Nel 2026 il sistema di riscossione coattiva per i dipendenti pubblici registrerà un cambiamento di rilievo: con l'entrata in vigore delle nuove regole introdotte dalla Legge di Bilancio 2025, verrà esteso il pignoramento parziale degli stipendi a chi ha debiti significativi nei confronti dell'Erario. L'aggiornamento legislativo rappresenta un passaggio delicato, in quanto coinvolgerà una platea ampia di lavoratori nel settore pubblico, storicamente tutelata da forme più rigorose di protezione stipendiale. Il nuovo quadro normativo impone quindi un'attenta valutazione non solo delle soglie minime di debito e degli importi salariali coinvolti, ma anche dell'impatto che tali misure avranno sulla gestione delle finanze personali e sulla continuità dei rapporti di lavoro nella pubblica amministrazione.
Le nuove regole sul pignoramento degli stipendi dipendenti pubblici dal 2026
La disciplina che regolerà il pignoramento dello stipendio dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche dal prossimo anno risponde a precise esigenze di equità fiscale e modernizzazione dei processi di riscossione. A partire da gennaio 2026, l'Agenzia delle Entrate Riscossione sarà titolata a disporre il blocco parziale delle retribuzioni di lavoratori pubblici debitori che superino determinate soglie, come delineato dalla legge n. 207/2024. Per riassumere:
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Pignoramento parziale solo oltre certi limiti: il meccanismo prevede che esclusivamente i soggetti con posizioni debitorie superiori a 5.000 euro e con stipendio lordo mensile più alto di 2.500 euro saranno soggetti alla misura.
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Non viene mai sospesa l'intera retribuzione: le nuove disposizioni garantiscono comunque che una porzione significativa dello stipendio continuerà a essere corrisposta al dipendente, bilanciando esigenze di recupero risorse e tutela reddituale.
Tra le novità, spiccano l'automatizzazione delle verifiche tramite i sistemi gestionali delle amministrazioni (ad esempio
NoiPA9, l'obbligatorietà della segnalazione alle strutture competenti e una maggiore responsabilizzazione della pubblica amministrazione nel contrasto ai casi di omesso versamento dei tributi.
L'operatività delle norme sul pignoramento dipende dal soddisfacimento simultaneo di due parametri fondamentali, estratti dalla normativa di settore e confermati dagli ultimi aggiornamenti:
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Soglia minima di debito: il pignoramento è applicabile a quei lavoratori che hanno cartelle esattoriali o debiti fiscali non regolarizzati per un importo pari o superiore a 5.000 euro.
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Soglia minima di stipendio: si applica soltanto se il lordo mensile percepito eccede i 2.500 euro.
Da notare che la misura si estenderà anche su importi una tantum erogati al lavoratore, come la tredicesima o arretrati, con specifiche percentuali di prelievo. Secondo stime ufficiali, la platea interessata si aggira attorno ai 250.000 lavoratori, di cui circa 30.000 percepiscono stipendi medi oltre 3.500 euro.
La ratio di queste soglie è tutelare le fasce più deboli del pubblico impiego, limitando l'incidenza del pignoramento ai casi di maggiore rilievo economico. Di conseguenza, i dipendenti con retribuzioni più basse restano protetti, e solo una parte dei redditi più alti viene “aggredita” per soddisfare esigenze di recupero fiscale.
Il calcolo pratico del pignoramento: percentuali, esempi ed effetti sullo stipendio
Le modalità di calcolo per il pignoramento dello stipendio pubblico sono state rese consequenzialmente più stringenti e trasparenti. Per chi rientrasse nei casi previsti, si applicano le seguenti regole:
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Importi superiori a 2.500 euro: viene trattenuto un settimo dello stipendio lordo mensile per ogni mensilità interessata, fino al saldo totale del debito.
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Emolumenti una tantum: per bonus, tredicesima e arretrati, la trattenuta scende a un decimo delle somme.
Di certo aiuta fare alcuni esempi concreti:
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Esempio di stipendio mensile lordo
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Importo trattenuto (1/7)
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Stipendio netto post-pignoramento
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3.500 €
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500 €
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3.000 €
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2.700 €
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385 €
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2.315 €
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Per una tredicesima da 3.000 euro, invece, la trattenuta sarà di 300 euro mensili. Nel caso in cui il lavoratore percepisca più indennità nello stesso periodo, il calcolo verrà effettuato sulla totalità degli emolumenti versati.
La misura rimane “parziale”: ai lavoratori è sempre assicurata la disponibilità di una quota cospicua del proprio reddito, così da non compromettere la tenuta economica del nucleo familiare. Le nuove disposizioni prevedono meccanismi di integrazione con altre eventuali forme di prelievo sullo stipendio già in essere, come cessioni del quinto o altri pignoramenti, fermo restando il limite massimo della metà dello stipendio pignorabile secondo quanto regolato dalle norme previgenti.
Il procedimento di pignoramento prevedrà controlli automatici e determinazioni a cura sia dell'Agenzia delle Entrate Riscossione, sia degli uffici del trattamento economico delle amministrazioni. Gli step principali sono:
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Incrocio dati: utilizzo di piattaforme informatizzate per l'incrocio tra codici fiscali, importi netti liquidati e posizioni debitorie.
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Blocco del pagamento: in presenza di debiti rilevanti, i responsabili del trattamento economico sospendono le somme in attesa dell'atto formale di pignoramento.
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Notifica dell'atto: la notifica avviene presso l'ufficio competente che cura il trattamento economico, come le Ragionerie Territoriali dello Stato o, per personale ministeriale, direttamente ai Ministeri.
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Compilazione dichiarazione del terzo: l'ente esecutore precisa voci e importi netti da pignorare, tenendo conto delle priorità di legge.
Tutti i processi si svolgono in aderenza a regolamentazioni severe per prevenire errori e tutelare i diritti del lavoratore, con eventuale possibilità di adire alle vie amministrative o giudiziarie in caso di contestazioni. Il nuovo scenario prevede anche formazione tecnica per gli operatori delle amministrazioni, al fine di garantire uniformità di applicazione su tutto il territorio nazionale.
Tempi di entrata in vigore e opportunità per sanare la posizione debitoria
Il legislatore ha previsto tempi di adeguamento appositi per l'avvio del nuovo regime, collocando al 1° gennaio 2026 l'effettiva applicazione delle norme. Tale scelta risponde alla necessità di:
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Consentire l'adeguamento tecnologico delle piattaforme di controllo e pagamento (ad esempio, aggiornamento dei sistemi gestiti da NoiPA).
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Garantire ai dipendenti pubblici la possibilità di regolarizzare la propria posizione fiscale prima dell'avvio automatico delle misure di blocco.
In questa finestra temporale, i soggetti potenzialmente coinvolti possono:
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Verificare l'esattezza delle cartelle esattoriali ricevute, richiedendo eventuali rettifiche in caso di errori.
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Sanare il debito tramite saldo integrale o avvio di dilazione e rateizzazione presso l'Agenzia delle Entrate Riscossione.
Si segnala inoltre che, dal 2025, le tempistiche per il pagamento delle cartelle esattoriali sono passate da 30 a 60 giorni, ampliando ulteriormente gli spazi per la regolarizzazione senza impattare sulle retribuzioni. L'attenzione degli enti risulta quindi orientata a rafforzare l'equilibrio tra esigenze erariali e protezione sociale, secondo i principi di equità, trasparenza e responsabilità amministrativa.
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