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Chi tra i dipendenti pubblici avrà un nuovo rinnovo del CCNL entro settembre e con quali miglioramenti e aumenti

di Marianna Quatraro pubblicato il
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Quali sono i dipendenti pubblici che avranno aumenti retributivi a settembre e ulteriori miglioramenti per i prossimi rinnovi contrattuali

L’annuncio di imminenti sviluppi nelle trattative sindacali e governative per i contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL) nel pubblico impiego rappresenta un passaggio rilevante per migliaia di lavoratori italiani. La discussioni, che coinvolgono settori strategici come la scuola e le funzioni locali, sono caratterizzate da risorse economiche già definite e dal rafforzato impegno istituzionale nella prevenzione di squilibri normativi e salariali.

Quali dipendenti pubblici avranno il rinnovo del CCNL entro settembre 2025

I settori coinvolti nel rinnovo contrattuale e per cui si prospettano novità entro il mese di settembre 2025 sono quello del personale degli enti locali e della scuola (docenti, personale ATA e altri profili), per un totale di circa 1,7 milioni di lavoratori tra amministrazioni comunali, provinciali, regionali e istituti di istruzione.
Dopo l’accordo per le Funzioni centrali, che riguarda ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici, e per la Sanità, che però si limita al personale non dirigente, ora l'attenzione è puntata sui  lavoratori delle funzioni locali, cioè tutti i dipendenti di Comuni, Province, Città metropolitane, Regioni e relativi enti strumentali, e del comparto istruzione e ricerca, in particolare per gli oltre 1,2 milioni fra professori e personale delle scuole statali.

L'intenzione è chiudere entro settembre tali contratti e aprire immediatamente le trattative per un nuovo rinnovo. Sul tavolo ci sono 11 miliardi di euro già stanziati dal governo per gli aumenti contrattuali del triennio 2025-2027 e il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, si è detto pronto ad avviare i negoziati necessari a distribuirli. 

Restano al momento esclusi i professionisti e i dirigenti (es. comparto sanità e area dirigenziale generale) hanno avviato tavoli paralleli e potrebbero concludere la loro trattativa con tempistiche leggermente differenti.

Tempistiche e fasi delle trattative: scuola e comparto funzioni locali

Le trattative per i nuovi CCNL devono affrontare distinte criticità. La scuola mostra una maggiore complessità normativa a causa della vasta platea e della varietà dei profili coinvolti. Nei tavoli Aran si è valutata la possibilità di confermare inizialmente solo la parte economica del rinnovo, rinviando gli aspetti normativi a una sessione successiva del negoziato. Questo riflette la volontà di assicurare quanto prima gli adeguamenti salariali, senza attendere il completamento di tutte le clausole contrattuali.


Per le funzioni locali la fase finale del confronto punta ad armonizzare i livelli retributivi tra le diverse professionalità interne (operatori, istruttori, funzionari, qualifiche elevate).


I tempi tecnici per la chiusura delle trattative presentano quindi il seguente scenario:

  • Scuola: completamento dell’accordo economico entro settembre, inizio rapido delle trattative per la parte normativa nel triennio successivo;
  • Funzioni locali: nuova bozza di contratto già presentata, convocazioni sindacali calendarizzate e finalizzazione prevista prima dell’avvio della Legge di Bilancio 2026.

Gli aumenti previsti per i dipendenti delle funzioni locali: cifre e modalità

Il nuovo CCNL per le Funzioni Centrali prevede un incremento retributivo medio di circa 141 euro lordi mensili su tredici mensilità, uniformando di fatto i livelli salariali dei dipendenti comunali a quelli delle Funzioni centrali. Ecco un dettaglio degli aumenti proposti per i principali profili, presentati in tabella:
Profilo Aumento lordo mensile previsto
Operatori semplici 122-129 €
Operatori esperti 129-136 €
Istruttori 145-150 €
Funzionari/Qualifiche elevate 158-165 €

Questi importi si riferiscono alla componente tabellare della retribuzione e includono il parziale conglobamento dell’indennità di comparto, per cui una quota viene assorbita nello stipendio fisso, così da rendere strutturali gli aumenti.


Per gli “enti virtuosi” (quelli con bilanci in equilibrio) sono previste inoltre ulteriori possibilità di incremento del trattamento accessorio, con aumenti anche superiori alla media (fino al 9% oltre lo standard del 6%).


Oltre all’aspetto salariale, il contratto introduce possibilità di buoni pasto per lavoro agile, l’avvio sperimentale della settimana corta e una revisione delle progressioni professionali (orizzontali e verticali), con proroga delle deroghe ai requisiti per passaggi di livello.

Gli aumenti e le novità normative per il personale della scuola

Per il comprato Scuola, l’incremento medio stimato è del 5,78%, corrispondente a circa 142 euro lordi mensili, che salgono a 150 euro come media netta per i docenti. Per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA), l’incremento segue parametri simili, con importi minimi diversificati in relazione al ruolo ricoperto.


Tra gli ulteriori miglioramenti del nuovo CCNL si segnalano:

  • Riconoscimento dello straordinario più favorevole per docenti e ATA;
  • Sperimentazione del part-time agevolato per lavoratori prossimi alla pensione;
  • Incremento delle tutele per chi lavora in smart working e aggiornamento delle regole sulle attività a distanza;
  • Stanziamento per progressioni economiche e rafforzamento del welfare integrativo (consulenza legale, sostegno sanitario e accesso a benefit per i dipendenti);
  • Potenziamento delle misure per la formazione continua dei lavoratori della scuola, con fondi specifici assegnati a questo scopo.

Reazioni sindacali e criticità: cosa manca per un accordo definitivo

Controverse le posizioni dei sindacati: CGIL e UIL hanno espresso riserve sulla sufficienza degli stanziamenti, evidenziando la mancanza di recupero pieno dell’inflazione verificatasi nel triennio precedente e la necessità di ulteriori risorse, sia per la parte fissa sia per il salario accessorio.
Le criticità sottolineate riguardano:
  • Il rischio di disuguaglianze tra enti locali più o meno capaci di autofinanziarsi, generato dalle nuove norme sui fondi integrativi;
  • L’incertezza derivante dalla mancata adesione di tutte le sigle, che può comportare lo slittamento dei tempi di approvazione definitiva;
  • L’esigenza di reali incrementi strutturali e non semplici riorganizzazioni di fasce esistenti (come nel caso del conglobamento dell’indennità di comparto);
  • Le richieste di maggiore certezza normativa e tempistiche vincolanti per la contrattazione decentrata;
  • Il completamento delle tutele normative per particolari professionalità, con attenzione alle carriere verticali e alle condizioni di chi lavora su turni o in sedi disagiate.
Nonostante queste perplessità, altri sindacati (CISL, CSA e sigle autonome) hanno sollecitato la firma dell’accordo, riconoscendo nei miglioramenti introdotti un passo avanti importante. 
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