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Il 2025 sarà l'anno del grande ritorno del nucleare in Italia? Il punto della situazione su nuove leggi e accordi

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Ritorno al nucleare in Italia

Dopo oltre tre decenni dall'abbandono dell'energia nucleare, l'Italia sta valutando un ritorno a questa fonte energetica.

Dopo oltre tre decenni dal referendum del 1987, l'Italia sembra pronta a riconsiderare il suo approccio all'energia nucleare. Il piano governativo punta a reintrodurre il nucleare come elemento del mix energetico nazionale. Questa mossa, già annunciata dal ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, si inserisce in una strategia di lungo periodo nel solco della transizione energetica e della sicurezza degli approvvigionamenti.

Il governo sta lavorando a una legge delega che getterà le basi per il ritorno a questa fonte energetica, con un focus su tecnologie avanzate come i reattori modulari di piccola taglia e i reattori avanzati, in grado di di garantire maggiore sicurezza e sostenibilità rispetto alle tecnologie del passato. Facciamo il punto della situazione:

  • Le motivazioni dietro il ritorno al nucleare in Italia
  • Un quadro normativo in via di definizione

Le motivazioni dietro il ritorno al nucleare in Italia

L'Italia, che oggi dipende per circa il 40% del suo fabbisogno energetico dalle importazioni di gas naturale, sta cercando di diversificare le proprie fonti energetiche per ridurre la dipendenza dai mercati esteri e stabilizzare i costi dell'energia. Il nucleare, con la sua capacità di fornire energia continua e a basse emissioni di carbonio, viene visto come una soluzione complementare alle fonti rinnovabili, che da sole non possono garantire la stabilità della rete nei periodi di bassa produzione.

Il nuovo piano energetico italiano punta sulle tecnologie di ultima generazione, in particolare sugli SMR e sugli AMR. Questi reattori, più compatti e flessibili rispetto alle centrali tradizionali, offrono vantaggi in termini di sicurezza, costi e tempi di realizzazione. Per garantire il successo del progetto, l'Italia sta avviando collaborazioni con leader del settore come Westinghouse, EDF e Rolls-Royce.

Il ritorno al nucleare in Italia non è privo di polemiche. La memoria collettiva del disastro di Chernobyl e il referendum del 1987 hanno lasciato una profonda diffidenza nei confronti di questa fonte energetica. Il dibattito è spesso polarizzato da posizioni ideologiche, che rischiano di ostacolare un confronto razionale e basato sui dati.

Un quadro normativo in via di definizione

Il disegno di legge delega è un tassello per il rilancio del nucleare. La normativa è pensata per garantire un processo trasparente, con alti standard di sicurezza e una pianificazione a lungo termine. La scelta dei siti delle nuove centrali tiene conto dei parametri di sicurezza sismica, idrogeologica e ambientale. Il governo intende quindi istituire un'agenzia indipendente per la supervisione delle operazioni, ispirandosi ai migliori modelli europei.

Uno degli ostacoli al ritorno del nucleare in Italia riguarda la gestione dei rifiuti radioattivi. Il governo ha previsto la costruzione di un Deposito Unico Nazionale entro il 2039, ma il progetto è ancora in fase preliminare. Questo deposito assicura una gestione sicura e sostenibile delle scorie, ma richiederà un grande sforzo in termini di pianificazione, investimenti e comunicazione con le comunità locali.

Mentre l'Italia si prepara a rilanciare il nucleare, molti Paesi europei hanno già fatto passi in questa direzione. La Francia, per esempio, sta investendo miliardi di euro nella modernizzazione delle sue centrali nucleari, mentre la Germania sta riconsiderando la sua politica di abbandono del nucleare alla luce della crisi energetica. Anche i Paesi dell'Est Europa, come la Polonia e l'Ungheria, stanno puntando sul nucleare per ridurre la dipendenza dal gas russo.

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