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Bonus per smart working e nomadi digitali che lavorano in Italia: per chi e come sarebbe normativa in Manovra Finanziaria 2026

di Marcello Tansini pubblicato il
Manovra Finanziaria 2026

La Manovra Finanziaria 2026 punta su smart working e nomadi digitali: nuove agevolazioni fiscali, incentivi regionali, requisiti di residenza e permessi per lavoratori da remoto.

L'Italia sta vivendo una trasformazione significativa nell'ambito del lavoro grazie all'incremento del lavoro a distanza e all'arrivo di professionisti internazionali che scelgono il territorio come luogo di vita e di occupazione. Questo fenomeno è favorito sia dallo sviluppo delle tecnologie digitali sia da nuove normative e incentivi che puntano ad attrarre nomadi digitali e lavoratori in smart working. All'interno di questo panorama normativo e sociale stanno emergendo misure specifiche finalizzate a rendere l'Italia una delle destinazioni più attrattive per chi desidera lavorare da remoto, garantendo qualità della vita, connettività moderna e numerose opportunità di integrazione professionale.

La crescente attenzione delle istituzioni per i bonus per i nomadi digitali risponde all'esigenza di coniugare la competitività del mercato del lavoro globale con la valorizzazione del territorio e delle comunità locali. Oltre agli incentivi economici, vengono proposte soluzioni per favorire l'acquisto o la ristrutturazione di immobili in borghi e aree interne, così da contrastare lo spopolamento e favorire il tessuto sociale ed economico dei piccoli comuni. Questi strumenti, soggetti a continue revisioni e a un dibattito legislativo dinamico, costituiscono oggi una reale alternativa al tradizionale lavoro d'ufficio e rappresentano un'opportunità di crescita sostenibile per l'Italia.

L'emendamento e il ruolo del Ministero delle Imprese: verso la Manovra Finanziaria 2026

Da oltre un anno, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy lavora su una proposta normativa innovativa che ha trovato spazio, nell'autunno 2025, all'interno della discussione sulla Manovra Finanziaria 2026. L'emendamento presentato in Commissione Bilancio al Senato dai rappresentanti di Fratelli d'Italia, Matteo Gelmetti e Paola Ambrogio, mira a estendere il regime agevolativo già previsto ai lavoratori rimpatriati ai dipendenti stranieri che decidono di trasferire la propria residenza fiscale in Italia dal periodo di imposta 2026, anche se non altamente qualificati.

Il provvedimento si inserisce nel quadro della riforma della fiscalità internazionale, regolata dal decreto legislativo 209/2023, con l'intenzione di rendere l'Italia un polo attrattivo per i lavoratori stranieri e sostenere allo stesso tempo la riqualificazione dei piccoli borghi. Il Ministero delle Imprese, guidato da Adolfo Urso, sottolinea come la misura abbia anche un obiettivo territoriale: favorire l'insediamento nei territori in via di spopolamento e attrarre risorse umane qualificate dall'estero.

L'emendamento in oggetto prevede, in particolare, condizioni agevolate per chi svolge la propria attività tramite strumenti digitali per datori di lavoro non residenti in Italia, assicurando così un'ulteriore spinta alla mobilità internazionale dei talenti. Il percorso per l'approvazione definitiva della norma richiede ancora il via libera del Ministero dell'Economia, ma l'impianto complessivo offre una prospettiva concreta per chi desidera lavorare da remoto stabilendosi in Italia.

Agevolazioni fiscali per lavoratori impatriati e nomadi digitali: chi può beneficiarne e come

L'estensione del regime agevolativo verso la platea dei nomadi digitali rappresenta un cambiamento rilevante sotto il profilo fiscale. Il nuovo quadro prevede che, dal 2026, anche i lavoratori stranieri che trasferiscono la residenza fiscale in Italia possano beneficiare di una riduzione della base imponibile: i redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente nonché le entrate da attività autonoma o da esercizio di arti e professioni vengono infatti tassati soltanto al 50% entro il limite annuale di 600.000 euro, per il periodo d'imposta dell'arrivo e per i quattro successivi.

Questa agevolazione si rivolge in particolare a chi:

  • trasferisce la propria residenza fiscale in Italia dal 2026;
  • svolge attività lavorativa da remoto utilizzando strumenti tecnologici;
  • presta la propria opera a favore di datori di lavoro non residenti o non stabiliti in Italia (con eccezione per attività di insegnamento di lingue diverse dall'italiano);
  • non intrattiene rapporti di lavoro subordinato o autonomo con soggetti italiani, oltre alle eccezioni normative già citate.
Oltre alla detassazione, sono previsti meccanismi di controllo finalizzati a garantire un uso regolare dei benefici e a tutelare la concorrenza. La platea degli interessati è ampia e, secondo gli auspici del Ministero, dovrebbe includere sia profili ad alta qualificazione professionale sia lavoratori motivati dall'esigenza di un nuovo equilibrio tra vita privata e lavoro.

Smart working e residenza in Italia: requisiti, condizioni e limitazioni per accedere ai bonus

L'accesso ai bonus destinati a smart worker e nomadi digitali è disciplinato da requisiti precisi stabiliti dal legislatore. In primo luogo, la prestazione lavorativa deve essere erogata tramite l'utilizzo esclusivo di strumenti tecnologici e in modalità remota, senza la presenza di rapporti contrattuali con aziende italiane, ad eccezione di casi correlati all'insegnamento di lingue straniere.

Le condizioni di accesso prevedono inoltre il trasferimento della residenza fiscale sul territorio nazionale e il mantenimento per la durata del periodo agevolato. Il regime si applica sia ai lavoratori in modalità subordinata sia agli autonomi, purché le attività siano svolte per datori di lavoro stranieri. Il limite massimo per la tassazione agevolata è fissato a 600.000 euro di reddito annuo.

Tra le limitazioni spicca il divieto di svolgere attività lavorative per soggetti residenti in Italia, ad eccezione dell'insegnamento linguistico. In caso di non conformità o di perdita dei requisiti necessari, i benefici possono essere revocati secondo le modalità previste dalla normativa vigente.

Il Decreto 29 febbraio 2024: il visto e il permesso di soggiorno per nomadi digitali extra-UE

Con il Decreto del 29 febbraio 2024, pubblicato in Gazzetta Ufficiale, l'Italia ha introdotto regole per l'ingresso e il soggiorno dei professionisti extra-UE che intendono lavorare da remoto nel Paese. Il provvedimento stabilisce i requisiti e le procedure per ottenere un visto d'ingresso e un permesso di soggiorno specifici per i nomadi digitali e i lavoratori da remoto altamente qualificati.

Le condizioni richieste includono:

  • un reddito annuo lecito non inferiore al triplo della soglia minima per l'esenzione dalla spesa sanitaria (circa 26.000 euro per una persona sola);
  • un'assicurazione sanitaria valida in Italia per l'intero periodo di permanenza;
  • idonea documentazione attestante la disponibilità di un alloggio;
  • esperienza lavorativa di almeno sei mesi nel settore di riferimento;
  • contratto di lavoro, collaborazione o incarico professionale coerente con il livello di qualificazione richiesto.
Il permesso di soggiorno ha durata annuale e può essere rinnovato se permangono le condizioni di base. La disciplina garantisce, inoltre, che le verifiche sulle attività svolte tutela la regolarità fiscale e previdenziale degli interessati, richiedendo anche l'assenza di motivi ostativi e una dichiarazione del datore di lavoro sulla regolarità contributiva.

Incentivi e bonus regionali: una panoramica delle misure locali per smart workers e nomadi digitali

Oltre agli interventi a livello statale, le regioni italiane hanno attivato una serie di agevolazioni e contributi per incentivare lo smart working e attrarre nomadi digitali nei piccoli comuni. Queste misure, spesso finanziate anche tramite i fondi del PNRR o da disegni di legge regionali, variano in base al territorio e mirano sia a rilanciare aree a rischio spopolamento sia a favorire il benessere del lavoratore digitale.

  • Sgravi contributivi e fiscali: esonero contributivo fino a 8.000 euro per le imprese; crediti d'imposta del 60% per l'acquisto o la ristrutturazione della prima casa nei comuni montani.
  • Contributi diretti: bonus residenza, come quello previsto in Puglia (da 800 a 1.800 euro) o i 15.000 euro a fondo perduto in Sardegna per chi acquista/ristruttura case nei piccoli centri.
  • Voucher e incentivi per la banda ultra larga: supporto alle amministrazioni locali per migliorare connettività e infrastrutture digitali.
  • Sostegni mirati: bandi rivolti ai giovani under 41 in Friuli Venezia Giulia; contributi fino a 100.000 euro per trasferirsi in Trentino; sostegno agli affitti calmierati, come a Bormida in Liguria.
Questi programmi regionali sono spesso vincolati alla permanenza minima nelle località selezionate e rappresentano una leva strategica per la ripresa economica e sociale dei territori meno popolati.

L'aspetto fiscale per chi si stabilisce in Italia come smart worker o nomade digitale è regolato dai principi generali della residenza fiscale: il lavoratore residente in Italia è soggetto al principio del worldwide income, ovvero alla tassazione su tutti i redditi prodotti a livello globale.

Nell'ambito previdenziale, se il soggetto si stabilisce in Italia per lavorare a distanza, il datore di lavoro straniero è generalmente tenuto al versamento dei contributi secondo la normativa italiana, salvo diverso accordo bilaterale tra Stati. È previsto inoltre che in assenza di convenzioni internazionali specifiche, si applichino le norme previdenziali e assistenziali nazionali per tutta la durata del permesso di soggiorno.

Anche per quanto riguarda la fiscalità, la mancata conformità con gli obblighi contributivi o l'assenza dei requisiti comporta la revoca del beneficio e del permesso di soggiorno. Tale impostazione garantisce l'equità del sistema e la tutela finanziaria attraverso l'armonizzazione dei regimi fiscali e contributivi per i lavoratori esteri residenti.