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Tasse tra le più alte del mondo ma servizi sanitari e pubblici sempre peggio: il paradosso italiano

di Marianna Quatraro pubblicato il
Tasse alte servizi pubblici sempre peggi

Gli italiani sono costretti a pagare sempre più tasse, è alta la pressione fiscale a fronte, però, di servizi pubblici che continuano a peggiorare invece che migliorare, a partire dalla sanità: gli ultimi dati rilevati

Il contesto economico italiano si caratterizza per una pressione fiscale tra le più elevate tra i paesi industrializzati, senza che a ciò corrisponda un elevato livello di servizi pubblici. Negli ultimi anni, crescono le lamentele dei cittadini sui servizi sanitari e su quelli locali, sempre più percepiti come inadeguati rispetto ai contributi versati.

Tasse tra le più alte del mondo: dati, confronto europeo e scenario OCSE

La pressione fiscale in Italia si attesta attorno al 42,8%, posizionando il Paese al quarto posto tra le economie avanzate secondo l’OCSE nella classifica 2025. Questo dato, se confrontato a livello europeo, mostra una distanza contenuta solo da paesi come la Francia, il Belgio e la Danimarca, superando la media Ue e quella dei principali partner commerciali. Eppure, il dato quantitativo non si accompagna a una qualità percepita dei servizi altrettanto elevata.

Paese Pressione fiscale (%)
Francia 47,2
Belgio 44,4
Danimarca 43,1
Italia 42,8
Media UE 39,7
Germania 38,5
Spagna 37,3

Negli ultimi venticinque anni il tema fiscale è stato al centro dell’agenda pubblica, spesso utilizzato come leva di consenso attraverso promesse di riduzione delle tasse e potenziamento dei benefici.

Tuttavia, la mancata attuazione di riforme strutturali ha portato a una crescita costante del debito pubblico, ora attorno al 135% del PIL, che limita profondamente la capacità dello Stato di investire in servizi efficienti e innovazione.

Ciò che emerge è che, a fronte di un prelievo fiscale elevato, molti cittadini avvertono una notevole distanza tra ciò che versano e ciò che ricevono

Sanità e servizi pubblici in crisi: cause dell’inefficienza e percezione tra i cittadini

Il forte squilibrio tra il livello di imposizione fiscale e la qualità dei servizi pubblici è particolarmente evidente nell’ambito sanitario e nei servizi essenziali come scuola, welfare e gestione delle infrastrutture locali. Diversi fattori contribuiscono a questa situazione:

  • Sottofinanziamento cronico: I fondi necessari per assicurare livelli essenziali di assistenza sono spesso oggetto di tagli o destinati a coprire emergenze e sussidi temporanei.
  • Inefficienze amministrative: La macchina pubblica italiana soffre di processi lunghi, frammentazione normativa e difficoltà di coordinamento tra enti centrali e periferici.
  • Esternalizzazione e perdita di competenze: Nei territori svantaggiati, la gestione di molti servizi, come rifiuti, cura del verde e manutenzione stradale, è affidata a soggetti terzi, con risultati frequentemente deludenti in termini di efficacia ed economicità.
  • Carenza di personale e attrattività del settore pubblico: Lunghi blocchi contrattuali hanno ridotto il capitale umano disponibile negli enti, rendendo più difficile mantenere alti livelli di assistenza e risposta ai bisogni della popolazione.
  • Distorsioni nella distribuzione dei benefici: Bonus generalizzati e sussidi diffusi, sebbene abbiano lo scopo di proteggere le fasce deboli, non sono sempre accompagnati da monitoraggio e valutazione dell’impatto reale.
La percezione dei cittadini riflette la realtà di lunghe liste d’attesa, uffici sovraffollati e carenze infrastrutturali. Il settore sanitario, ad esempio, mostra criticità che incidono sulla fiducia nell’universalità delle cure. Si moltiplicano le segnalazioni di difficoltà nell’accesso a esami diagnostici e terapie, mentre le disuguaglianze territoriali aumentano tra nord e sud del Paese, lasciando sempre più famiglie a dover integrare con spese private ciò che un tempo era garantito dal sistema pubblico.

Infine, l’aumento del disagio sociale, segnalato da dati su povertà assoluta e relativa in crescita negli ultimi quindici anni, è una spia della fatica del welfare italiano a mantenere le promesse di protezione estesa, pur in presenza di strumenti e risorse teoricamente dedicati a tale missione.

Carico fiscale e distribuzione: chi paga davvero le tasse in Italia?

Un aspetto spesso sottovalutato, ma decisivo nell’analisi della tenuta del sistema fiscale italiano, è la reale distribuzione del carico tributario tra le diverse fasce della popolazione. Il 60% dei residenti non versa imposte significative, avvalendosi legittimamente di deduzioni, detrazioni o risultando sotto la soglia di esenzione.

Un ulteriore 24% partecipa in modo marginale, coprendo appena i servizi di base. Solo il 17%, rappresentato da chi dichiara oltre 35.000 euro lordi all’anno, finanzia l’intera impalcatura dei servizi più costosi, come sanità, scuola e assistenza diffusa. In particolare, cioò che emerge è:

  • Sanità pubblica: richiede oltre 60 miliardi di euro l’anno solo per garantire assistenza alle fasce non contributive.
  • Sistema scolastico: ulteriori 66 miliardi per coprire la spesa dell’istruzione universale.
  • Welfare redistributivo: oltre 80 miliardi destinati ad assistenza e sussidi, gravano su una minoranza economica sempre più ristretta.
Su 38 milioni di persone in età attiva, appena 24 milioni lavorano in modo regolare; il resto vive di pensione, assistenza o attività irregolare, aggravando la pressione su chi è fiscalmente responsabile. Evasione e elusione fiscale mantengono l’Italia ai vertici europei per mancato gettito, esponendo la collettività a rischi sia finanziari sia sociali.