Guadagnare con un sito web, le entrate da dichiarare e controlli Agenzia Entrate 2023
I guadagni percepiti con il proprio sito, blog o forum attraverso la pubblicità vanno dichiarati? QUali sono le regole attuali e nle 2023? Naturalmente sì. Anche quelli di Google Adsense per la pubblicità ospitata? Sì, ma c'è la variabile del reddito minimo di cui tenere conto e che influenza la scelta del modo per dichiarare il guadagno ottenuto: con il modello Redditi o con il 730. Una premessa è indispensabile: per quanto riguarda i redditi percepiti attraverso il servizio della società di Mountain View, occorre far presente che i pagamenti vengono effettuati da Google Ireland e di conseguenza i privati non sono soggetti a ritenuta d'acconto.
Ebbene, se non si ha partita Iva a il reddito minimo non oltrepassa il tetto dei 5.000 euro nell'anno fiscale, allora occorre far riferimento al modello 730, esattamente alla voce redditi diversi. Spetterà poi al sostituto d'imposta, se si è lavoratori dipendenti, detrarre le maggiori imposte. In caso contrario bisogna utilizzare il modello Redditi (ex Unico), le cui imposte andranno versate con il modello F24. Se si è titolari di partita Iva occorre invece presentare fattura - l'indirizzo è Google Ireland, Gordon House, Barrow Street, Dublin 4, Ireland, Registration Number 368047 con indicazione della partita Iva IE6388047V - specificando che si tratta di "prestazioni di servizi in ambito extra-UE per programmi di affiliazione web".
C'è poi un terzo caso di cui tenere conto ovvero: quello dei professionisti con partita Iva dedicata - architetto, avvocato, commercialista, geometra, informatico - che gestiscono un sito web da cui traggono guadagni attraverso la pubblicità di Google Adsense. Tutti loro devono fare riferimento a un codice attività differente rispetto a quello dell'attività principale per dichiarare i redditi ed esattamente
Se c'è una tendenza che ha ormai preso piede è quella dell'apertura di pagine aziendali sulla più popolare delle piattaforme di network: Facebook. Stando alle segnalazioni, si tratta di uno strumento che accende una lampadina dalle parti del Fisco, intenzionata a scoprire se dietro queste pagine ci sia un'attività lucrativa o meno. Si tratta di contenuti che possono destare il sospetto e originare accertamenti fiscali. Naturalmente il riferimento non va alle pagine delle grandi aziende, quanto a quelle che celano un secondo lavoro per guadagni secondari. In realtà, lo stesso principio viene applicato nel caso di tutti i siti web, anche e sopratutto quelli legati al commercio elettronico di qualunque prodotto e giro d'affari prodotto, come d'altronde messo nero su bianco da due importanti sentenza delle Commissioni tributarie di Trento e della Sardegna. Il concetto di base dei giudici tributari è semplice: l'Agenzia delle entrate può procedere con l'accertamento fiscale originato attraverso la verifica del sito web.