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Assegno Unico figli a forte rischio in manovra finanziaria 2024-2025 per intervento Ue, problemi Isee e risorse disponibili

di Marianna Quatraro pubblicato il
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Quali sono i motivi per cui l’assegno unico per i figli sarebbe a rischio il prossimo anno: la situazione attuale e le prospettive

Cosa potrebbe cambiare per l’assegno unico per i figli con la nuova Manovra finanziaria 2024-2025? L’assegno unico per i figli che, da marzo 2022 ha sostituito tutte le misure in vigore per le famiglie con figli e che rappresenta per milioni di persone un sostegno mensile importante, potrebbe essere modificato per il prossimo anno. 

  • Perché l’assegno unico per i figli sarebbe a rischio per il prossimo anno
  • Nel frattempo, si va verso la rivalutazione nel 2025


Perché l’assegno unico per i figli sarebbe a rischio per il prossimo anno

Nelle ultime settimane si sono rincorse diverse voci sul futuro dell’assegno unico per i figli: c’è chi ne annunciava la cancellazione definitiva, poi smentita dal Ministero dell’Economia, chi una revisione del sistema di calcolo, chi la sua sostituzione con altre misure. 

Al momento, in realtà, nulla si sa su cosa accadrà all’assegno unico. Si parlava della possibilità di agire su tre fronti differenti:

  • aumentarne l’importo, se le risorse economiche disponibili lo permettessero;
  • non farlo pesare nel calcolo Isee, almeno per le famiglie numerose;
  • introdurre detrazioni specifiche, da modulare sui diversi scaglioni di reddito. 
 
Ciò che si sa è che manca ancora il decreto attuativo della legge delega sull’Isee che avrebbe dovuto escludere dal calcolo dell’indicatore gli importi erogati per l’assegno unico e che ha portato diversi valori ad essere più alti del previsto quest’anno, penalizzando così alcune famiglie. 

Il Governo avrebbe annunciato di voler agire su questo fronte e i tecnici del ministero del Lavoro starebbero studiando come escludere l’importo dell’assegno unico dall’Isee.

Il lavoro del governo dovrebbe concentrarsi anche sulla modifica dei requisiti necessari per l’accesso alla misura, dopo il deferimento alla Corte Ue per i requisiti legati alla residenza. Secondo la normativa vigente, per ricevere l’assegno unico si deve essere residenti sul territorio italiano al momento della domanda e da almeno 2 anni (anche se non continuativi) nel nostro Paese o essere in possesso di un permesso di soggiorno di lunga durata (almeno sei mesi).

La Commissione ritiene che questo requisito non sia compatibile con il diritto europeo in quanto costituisce una discriminazione nei confronti dei lavoratori mobili di altri Stati membri dell’Ue che non possono così ricevere il beneficio, come i lavoratori transfrontalieri assunti in Italia.

Le questioni legate alla revisione del calcolo dell’Isee e alla procedura Ue pongono il problema delle risorse disponibili per confermare la misura e ampliarla anche ad una platea di persone attualmente escluse, che implicherebbe una spesa aggiuntiva.  

Nel frattempo, si va verso la rivalutazione nel 2025

Mentre si cerca di capire come potrebbe essere modificato l’assegno unico per i figli, secondo tanti rimarrà esattamente così come ora modulato perché il tempo per una profonda revisione della misura, in vista della prossima Manovra, sembra poco e perché toccando l’assegno unico si rischia di provocare malcontenti e proteste da parte delle famiglie italiane che aspettano ogni mese l’erogazione del beneficio.

Inoltre, se tale effettivamente rimarrà, l’assegno unico a partire dal primo gennaio 2025 sarà rivalutato, aumentando dunque ancora, seppur relativamente poco rispetto agli anni passati.

Al momento, infatti, si parla di una rivalutazione che dovrebbe essere all’1,6%, come previsto per le pensioni, ma bisogna comunque attendere la fine dell’anno per avere certezze.