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Che cosa si intende per lavori occasionali e fino a quando li posso fare senza partita iva o ritenuta quest'anno

di Marianna Quatraro pubblicato il
Lavoro occasionale

Il lavoro occasionale è un’attività saltuaria senza obbligo di partita IVA. I limiti di compenso, le regole fiscali e quando diventa necessario aprire una partita IVA

Il lavoro occasionale è una forma di attività lavorativa svolta in maniera saltuaria e non continuativa. Si tratta di un impiego sporadico che non costituisce un’attività abituale e professionale. È spesso scelto da chi vuole guadagnare piccole somme senza essere obbligato ad aprire una partita IVA o a sottostare a regimi fiscali più complessi.

Cosa sono i lavori occasionali, definizione e caratteristiche principali

I lavori occasionali sono attività lavorative che si svolgono in modo saltuario, senza alcuna continuità e senza vincoli di subordinazione verso il committente. Questa tipologia di lavoro si basa sull’autonomia del prestatore, che agisce con proprie competenze e mezzi, fornendo un’opera o un servizio in modo episodico.

Una caratteristica fondamentale dei lavori occasionali è l’assenza di requisiti quali abitualità e professionalità, rendendoli distinti sia dal lavoro subordinato sia dal lavoro autonomo continuativo. Essi si configurano solo quando non vi è ripetitività delle prestazioni e l’attività si limita a soddisfare richieste specifiche e isolate. La mancanza di continuità include anche l’assenza di un’organizzazione professionale o imprenditoriale.

Dal punto di vista normativo, tali attività rientrano nel contratto d’opera disciplinato dall’articolo 2222 del Codice Civile. Esempi di lavori occasionali includono servizi come consulenze tecniche temporanee, traduzioni o redazione di contenuti per un singolo progetto, e attività di supporto eventi, tra cui hostess o DJ per un evento specifico.

Dal punto di vista fiscale, i lavori occasionali generano redditi diversi, come previsto dall’art. 67 del TUIR, a condizione di non perdere il requisito dell’occasionalità. Inoltre, queste attività si differenziano per la compatibilità con regimi semplificati, come il regime forfettario, se l’obbligo di aprire partita IVA viene rispettato in caso di superamento di determinate soglie o parametri economici.

Quando è necessario aprire una Partita IVA per le prestazioni occasionali

È necessario aprire una Partita IVA quando l'attività lavorativa perde i requisiti dell’occasionalità, diventando abituale, organizzata o professionale. Ai sensi delle normative fiscali, se un’attività lavorativa genera redditi continuativamente e coinvolge una struttura organizzativa (anche solo minima), sorge l’obbligo di dotarsi di Partita IVA, indipendentemente dall’importo del reddito percepito.

Prestazioni che si ripetono con una certa regolarità durante l’anno e che implicano la creazione di contatti con più committenti indicano la necessità di un regime fiscale più strutturato. Inoltre, per alcune categorie professionali regolate da albi (ad esempio, avvocati o architetti), l’apertura della Partita IVA è obbligatoria anche per una singola prestazione.

Al superamento del limite economico di 5.000 euro lordi annui, non si è obbligati automaticamente ad aprire la Partita IVA, ma si entra nell’ambito della Gestione Separata INPS per il versamento dei contributi previdenziali. Tuttavia, superando regolarmente tale soglia, l’occasionalità potrebbe risultare non più dimostrabile. In tali casi, l’Agenzia delle Entrate potrebbe contestare il mancato riconoscimento del carattere abituale, con relative sanzioni.

Infine, l’apertura della Partita IVA risulta indispensabile quando l’attività richiede una pianificazione strutturata, come l’utilizzo di strumenti o risorse specifiche, o per accedere ai benefici del regime forfettario, che offre agevolazioni fiscali rilevanti per i titolari di redditi contenuti.

Limiti economici e obblighi fiscali, la gestione separata INPS

Il limite economico dei 5.000 euro lordi annui rappresenta una soglia fiscale e previdenziale rilevante per le prestazioni occasionali. Se i compensi totali percepiti in un anno superano questa soglia, il prestatore è tenuto all’iscrizione alla Gestione Separata INPS. L’obbligo si applica esclusivamente alla porzione eccedente i 5.000 euro e comporta il versamento di contributi previdenziali adeguati.

I contributi da versare sono suddivisi tra il lavoratore e il committente. Nello specifico, 1/3 è a carico del prestatore, mentre i restanti 2/3 devono essere garantiti dal committente. La base imponibile per il calcolo dei contributi è rappresentata dal compenso lordo che eccede il limite stabilito. A titolo di esempio, se si percepiscono 6.000 euro, i contributi sono dovuti solo sui 1.000 euro eccedenti.

Il lavoratore è obbligato a comunicare ai propri committenti l’avvicinamento o il superamento di questa soglia annuale; questa comunicazione facilita la corretta gestione del versamento contributivo. Inoltre, la quota di contributi riconosciuta dal lavoratore occasionalmente dà accesso ad alcune prestazioni previdenziali, tra cui malattia e maternità, come previsto dalle circolari emanate dall’INPS.

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