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Titoli di Stato e obbligazioni nazionali: rischi in aumento secondo previsioni di tutti o quasi analisti

di Marcello Tansini pubblicato il
Previsioni di tutti o quasi analisti

Tra emissioni in crescita, rendimenti in evoluzione e rischi sempre più percepiti dagli investitori, l'articolo offre un quadro sulle dinamiche dei titoli di Stato e obbligazioni nazionali.

La corsa alle emissioni di debito pubblico a livello internazionale si è accentuata nel corso dell'ultimo anno, alimentando interrogativi tra investitori e analisti sulla sostenibilità dei bilanci statali e l'effettiva solidità dei mercati obbligazionari sovrani. L'offerta in aumento di titoli pubblici, stimolata dalla necessità di finanziare spese straordinarie e sostenere ambiziosi programmi di rilancio economico, ha provocato mutamenti nella percezione del rischio tra gli investitori, sempre più attenti alla qualità del credito degli emittenti e all'evoluzione dei rendimenti.

Alcuni Paesi sviluppati, considerati porti sicuri, stanno vedendo crescere l'attenzione dei mercati ai loro fondamentali, complici indicatori come deficit persistenti, debito in salita e tensioni geopolitiche globali. Gli operatori monitorano con cautela ogni segnale che giunga da Washington, Londra, Berlino e Tokyo, consapevoli che mutamenti di fiducia e shock esogeni possono tradursi in improvvise variazioni dello spread e dei rendimenti delle obbligazioni nazionali. In questo scenario, la trasparenza dei governi e l'efficacia delle manovre fiscali risultano centrali per rassicurare investitori alla ricerca di protezione e rendimento.

Stabilità e rischi nei Paesi emittenti: USA, Regno Unito, Giappone e Germania

Negli Stati Uniti, la solidità della crescita economica e l'inflazione contenuta fino a fine 2025 hanno garantito una domanda significativa di Treasury, ma gli analisti come Russel Matthews (senior portfolio manager, RBC BlueBay Asset Management) sottolineano la necessità di prudenza per l'elevato livello di debito federale e le incognite politiche interne. Secondo le ultime revisioni, la previsione di crescita per gli USA nel 2026 è stata leggermente rivista al rialzo (+1,5%), mantenendo lo scenario favorevole ai bond ma con margini di rendimento ridotti.

Nel Regno Unito, le dinamiche di bilancio stringente bloccano parte del potenziale di crescita. Il governo potrebbe essere costretto a incrementare la pressione fiscale per restare allineato ai requisiti europei, come evidenziato dagli esperti della RBC BlueBay. Una sterlina in costante debolezza, complici le scelte fiscali e la revisione al ribasso della crescita, determina un quadro dove le opportunità nei gilt richiedono massima selettività e un attento monitoraggio delle mosse della Bank of England.

Il Giappone rappresenta una realtà insolita tra i grandi Paesi industrializzati. La Banca del Giappone mantiene una politica monetaria restrittiva e, secondo i modelli di Pictet Asset Management, è attesa almeno un'ulteriore stretta sui tassi nei primi mesi del 2026. Tuttavia, gli spread tra titoli a varie scadenze restano elevati, traducendosi in rischi di volatilità e in una crescente attenzione da parte degli investitori verso lo yen.

La Germania, pur mantenendo ancora lo status di safe haven europeo, ha visto i rendimenti dei Bund risalire dopo il piano d'indebitamento varato per supportare infrastrutture e difesa. Gli spread con Francia e Italia si sono modificati sensibilmente durante il 2025, riflettendo le tensioni politiche e il peggioramento di alcuni indicatori fiscali. La solidità delle finanze tedesche e la velocità di attuazione dei pacchetti di stimolo fiscali rimangono determinanti per mantenere la fiducia degli investitori istituzionali.

Di riflesso, la stabilità dei titoli di Stato nei principali Paesi rimane legata all'interazione di crescita, disciplina fiscale e fiducia dei mercati, fattori che ogni investitore dovrebbe analizzare con attenzione in ottica prospettica.

Tendenze dei rendimenti e differenziali: l'evoluzione dello spread

La curva dei rendimenti tra i vari Paesi ha subito notevoli movimenti nell'ultimo anno, ponendo l'accento su differenziali di rischio-Paese un tempo trascurati. Nel mercato europeo, lo spread tra BTP decennali e Bund tedeschi ha raggiunto gli 82 punti base, segnando i livelli minimi degli ultimi 15 anni, mentre il divario con i titoli francesi si è azzerato dopo la recente crisi politica in Francia.

Secondo Filippo Taddei, senior European economist di Goldman Sachs, la stabilità dello spread italiano è frutto della maggiore domanda da parte di investitori esteri e istituzionali e di una politica di bilancio italiana giudicata prudente. Nel confronto tra Stati Uniti e Germania, il differenziale tra Treasury a lungo termine e Bund resta un barometro chiave delle aspettative sui tassi e sulla crescita comparata. In Giappone, lo spread tra titoli a 10 e 30 anni, attualmente molto ampio, rappresenta un'opportunità selettiva ma anche fonte di volatilità:

  • In USA, la curva si irrobustisce nelle scadenze lunghe, riflettendo i timori di future pressioni inflazionistiche
  • In Regno Unito, le curve sono piatte ma soggette a possibili inversioni nel 2026
  • In Europa, l'attenzione rimane sugli spread intra-area e sulle possibili divergenze dettate da politiche fiscali nazionali
La dinamica degli spread suggerisce una crescente esigenza di selettività e la necessità, per i risparmiatori, di non affidarsi solo al rendimento nominale ma di indagare a fondo sui fattori che lo determinano.

Le nuove emissioni 2026: opportunità e rischi per i risparmiatori

In vista delle nuove emissioni previste per il 2026, il ventaglio di opzioni per chi desidera investire in titoli di Stato si è ampliato, ma l'attenzione verso il profilo di rischio è quanto mai elevata. Gli investitori retail, trainati dal successo delle emissioni BTP Valore e BTP Italia, tendono a prediligere strumenti con meccanismi di protezione dall'inflazione o cedole crescenti nel tempo, per difendere il proprio potere d'acquisto.

Tra le alternative più gettonate accanto al BTP Italia, emergono:

  • I BTP Valore, titoli a cedola fissa con bonus premio fedeltà, adatti per chi ricerca la stabilità del reddito
  • I CCTeu, titoli a tasso variabile legati ai parametri di mercato, preferiti da chi si attende movimenti verso l'alto dei tassi di interesse
  • I CTZ, strumenti a zero coupon e scadenza breve per chi punta a minimizzare il rischio tasso
Guardando oltre i confini nazionali, restano nell'orbita degli operatori obbligazioni come i Bund tedeschi, considerati da sempre meno rischiosi, e le OAT francesi, su cui si sono spostati numerosi investitori dopo le recenti tensioni sul mercato italiano e la volatilità dello spread.

Tuttavia, la maggiore offerta non corrisponde sempre a un aumento della convenienza: gli esperti mettono in guardia da rischi di deterioramento del rating sovrano a fronte di manovre di bilancio espansive. Non a caso, Javier Rouillet di Morningstar DBRS avverte che eventuali deviazioni dagli attuali obiettivi fiscali potrebbero impattare lo scenario dei rendimenti e la percezione di affidabilità degli emittenti. La crescente variabilità dei contesti normativi e geopolitici costringe i risparmiatori a valutare con attenzione:

  • La solidità della copertura contro l'inflazione nei titoli index-linked
  • La probabilità di rialzi dei tassi (che penalizzerebbero chi compra oggi obbligazioni a tasso fisso)
  • L'eventuale rischio valuta investendo in titoli fuori area euro
L'epoca del buy and hold indiscriminato sembra ormai archiviata: anche i piccoli risparmiatori devono effettuare valutazioni avanzate sui parametri di emissione, la struttura delle cedole e gli scenari macroeconomici.

Rendimento ed esposizione ai rischi: l'importanza della diversificazione

L'aumento delle incertezze e la pressione sugli equilibri di bilancio hanno riportato in primo piano l'importanza di una corretta diversificazione nei portafogli. Gli analisti sottolineano come affidarsi a un'unica tipologia di obbligazione nazionale potrebbe non essere più sufficiente a controbilanciare crisi improvvise o movimenti repentini dei mercati.

I risparmiatori devono dunque ponderare con attenzione:

  • L'orizzonte temporale degli investimenti e la propria propensione al rischio
  • La suddivisione tra titoli indicizzati all'inflazione e a tasso fisso
  • L'esposizione geografica, valutando strumenti di Paesi con fondamentali differenti e correnti di rischio slegate tra loro
Le principali case di investimento raccomandano di destinare parte del portafoglio anche a titoli denominati in valute diverse dall'euro, come il dollaro o lo yen, oltre a valutare l'investimento in obbligazioni dell'area emergente (caratterizzate da rendimenti reali sostenuti ma rischi idiosincratici più elevati).

Nella tabella seguente un esempio di combinazione diversificata per un investitore prudente nel 2026:

Tipologia

Peso consigliato (%)

Titoli a cedola fissa area euro

35

Titoli index-linked euro

20

Treasury USA

15

BTP Valore o CCTeu

15

Obbligazioni emergenti

10

Altri (Bund, OAT, etc.)

5

Questa struttura consente di mitigare il rischio di shock su singoli Paesi o asset class e di sfruttare le migliori opportunità offerte dal mercato, in linea con i principi della moderna teoria dei portafogli.

Come inflazione e manovre di bilancio incidono sulla fiducia

Il tema dell'inflazione e delle politiche fiscali pesa sempre di più sulle scelte degli investitori, chiamati a leggere le strategie dei governi attraverso dati macro e orientamenti di bilancio. Gli ultimi dati mostrano una tendenza verso un'inflazione acquisita vicina all'1,7% in Italia, elemento che incide sulle rivalutazioni delle pensioni e richiede risorse aggiuntive nei conti pubblici. Secondo le proiezioni del MEF, la conseguente necessità di coperture finanziarie adeguate si fa più pressante proprio alla luce del calo dei rendimenti sulle nuove emissioni.

Nei mercati sviluppati, in particolare negli Stati Uniti e nell'Eurozona, la dinamica dei prezzi è osservata per stimare la reale capacità dei bond di proteggere il capitale. Un rendimento nominale elevato, in assenza di una crescita reale sufficiente, può tradursi in una perdita di potere d'acquisto. Per questo motivo, strumenti come BTP Valore o i titoli legati all'inflazione risultano di grande interesse negli scenari 2025-2026.

Gli economisti, tra cui Nicola Nobile di Oxford Economics e Filippo Taddei di Goldman Sachs, sottolineano che nonostante la complessità del quadro, la disciplina fiscale dichiarata dai governi rimane un baluardo per rassicurare i mercati e contenere la volatilità degli spread. Tuttavia, la stabilità è fragile: shock fiscali improvvisi, congelamenti dell'età pensionabile o stop ai processi di riforma rappresentano minacce concrete alla credibilità e alla fiducia degli investitori internazionali:

  • Filippo Taddei - Senior European Economist, Goldman Sachs: Prevede una stabilità dei rendimenti sovrani italiani grazie a politiche di bilancio prudenti e a un ambiente di domanda internazionale favorevole. Allerta solo su possibili shock derivanti da politiche fiscali improvvise.
  • Nicola Nobile - Capo Economista Italia, Oxford Economics: Evidenzia l'assenza di rischi significativi per la traiettoria del debito italiano nel breve periodo, salvo radicali cambiamenti politici o macroeconomici.
  • Russel Matthews - Senior Portfolio Manager, RBC BlueBay Asset Management: Indica una preferenza per opportunità selettive sui rendimenti, evidenziando però elevati livelli di rischio in segmenti specifici e in valuta estera come la sterlina britannica.
  • Javier Rouillet - Vicepresident Senior, Global Sovereign Rating, Morningstar DBRS: Sottolinea l'importanza della credibilità dei governi e la necessità di evitare deviazioni fiscali che minerebbero la fiducia internazionale.
  • Gabriele Serafini - Economista, Università Niccolò Cusano: Ritiene che eventuali variazioni dello spread italiano dipenderanno soprattutto da decisioni di spesa pubblica della Germania più che da dinamiche interne, almeno nel 2026.