Si licenziano per essere assunti come archivisti di Stato dopo un regolare concorso ma il Tar blocca le assunzioni: il caso e le attese
La selezione era stata indetta nel 2022, le prove orali si sono svolte nell’autunno del 2023 e le graduatorie attese da mesi, ma, ancora una volta, un bel pasticciaccio all'italiana ha bloccato l'assunzione di ben 300 archivisti. Vediamo cosa è successo.
Il bando di concorso era volto all’assunzione di diverse figure professionali, dai bibliotecari ai restauratori, agli archeologici, agli storici dell’arte, agli archivisti e, per avere i risultati, i candidati hanno atteso ben 11 mesi, quasi un anno.
La graduatoria è stata poi pubblicata a novembre 2024, con 268 candidati vincitori e altri 68 ritenuti idonei anche se non vincitori.
A inizio anno, i vincitori hanno indicato le loro preferenze per la sede dell’Archivio di Stato in cui entrare in servizi e hanno lasciato il lavoro precedente (chi lo aveva chiaramente) perché era stato chiesto di licenziarsi, in modo da arrivare alla data di inizio servizio liberi da ogni vincolo contrattuale.
Nel frattempo, però, un candidato ha presentato ricorso al Tar ritenendo che la commissione non gli avrebbe riconosciuto cinque punti nella graduatoria.
Il ricorso ha bloccato tutto. L’udienza è fissata per il prossimo 20 maggio, ma i giudici hanno già accolto la richiesta di sospensione. Ciò significa che anche chi è in cima alle graduatorie dovrà quindi aspettare e non potrà assumere il ruolo per cui ha vinto le prove.
Chi aveva già lasciato il lavoro, ormai convinto di entrare nell’Archivio di Stato, è attualmente senza lavoro e senza lavoro ed è anche stato invitato a ritirare le dimissioni.
Dunque, chi si era licenziato per essere assunto dal Ministero ha ricevuto poi anche la beffarda indicazione di revocare le proprie dimissioni nell’attesa di non si sa ancora cosa e quando, considerando che le mancate assunzioni attese potrebbero portare a ulteriori ricorsi anche successivi.