BYD ridefinisce il panorama automobilistico a Torino collaborando con fornitori italiani lasciati da Stellantis. Un nuovo capitolo tra strategie industriali, sfide produttive, opportunità e investimenti.
BYD ha avviato un processo per valorizzare il know-how torinese, selezionando una rete di aziende storicamente legate alla fornitura di componentistica auto. Questa mossa ha riacceso le speranze di rilancio all'interno di un distretto fortemente penalizzato dalla riduzione delle commesse e delle attività produttive di Stellantis. Il risultato? Un'opportunità di trasformazione che mette al centro competenze, tradizione e reputazione manifatturiera di Torino, proprio mentre la città sente il peso di una delle crisi più severe della sua storia industriale recente. La nuova centralità della zona, favorita da manager di grande esperienza, dimostra che la produzione di componenti di qualità in Italia può attrarre player globali dell'auto, anche in un contesto di profonda evoluzione.
Negli ultimi anni, la contrazione delle attività produttive italiane legate a Stellantis ha inciso gravemente sull'intero sistema della componentistica, con ripercussioni evidenti soprattutto nel torinese. Il drastico calo delle commesse ha esposto centinaia di PMI locali a uno scenario incerto, caratterizzato da lunghi periodi di cassa integrazione, chiusure e una crescente difficoltà nella riconversione del proprio core business. Nel solo 2024, si è registrata una diminuzione stimata del 30% nella produzione nazionale rispetto all'anno precedente. L'indotto, strettamente dipendente dalle scelte strategiche dell'ex Fiat, ha dovuto fare i conti con una progressiva perdita di centralità e con la mancanza di alternative solide capaci di compensare i volumi persi:
L'espansione di BYD in Europa si inserisce in un contesto segnato dall'inasprimento delle misure protezionistiche dell'Unione Europea e dalla volontà di consolidare una presenza produttiva al di fuori dei confini asiatici. L'azienda ha programmato un piano di investimenti che prevede l'apertura di stabilimenti manifatturieri in Ungheria e Turchia - una scelta dettata da ragioni logistiche, fiscali e dalla necessità di evitare i dazi che gravano sulle importazioni di veicoli elettrici provenienti dalla Cina. In questo scenario, la ricerca di partner locali affidabili è diventata un pilastro fondamentale per il successo della strategia europea del gruppo:
Il percorso di individuazione dei fornitori ha visto la partecipazione di quasi 200 aziende piemontesi nel corso di incontri tenutisi a Torino tra febbraio e la primavera. A guidare questa fase sono stati manager quali Alfredo Altavilla, già dirigente Fiat e FCA, e Alessandro Grosso, responsabile in Italia dell'azienda cinese. La selezione, durata alcuni mesi, si è concentrata su requisiti come innovazione tecnologica, qualità produttiva e solidità finanziaria:
L'ingresso di BYD nel network della componentistica piemontese apre potenzialità inedite e allo stesso tempo pone una serie di sfide che richiedono risposte rapide e strategiche. La possibilità di fornire componenti per fino a 500.000 veicoli l'anno rappresenta un volume notevolmente superiore rispetto agli attuali livelli produttivi degli stabilimenti italiani:
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Opportunità |
Sfide |
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Aumento delle commesse e accesso a mercati internazionali |
Adattamento ai nuovi standard richiesti dalla mobilità elettrica |
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Collaborazioni con un operatore globale in fase di espansione |
Differenziazione tecnologica e necessità di investimenti |
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Possibilità di investimenti esteri aggiuntivi sul territorio |
Incognite legate alla stabilità delle collaborazioni a lungo termine |
La principale critica emersa nelle trattative tra BYD e i nuovi partner riguarda i costi dell'energia, identificati come il vero ostacolo alla competitività delle imprese italiane e torinesi. Secondo i dati di settore, il prezzo all'ingrosso del megawattora in Italia si attesta su cifre sensibilmente più alte rispetto ad altri Paesi industrializzati europei, come la Germania:
La prospettiva di una collaborazione tra imprese torinesi e un costruttore globale ha suscitato un'accoglienza attenta da parte delle organizzazioni sindacali. FIOM e le altre sigle del settore hanno infatti rimarcato la necessità di impegni vincolanti a tutela dei posti di lavoro nel breve e nel lungo periodo: