La storia dei Btp Italia č ricca di contrasti, e l'analisi delle 19 emissioni precedenti offre uno spaccato interessante.
In un contesto in cui l'inflazione ha rallentato ma resta una variabile instabile nel medio termine, l'interesse per strumenti di protezione del potere d'acquisto si rinnova con vigore. Il Ministero dell'Economia ha predisposto il collocamento del Btp Italia, in calendario tra il 27 e il 30 maggio 2025, in due fasi, con un titolo che si distingue per la durata atipica di 7 anni, la protezione semestrale dall'inflazione italiana e un premio fedeltà pensato per incentivare la tenuta a scadenza. L'operazione segue a distanza di oltre due anni l'ultima emissione di un Btp Italia, quella del marzo 2023. Analizziamo quindi:
La sottoscrizione sarà attiva in due momenti: dal 27 al 29 maggio per gli investitori individuali, mentre il 30 maggio per gli istituzionali. Le modalità operative prevedono accesso tramite home banking, sportelli bancari abilitati o uffici postali. I risparmiatori fruiranno, come per tutti i titoli di Stato, di una tassazione agevolata al 12,5% sui rendimenti e dell'esenzione dalle imposte di successione.
Per questa ventesima emissione del Btp Italia, gli analisti si attendono una cedola reale teorica compresa tra l'1,6% e l'1,8%, a cui si dovrà sommare il tasso di inflazione effettivo realizzato durante la vita del titolo. Questa situazione comporta un rendimento lordo atteso potenzialmente superiore al 3,5% annuo, se le pressioni inflazionistiche dovessero stabilizzarsi attorno al 2% annuo come previsto. In questo scenario, il Btp Italia si pone come una scelta intermedia tra liquidità e protezione per chi ha un orizzonte temporale di medio periodo e vuole difendersi da un eventuale ritorno dell'inflazione.
La storia dei Btp Italia è ricca di contrasti, e l'analisi delle 19 emissioni precedenti offre uno spaccato interessante di come il contesto economico e politico influenzi l'esito del collocamento. In totale, dal 2012 a oggi, il Tesoro ha raccolto oltre 203 miliardi di euro, con una media per emissione che si attesta attorno ai 10,7 miliardi. I risultati sono tutt'altro che omogenei. Nei momenti di instabilità o di attesa di inflazione elevata, il mercato ha reagito con entusiasmo. È il caso del maggio 2020, quando il titolo raccolse 22,3 miliardi di euro, in piena emergenza Covid, quando le famiglie italiane percepivano l'inflazione come un rischio concreto e imminente.
Di contro, ci sono state emissioni ben più modeste, come quella del novembre 2018, in cui vennero raccolti appena 2,16 miliardi, e solo una minima parte dai risparmiatori retail. In quell'occasione, lo scontro tra il governo italiano e la Commissione europea sul deficit di bilancio aveva generato un clima di sfiducia verso il debito sovrano e spinto molti a evitare il rischio emittente. È utile notare come, dal 2014 in avanti, solo due emissioni abbiano superato la soglia dei 10 miliardi.