Al via il pignoramento diretto sugli stipendi dei dipendenti pubblici in debito con il Fisco: cosa prevede la nuova norma e i limiti fissati
Come funziona il pignoramento diretto dello stipendio nel 2025 per i dipendenti statali che hanno cartelle fiscali non pagate? Si prepara a scattare dal 2025 un nuovo piano anti-evasione di recupero soldi da parte del governo. Questa volta nel mirino ci sono i dipendenti pubblici. Vediamo cosa accadrà.
A prevederlo è una norma inserita nella nuova Manovra che, stando ai dati della relazione tecnica che accompagna la legge di Bilancio, interesserà ben 250 mila dipendenti.
La norma prevede, però, diversi limiti. Il primo è che il pignoramento scatterà solo per chi percepisce stipendi a partire da 2.500 euro al mese. Al di sotto di tale importo non ci sarà alcun prelievo diretto dallo stipendio.
Il secondo è rappresentato dalla somma massima pignorabile in base alla retribuzione percepita. Per chi prende retribuzioni più alte, sui 3.500 euro al mese, potrebbe scattare il pignoramento massimo di un settimo dello stipendio, vale a dire 500 euro mensili fino al saldo completo del debito fiscale.
A chi guadagna 2.500 euro sarà pignorato, invece, un decimo dell’importo in busta paga, per 150 euro mensili in media.
Poi ci sono anche 150 mila dipendenti dello Stato che guadagno in media 1.500 euro al mese ma che con la tredicesima superano i 2.500 euro di stipendio e risultano, quindi, aggredibili.
Anche per loro, però, il limite del pignoramento è di un decimo dello stipendio.
Precisiamo tuttavia, che la misura partirà solo dal 2026, sia per dare il tempo ai dipendenti in debito di mettersi in regola ed evitare i pignoramenti, sia per permette al Fisco di adeguarsi alla nuova procedura.