Lunghezza dei voli dichiarata superiore a quella reale: il 'padding' consente alle compagnie aeree di ridurre il rischio di rimborsi ai passeggeri. Il Codacons denuncia, autorità coinvolte e scenari sulle normative europee in evoluzione.
Negli ultimi mesi si è intensificato il dibattito su una pratica sempre più diffusa nel settore del trasporto aereo: l’indicazione nei biglietti di durata dei voli maggiore rispetto a quella reale, un fenomeno che prende il nome di "padding". Secondo le evidenze raccolte da associazioni e autorità preposte alla tutela dei consumatori, alcune compagnie aeree avrebbero sistematicamente aumentato i tempi previsti di viaggio riportati sui biglietti, con la conseguenza diretta di ridurre le probabilità che i ritardi riconosciuti diano diritto a un indennizzo.
Il "padding" consiste nel dichiarare sui documenti di viaggio tempi più estesi rispetto alla durata effettiva operata in condizioni ordinarie. In questo modo lo scostamento tra orario reale e orario previsto viene mascherato, rendendo più raro il superamento dei limiti previsti dalla normativa europea che sancisce i diritti dei passeggeri in caso di ritardo significativo. In Italia, sono stati stimati risparmi per le compagnie che variano tra i 170 e i 200 milioni di euro annui, coinvolgendo centinaia di migliaia di viaggiatori.
Questo scenario solleva importanti questioni di trasparenza e diritti contrattuali, poiché le informazioni fornite sul biglietto sono alla base delle scelte economiche e delle aspettative degli utenti. La pratica del padding – già nel mirino di associazioni come il Codacons – rappresenta un punto di scontro acceso tra le necessità operative delle compagnie e la tutela dell’utenza.
L’intervento del Codacons ha portato la questione all’attenzione delle istituzioni italiane ed europee. Dopo svariate segnalazioni da parte di passeggeri e approfondimenti sulle tratte più interessate, l’associazione ha presentato un esposto ai principali enti di vigilanza: l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Antitrust) e l’Ente Nazionale Aviazione Civile (Enac).
L’azione del Codacons nasce dalla convinzione che queste condotte possano ledere in modo significativo i diritti dei consumatori, alterando il delicato equilibrio fra compagnia e passeggero. Oltre a causare effetti economici rilevanti per le compagnie coinvolte, la segnalazione mira ad accertare la conformità di tali prassi con le norme europee e nazionali sulla trasparenza e la tutela dell’utente.
Le autorità coinvolte sono chiamate ad assumere un ruolo attivo: l’Antitrust deve valutare l’eventuale natura di pratica commerciale ingannevole, mentre Enac è investita del compito di verificare la corrispondenza dei dati comunicati alla clientela rispetto agli standard operativi e alle disposizioni contrattuali.
L’esposto presentato dal Codacons alle autorità mira ad ottenere un’istruttoria ufficiale sulla diffusione e sulle modalità con cui viene attuato il padding. Nella documentazione depositata si evidenziano divergenze significative tra tempi dichiarati e tempi effettivi di volo, scostamenti che raggiungono i 70 minuti sulle tratte intercontinentali e i 40-50 minuti su collegamenti di medio raggio.
«La pratica di dichiarare una durata superiore rispetto ai tempi realmente praticati incide in modo diretto sull’esercizio dei diritti del passeggero, in particolare sul riconoscimento degli indennizzi per ritardo previsti dal regolamento UE», si legge nell’esposto. L’associazione chiede a Antitrust e Enac di svolgere accertamenti sostanziali nell’interesse degli utenti del trasporto aereo e, laddove accertata la scorrettezza, di assumere misure correttive e sanzionatorie.
Le motivazioni principali dell’azione includono:
Le tratte in cui sono stati riscontrati i maggiori scostamenti sono spesso quelle intercontinentali, dove il differenziale tra tempo dichiarato e tempo effettivo può arrivare anche ad un’ora e oltre. Anche le principali rotte internazionali e alcuni collegamenti domestici presentano discrepanze, seppur generalmente più contenute.
Sulla base delle segnalazioni e dei dati raccolti da associazioni di tutela passeggeri, il fenomeno interessa numerose compagnie operanti sul territorio italiano e europeo, senza significative differenze tra operatori storici e nuovi entranti. La pratica si afferma come strumento per gestire la responsabilità in caso di disservizi e ritardare la soglia di “ritardo effettivo” prevista per l’accesso agli indennizzi.
Tra le rotte maggiormente interessate si registrano:
I dati raccolti e riportati agli organi competenti mostrano uno schema ricorrente: tempi previsti di volo notevolmente superiori rispetto alla media effettiva rilevata sui principali collegamenti. Una sintesi efficace delle situazioni più significative può essere visualizzata nella tabella seguente:
| Tratta | Durata dichiarata | Durata effettiva | Scostamento |
| Roma Fiumicino - Miami | 11h 55m | 10h 45m | 70m |
| Roma Fiumicino - Buenos Aires | 14h 00m | 13h 10m | 50m |
| Roma Fiumicino - Taipei | 12h 20m | 11h 32m | 48m |
| Milano Malpensa - Reykjavík | 4h 40m | 3h 53m | 47m |
| Milano Malpensa - New York | 9h 15m | 8h 36m | 39m |
| Roma - Istanbul | 2h 50m | 2h 25m | 25m |
| Venezia - Amsterdam | 2h 10m | 1h 46m | 24m |
Questi numeri dimostrano come la discrepanza tra il dato ufficiale e la performance operativa sia tutt’altro che trascurabile, soprattutto considerando che la maturazione del diritto a rimborso, secondo la normativa europea, è direttamente collegata al tempo effettivo di ritardo rispetto a quanto comunicato formalmente.
Uno degli effetti più rilevanti del padding riguarda il diritto all’indennizzo per ritardo aereo: secondo la normativa UE, un rimborso è dovuto quando il volo arriva a destinazione finale con almeno tre ore di ritardo rispetto a quanto dichiarato sul titolo di viaggio. Se il tempo di volo è deliberatamente allungato nei documenti di viaggio, diventa più raro che i ritardi siano riconosciuti e risarciti.
Le conseguenze sulle tutele degli utenti sono evidenti:
Il Codacons e altre associazioni di tutela dei consumatori sottolineano come il padding vada ad incidere su questioni contrattuali e di rappresentazione fedele delle caratteristiche del trasporto aereo, prospettando i presupposti di una pratica commerciale ingannevole, almeno sotto il profilo della chiarezza e della presentazione delle informazioni.
La cornice regolamentare di riferimento è costituita dal Regolamento (CE) n. 261/2004, che tutela i diritti dei passeggeri in caso di negato imbarco, cancellazione o ritardo prolungato dei voli. Nello specifico, un passeggero ha diritto a ricevere un indennizzo se il volo subisce un ritardo pari o superiore a 3 ore rispetto all’orario di arrivo originariamente previsto e comunicato.
L’importo dell’indennizzo varia in base alla lunghezza della tratta e può arrivare fino a 600 euro per i voli superiori a 3.500 km, mentre su distanze inferiori il valore parte da 250 euro. La presenza di dati non concordanti con la pratica operativa rischia, tuttavia, di compromettere l’efficacia delle tutele garantite dalla normativa comunitaria.
Negli ultimi mesi il Parlamento Europeo ha discusso l’opportunità di rivedere e rafforzare i meccanismi di controllo e indennizzo; le posizioni attuali all’interno delle istituzioni vedono:
Le principali compagnie aeree hanno giustificato l’estensione dei tempi dichiarati sui biglietti richiamando la necessità di gestire imprevedibili variabili operative, come congestione dello spazio aereo, maltempo o possibili ritardi a catena derivanti da eventi esterni. Questa posizione viene contestata dalle associazioni dei consumatori che considerano la pratica uno strumento per tutelare interessi aziendali a scapito degli utenti.
Organizzazioni come il Codacons hanno espresso forte preoccupazione rispetto all’impatto sulla trasparenza contrattuale e sui reali diritti riconosciuti. Si insiste sulla necessità di riportare la corretta durata dei voli nei titoli di viaggio, promuovendo integrazioni ai controlli e azioni di verifica coordinate con le autorità di regolazione.
L’Associazione "RimborsoAlVolo", impegnata nell’assistenza ai viaggiatori, ha evidenziato la rilevanza anche economica della questione e la necessità di riforme incisive per ristabilire un rapporto di fiducia tra utenti e operatori.