gli squilibri strutturali. Inoltre, misure che prevedono detassazioni settoriali (straordinari, premi di produzione, tredicesime), se non accompagnate da strategie più ampie contro evasione e sommerso, rischiano di aumentare la disuguaglianza.