Secondo Barclays lo scenario per i BTP 2025 non è ancora allarmante, ma le prospettive potrebbero peggiorare in caso di instabilità politica o macroeconomica.
Le previsioni di Barclays sui BTP 2025 suggeriscono un quadro sfidante per il mercato obbligazionario italiano. Il fabbisogno di finanziamento dell’Italia, unito a fattori macroeconomici e politici, potrebbe rendere difficile l’assorbimento dell'offerta netta di titoli prevista per il 2025, che Barclays stima intorno ai 100 miliardi di euro.
Vediamo in dettaglio quali sono i fattori chiave che influenzano queste previsioni e quali rischi potrebbero emergere per gli investitori e per il governo italiano:
Negli anni scorsi, l’Italia ha potuto contare sul sostegno degli investitori privati, in particolare delle famiglie italiane, che hanno acquistato un'ampia quota di BTP, attratti da rendimenti elevati e da vantaggi fiscali. La domanda futura da parte di questo segmento di investitori è ora incerta. Con la possibilità di un calo dei rendimenti, Barclays esprime dubbi sulla capacità delle famiglie italiane di continuare ad assorbire l'offerta di titoli nel 2025.
Le famiglie italiane hanno svolto un ruolo nell’assorbimento dell’offerta di BTP negli ultimi anni. Attraverso strumenti come i BTP Valore e i BTP Italia, il governo ha incentivato i piccoli risparmiatori a investire nei titoli di Stato, offrendo cedole crescenti e premi fedeltà per chi mantiene i titoli fino a scadenza. Questa strategia ha funzionato, consentendo all'Italia di sostenere la domanda interna anche in un contesto di incertezza economica e tassi in aumento.
Barclays evidenzia però che questa dinamica potrebbe indebolirsi nel 2025. Con i tassi di interesse che potrebbero calare a causa di una politica monetaria meno restrittiva della BCE, l’attrattività dei BTP per gli investitori retail potrebbe diminuire. Un possibile calo dei rendimenti renderebbe meno appetibili questi strumenti rispetto ad altre opportunità di investimento. Se dovesse accadere, l'Italia si troverebbe a dover fare affidamento su altri segmenti di investitori per finanziare il proprio debito pubblico.
In questo contesto, gli investitori non residenti potrebbero giocare un ruolo chiave per compensare il calo della domanda domestica. Barclays ritiene che il coinvolgimento degli investitori esteri sia necessario per assorbire l’offerta netta di titoli prevista per il 2025, ma ci sono rischi legati alla stabilità politica e macroeconomica dell’Italia.
Un aspetto critico è il potenziale impatto di eventuali shock politici o economici. La dipendenza da investitori esteri espone l’Italia a una maggiore volatilità e a fluttuazioni del sentiment di mercato. Se dovessero verificarsi tensioni politiche interne o crisi macroeconomiche globali, gli investitori stranieri potrebbero richiedere un premio di rischio più elevato per continuare a investire nei titoli di Stato italiani. Questo, a sua volta, potrebbe portare a un ampliamento dello spread BTP-Bund, ovvero la differenza tra i rendimenti dei titoli italiani e quelli tedeschi, con un conseguente aumento dei costi di finanziamento per il governo.
Barclays sottolinea che lo scenario politico ed economico rimarrà un fattore determinante nel 2025. Eventuali instabilità governative o crisi economiche potrebbero portare a un aumento della volatilità sui mercati obbligazionari italiani. Ad esempio, la volatilità dello spread BTP-Bund potrebbe accentuarsi se gli investitori percepissero un rischio crescente legato all’incapacità dell’Italia di ridurre il proprio debito o di mantenere la stabilità fiscale.
In questo contesto, il rischio politico potrebbe giocare un ruolo particolarmente rilevante. Le elezioni o i cambiamenti di governo potrebbero destabilizzare i mercati, riducendo la fiducia degli investitori internazionali nella capacità dell’Italia di onorare il proprio debito. La dipendenza da investitori non residenti renderebbe l'Italia vulnerabile a crisi di fiducia globali o regionali, come evidenziato dalle esperienze passate di paesi con situazioni fiscali difficili.